“La violenza di genere è una vergogna inaccettabile. In Toscana stiamo facendo moltissimo per affrontare questa piaga, ma dobbiamo fare sempre di più, essere una avanguardia nel fare prevenzione e dare risposte”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani intervenendo alla presentazione del sedicesimo rapporto sulla violenza di genere svoltasi oggi a Palazzo Strozzi Sacrati nell’ambito de “La Toscana delle donne”, e in cui sono intervenuti anche l’ assessora alle politiche sociali Serena Spinelli, l’assessora a istruzione, formazione professionale, università e politiche di genere Alessandra Nardini, l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, e la capo di Gabinetto del presidente Giani Cristina Manetti. “Io – ha aggiunto Giani – sono sempre attento al bilancio della Regione, ma in un ambito come questo, lo dico chiaramente, non c’è riserva alcuna sull’intervenire, sullo spendere e, accanto ai 25 centri anti violenza, alle 28 case rifugio e alla rete del codice rosa, vogliamo fare ancora tutto ciò che serve per una azione culturale e di sensibilizzazione, e per sostenere tutte le attività che si rendano necessarie”. L’assessora alle politiche sociali Serena Spinelli ha evidenziato l’attività messa in atto dalla Regione per affrontare questa tematica: “L’impegno per rafforzare sempre di più la rete di protezione e messa in sicurezza delle donne è sempre stata una costante in Regione Toscana. Un percorso di presa in carico che vede una trasversalità di interventi tra i diversi Assessorati, in rete con tutti i soggetti coinvolti. Lo abbiamo fatto con i Centri Antiviolenza e le Case rifugio, nodi centrali per l’accoglienza delle vittime e i percorsi di accompagnamento e autonomia, ma anche per l’attività di informazione e sensibilizzazione, con gli ambiti territoriali, i Comuni con i loro servizi sociali, per garantire anche i diritti dei minorenni coinvolti nelle situazioni di violenza. Lo abbiamo fatto nei presidi sanitari con il Codice Rosa e negli interventi in emergenza del SEUS, ma anche con la formazione per gli operatori e le operatrici e nelle scuole, lo facciamo con i lavori dell’osservatorio, per promuovere un cambiamento culturale di cui, come ci dicono i dati del rapporto, continua ad esserci profondamente bisogno”. A proposito di dati l’assessora ha voluto sottolineare come il problema della violenza di genere non sia legato alle dinamiche migratorie: “Secondo il rapporto il 77% dei femminicidi avvenuti in Toscana è opera di cittadini italiani. Che siano gli immigrati a commettere reati di questo tipo è parte della narrazione del governo, e non trova alcun riscontro. Dobbiamo dirci invece che gran parte delle persone che uccidono sono padri, compagni, ex fidanzati spesso italianissimi, spesso di buona famiglia, in cui si è innescato un meccanismo per cui il corpo della donna è un oggetto. E’ questa la mentalità che dobbiamo combattere”. “I numeri emersi dal rapporto – sottolinea l’assessora a istruzione, formazione professionale, università e politiche di genere Alessandra Nardini – rendono ancora più evidente che occorre proseguire con decisione il lavoro per prevenire e combattere la violenza contro le donne, partendo dalla consapevolezza che la violenza di genere non è un fatto privato, né un fenomeno emergenziale, né è legata all’immigrazione come anche in questi ultime giorni è stato sostenuto da esponenti del Governo nazionale, ma si tratta di un fenomeno trasversale, che puo’ riguardare tutte, e strutturale, perché affonda le proprie radici nel rapporto storicamente diseguale tra uomini e donne, nella cultura patriarcale che è ancora radicata nella nostra società. Occorre agire su due binari paralleli: da un lato sostenere le donne, le loro figlie e i loro figli nel percorso di uscita dalla violenza, ed in questo le reti antiviolenza territoriali, il cui fulcro sono i Centri Antiviolenza, che risultano fondamentali. In questo percorso, per consentire alle donne di tornare pienamente libere e autonome è centrale garantire loro l’indipendenza economica e abitativa, favorendo dunque il loro inserimento o reinserimento lavorativo; in tal senso mi piace ricordare il bando triennale, finanziato con 3.5 milioni, che vede la collaborazione tra Centri antiviolenza e centri per l’impiego”. (AGI)