di Riccardo Bisato
In Italia, secondo l’ISTAT, ci sono 5 milioni di cittadini “fuorisede”, ovvero coloro che per diversi motivi si trovano fuori dal proprio comune di residenza, e che non hanno la possibilità di votare senza ritornarci. Tuttavia, un emendamento approvato al Senato ha introdotto alcune novità. Offre la possibilità agli studenti fuorisede di partecipare al voto delle prossime elezioni europee.
La proposta
Il 22 Febbraio la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato all’unanimità un emendamento, proposto da quattro senatori di Fratelli d’Italia, al cosiddetto decreto-legge “Elezioni”, per consentire in via sperimentale agli studenti fuorisede di votare alle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno, senza dover tornare nel loro comune di origine.
Il decreto Elezioni era stato approvato alla fine di gennaio, e come tutti i decreti-legge per non perdere efficacia deve essere convertito in legge dal parlamento entro 60 giorni dall’approvazione, durante i quali può subire degli emendamenti, ovvero delle modifiche.
L’emendamento in questione permetterà di votare, per le sole elezioni europee che si terranno a Giugno, in un comune diverso da quello di residenza soltanto agli studenti che vivono fuori sede da almeno tre mesi, ma non ai lavoratori o a chi si trova fuori dal suo comune di residenza per motivi di salute.
A seconda di dove abita lo studente fuori sede che vuole votare, l’emendamento prevede due diverse procedure.
Se lo studente si trova comunque all’interno della stessa circoscrizione di residenza, voterà nel seggio della città in cui vive, seguendo quindi una procedura più agevolata in quanto la scheda elettorale è la stessa. Tuttavia, prima di poter votare, deve presentare richiesta al suo comune di residenza 35 giorni prima della data delle elezioni, da quel momento, il comune avrà 15 giorni per approvare la richiesta e trasmetterla al comune di domicilio che darà l’autorizzazione allo studente almeno 5 giorni prima delle elezioni.
Più complessa risulta essere la procedura se lo studente si trova in una circoscrizione diversa da quella di residenza: infatti, dopo aver comunque adempiuto alle pratiche burocratiche di cui sopra, per votare si dovrà recare in appositi seggi del capoluogo della Regione in cui è domiciliato.
In ogni capoluogo di regione saranno allestite «speciali sezioni elettorali», almeno una ogni 800 elettori fuorisede ammessi al voto (nel caso in cui ce ne siano meno di 800, ne sarà garantita comunque almeno una).
Dunque chi beneficerà effettivamente di questo provvedimento?
I dati più recenti sul numero di studenti fuorisede in Italia sono contenuti nel libro bianco, ovvero un rapporto ufficiale pubblicato da un governo nazionale o da un’organizzazione internazionale su un determinato argomento, intitolato “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”, pubblicato ad aprile 2022 dal Dipartimento per le Riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio dei ministri. Da esso risulta che, alla fine del 2018, i cittadini italiani maggiorenni che per motivi di studio abitavano in una provincia o in un comune diverso da quello di residenza erano in totale oltre 591 mila, di cui quasi 208 mila studenti, ossia la maggior parte degli studenti fuorisede, studiano in un comune a meno di quattro ore di spostamento, con andata e ritorno, da quello di residenza.
Inoltre, dal report risulta anche che in Italia ci sono 4,3 milioni di lavoratori fuorisede, che tuttavia rimangono esclusi da questo provvedimento: questi, sommati con i 591 mila studenti citati sopra, permettono di raggiungere una quota di 4,9 milioni di cittadini fuorisede.
Tentativi precedenti
L’emendamento approvato dal Parlamento non è stato un unicum sul tema, in quanto anche nelle legislature precedenti c’erano stati dei tentativi per ampliare il diritto di voto ai fuorisede. Tra i più importanti sono da citare il DDL Brescia e il DDL Madia.
Il Disegno di legge Brescia proponeva, per gli elettori temporaneamente domiciliati in un comune diverso da quello in cui sono iscritti nelle liste elettorali, di esercitare il proprio diritto di voto presso la prefettura presente nel proprio comune di domicilio, dopo aver inviato alla prefettura stessa una comunicazione entro 4 mesi dalla data delle elezioni.
Diversamente il Disegno di legge Madia, che prende il nome dall’ex Ministro per la semplificazione e pubblica amministrazione del Governo Renzi, disponeva che gli elettori cosiddetti “fuorisede” dovessero presentare una domanda in via telematica, tramite l’identità digitale (SPID), almeno 45 giorni prima della data prevista per le elezioni a cui dovevano allegare alternativamente: il certificato di iscrizione all’università nella città in cui chiedevano di poter votare, o una copia del contratto di lavoro, o un certificato medico. Inoltre al momento del voto l’elettore avrebbe dovuto presentarsi ai seggi munito di tessera elettorale, documento d’identità e ricevuta che dimostrasse l’avvenuta presentazione della domanda sopracitata.
