Pornhub sotto accusa: la più popolare piattaforma di video per adulti è finita nel mirino di una petizione che denuncia la diffusione di immagini rubate od oggetto di ‘revenge porn’ e di veri stupri, in alcuni casi persino su minori, e ne chiede la chiusura. L’iniziativa della piattaforma Traffickinghub.com ha ricevuto il sostegno di 75 organizzazioni e ha già raccolto più di 400 mila firme.
Pornhub è considerato il sito porno più grande del mondo e solo lo scorso anno ha ricevuto 42 miliardi di visite. Si è sempre vantato di applicare una rigida ‘policy’ per i suoi video: niente violenze e niente minori, sempre con il consenso dei protagonisti. Secondo la petizione, però, Mindgeek, il colosso che lo gestisce con sede a Lussemburgo e filiali a Montreal, Londra, Nicosia e Los Angeles, non vigilerebbe con la dovuta cura sui contenuti caricati sulla piattaforma dagli utenti. In particolare sarebbero finiti online senza essere rimossi video di veri stupri, pubblicati senza alcun controllo, e immagini di minorenni.
La petizione non ha un valore legale ma rischia di intaccare l’immagine di un sito che ha sempre puntato allo sdoganamento della pornografia online, con campagne pubblicitarie che hanno fatto capolino anche in ambienti altamente ‘mainstream’.
“La richiesta di chiusura di Pornhub non si basa sulla moralità, sulla religione o sull’opinione personale”, ha spiegato Taina Bien-Aime, direttrice esecutiva della Coalizione contro la tratta delle donne, sul sito di Traffickinghub, “si basa sui principi universali dei diritti umani e sul diritto a vivere liberi dalla violenza. Pornhub sta guadagnando miliardi di dollari, sfruttando impunemente la violenza sessuale e la disumanizzazione delle persone più vulnerabili al mondo”.
Pornhub respinge le accuse e assicura di essere impegnata per “eliminare e combattere i contenuti diffusi in modo non consensuale e il materiale riguardante i minori”, intervenendo ogni volta che arriva una segnalazione: “Suggerire il contrario è categoricamente non vero”. Resta il fatto che ci sono numerose le denunce di video pubblicati senza il consenso dei protagonisti, compreso quello di una 14enne stuprata che dopo più di un decennio ne ha scoperto l’esistenza e ha dovuto mandare una mail spacciandosi per un avvocato per ottenerne la rimozione. O le immagini di GirlDoPorn, video girati da una casa di produzione ad alcune ragazze a cui era stato fatto credere che le immagini non sarebbero finite online ma sarebbero state inviate per Dvd a clienti di altri Paesi. Pornhub ha atteso la sentenza di condanna di GirlsDoPorn negli Stati Uniti prima di accettare di oscurarne la pagina.
Vedi: "Video rubati, stupri e minori", una petizione chiede la chiusura di Pornhub
Fonte: estero agi