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Verso la legge di Bilancio. Il difficile nodo delle pensioni

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di redazione

Procede a ritmo serrato il lavoro di Palazzo Chigi e dei tecnici del Mef per definire la legge di Bilancio, che dovrebbe vedere la luce durante questa settimana, che comincia con una riunione della cabina di regia ed un incontro con i sindacati. L’obiettivo è portare la manovra di Bilancio in Consiglio dei ministri già nella giornata di martedì.
Uno dei nodi più delicati della manovra è certamente costituito dal tema dell’età pensionabile. Il premier Mario Draghi, a margine della riunione a Bruxelles del Consiglio europeo della settimana scorsa, ha detto parole inquivocabili circa l’abbandono di Quota 100 alla fine di quest’anno. Ma ha anche aggiunto che il ritorno alla normalità, cioè ai 67 anni previsti dalla legge Fornero, dovrà avvenire in modo graduale.
La legge di Bilancio vedrebbe destinati otto miliardi al taglio delle tasse e un intervento sulle pensioni che traghetti l’uscita da Quota 100, evitando però la creazione di nuovi “scaloni” pensionistici.
Si lavora ad un’uscita graduale da Quota 100 con il passaggio a Quota 102 nel 2022, a Quota 103 nel 2023 e a Quota 104 nel 2024, anche con la possibilità di un aumento di un miliardo dei fondi stanziati. Si studiano anche le modalità più idonee per un sostegno alle donne e per i lavori gravosi.
Sembra dunque maturare una risposta negativa da parte del governo alle richieste provenienti da Confindustria e dalla Lega di aumentare i fondi per il taglio del cuneo fiscale. Così come non sembra che Draghi abbia intenzione di accogliere la proposta di Salvini di tenere per due anni Quota 102, dando fino a tutto il 2023 la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi.
Ma il leader della Lega moltiplica le sue insistenze. Sabato scorso, uscendo dall’aula bunker di Palermo (dove era stato ascoltato in merito al procedimento aperto nei suoi confronti per il caso Open Arms) ha dichiarato che la legge sul pensionamento si può anche chiamare con un nome diverso da Quota 100 “ma l’importante è che dal 1° gennaio non ci siano scalini o scaloni, riavvicinamenti della Fornero. Deve essere garantito il diritto alla pensione dopo una vita di lavoro ai precoci, alle donne, ai lavoratori usuranti, ai dipendenti di piccole e media imprese”. “Intervenire a gamba tesa sulle pensioni non mi sembra il modo migliore per fare rialzare il Paese” ha aggiunto Salvini “anche perché ricordo che Quota 100 ha dato lavoro a centinaia di migliaia di giovani”. Affermazione un po’ azzardata, poiché i numeri non danno ragione al leader leghista.
L’ipotesi di Quota 102 con almeno 64 anni di età e Quota 104 nel 2023 con almeno 66 anni è stata bocciata nettamente dali sindacati confederali. Il segretario generale della CGIL, Landini, l’ha definita una misura “inutile” che gioverebbe a poco più di 10mila persone.