Tuttavia, queste proposte avevano trovato il parere contrario da parte del Ministero degli Interni per problemi logistici insormontabili.
In Europa
Da un report redatto congiuntamente da l’associazione The Good Lobby Italia e il comitato #iovotofuorisede che da anni si battono per la causa, emerge che l’Italia è l’unico Paese in Europa a non garantire il voto a tutti gli studenti e lavoratori fuorisede (ad eccezione di Malta e Cipro che, per le ridotte dimensioni, non necessitano di istituire tale modalità).
Nel loro report confrontano le modalità di voto tra i vari paesi dell’Unione Europea.
In Francia, un elettore assente il giorno delle elezioni può votare per delega, ovvero l’elettore assente sceglie una persona che voti al suo posto. Colui che delega deve compilare un modulo e presentarsi di persona davanti a un pubblico ufficiale. Non è necessario che ci sia un giustificato motivo. Condizione necessaria è che il delegato e il delegante siano iscritti nelle liste elettorali dello stesso comune. Inoltre, la Francia ha introdotto il voto elettronico per i francesi all’estero, sia per le elezioni legislative che per quelle consolari per eleggere i rappresentanti “consiglieri dei francesi all’estero”
Nel resto d’Europa, possono votare (anche) per procura i cittadini fuori sede di Regno Unito, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e Svezia.
In Spagna per le elezioni politiche, regionali, comunali ed europee è possibile votare per corrispondenza. Infatti, gli elettori che prevedono di non trovarsi il giorno della votazione nella località in cui devono esercitare il diritto di voto, o che siano impossibilitati a presentarsi al seggio elettorale, possono esprimere il loro voto per posta, previa richiesta alla Delegazione Provinciale dell’Ufficio del Censimento Elettorale.
L’elettore riceverà per posta raccomandata, all’indirizzo da lui indicato o, in mancanza, all’indirizzo che appare nel Censimento, le schede e le buste elettorali, insieme al certificato della Delegazione Provinciale dell’Ufficio di Censimento Elettorale, e una busta con l’indirizzo del seggio elettorale dove dovrà inviare la scheda. Una volta compilata, la scheda deve essere messa nella busta di ritorno e sigillata. Se ci sono più elezioni indette, la stessa procedura deve essere seguita per ciascuna di esse. La busta di voto sigillata e il certificato devono essere inseriti in un’altra busta indirizzata al seggio elettorale, che sarà inviata per posta raccomandata almeno tre giorni della scadenza elettorale.
Allo stesso modo è possibile votare per corrispondenza anche in: Austria, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria.
In paesi come l’Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Belgio, Gran Bretagna, Francia sono state introdotte altre modalità di voto per i fuorisede come il voto anticipato in un seggio speciale e il voto elettronico.
Problematicità e risvolti
La Costituzione Italiana all’articolo 48 sancisce che: “ Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge “. Ma questo è sempre vero?
E’ chiaro che l’emendamento approvato dal Senato rappresenti un passo avanti rispetto al passato. Tuttavia, questa formula presenta ancora alcune importanti lacune: in primo luogo è previsto il voto per i fuori sede solo per le prossime elezioni europee, e non per le elezioni comunali, che in molte città si terranno nella stessa data, costringendo tutti gli studenti e le studentesse che non si trovano nel proprio comune di residenza a tornare comunque a casa per scegliere il governo della propria città.
Un’altra criticità è rappresentata dal fatto che questo provvedimento riguarda solo gli studenti fuorisede, quindi non tutti coloro che si trovano lontani da casa per motivi di lavoro e salute. Questo rappresenta una evidente limitazione del diritto di voto sancito in Costituzione.
Questa novità può contribuire a combattere l’astensionismo? Sempre dai dati che emergono dal libro bianco, pubblicato dal Dipartimento per le Riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio dei ministri nell’Aprile 2022, emerge che considerando coloro che non hanno potuto votare in quanto fuorisede come astensionisti involontari, cioè che sarebbero andati alle urne se ne avessero avuto la possibilità, sarebbe possibile recuperare in media circa il 4% dell’astensionismo con un picco del 5,9% nelle regioni del Mezzogiorno.
Dovremo dunque attendere l’esito delle elezioni Europee di Giugno per capire se e in che modo questo provvedimento possa spostare la curva di astensionismo in Italia.
Fonte: Orizzonti Politici