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Von der Leyen tende mano a Left e ‘boicotta’ Orban

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La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, all’ultimo miglio di una sfiancante campagna per agguantare il secondo mandato (il voto decisivo è giovedì alle 13) ha confidato tutta la sua frustrazione nei confronti del premier ungherese, Viktor Orban, e dell’estrema destra nel suo incontro con il gruppo The Left al Parlamento europeo. “Abbiamo visto le sue missioni a Mosca e Pechino e la risposta russa con il bombardamento dell’ospedale pediatrico. Quella non può essere considerata una missione di pace”, aveva tuonato – secondo quanto trapelato da alcune fonti presenti in aula – rivolgendosi agli eurodeputati della Sinistra. “Lo so che che la vediamo in maniera diversa su tante cose, ma voi siete pro-Ue, pro-Ucraina e pro-Stato di diritto”, ha affermato lasciando intendere la possibilità di lavorare insieme. “Quando sono uniti gli europei possono scavalcare le montagne”, ha incitato. Ha poi rassicurato su particolare richiesta del Movimento cinque stelle che “non ci sarà alcuna collaborazione strutturale con l’Ecr”.
In attesa di incontrare domani il gruppo dei conservatori e di un colloquio telefonico con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, leader del partito dell’Ecr, von der Leyen è passata all’azione contro Orban prendendo un’iniziativa senza precedenti. Ha deciso che i suoi commissari non parteciperanno ai consigli informali che si tengono in Ungheria da qui alla fine della presidenza (31 dicembre) – a rappresentare l’esecutivo europeo saranno gli alti funzionari – e ha annullato la tradizionale visita del Collegio che doveva tenersi al rientro dalla pausa estiva. Nel calendario della presidenza ungherese era segnata già per la prima settimana di luglio. La decisione arriva dopo le anticipazioni secondo cui l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, sta valutando di trasformare il consiglio informale Gymnich (che riunisce ministri Esteri e Difesa) in programma a fine agosto a Budapest in un Consiglio formale che quindi si terrebbe a Bruxelles. Una certificazione del boicottaggio. Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, interrogato – al suo arrivo nel pomeriggio alla riunione dell’Eurogruppo – sulla sua partecipazione all’Ecofin informale di settembre, aveva detto “vedremo, vedremo”.
A complicare ulteriormente i rapporti tra Orban e von der Leyen è stata la scelta del premier ungherese di escludere la leader tedesca da qualsiasi coinvolgimento. Non solo durante la sua visita a Bruxelles in occasione del primo giorno di presidenza decise di incontrare il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il premier belga, Alexander De Croo (che era presidente di turno uscente), ma non von der Leyen. Ma sembra che abbia scritto solo a Michel (non è chiaro se abbia avuto contatti anche con altri leader) per aggiornarlo dell’esito della sua ‘missione di pace’. Orban vorrebbe in sostanza ‘vendere’ il suo piano per la pace, ma sembra che né Mosca né Bruxelles vogliano ‘comprarlo’.
Nel frattempo anche nel gruppo dei Patrioti non mancano le prime frizioni interne: il Rassemblement national, per bocca del capo delegazione Jean-Paul Garraud, ha confermato che la nomina del generale leghista Roberto Vannacci alla vice presidenza del gruppo “è un problema da risolvere”. E la riunione del gruppo non è stata l’occasione per farlo. La partita è rimandata, ma la Lega insiste sulla validità della nomina. (AGI)