Type to search

Usa: processo a Hunter Biden, test per la Casa Bianca

Share

Una mattina dell’ottobre del 2018 Hallie Olivere, vedova di Beau Biden e poi fidanzata del fratello Hunter, si era svegliata, aveva lasciato Hunter a letto addormentato, aveva accompagnato i due figli a scuola ed era tornata a casa, mossa dall’angoscia che il suo compagno fosse ancora dipendente dagli stupefacenti. Hallie aveva aperto la macchina parcheggiata fuori di casa in cerca di prove e aveva trovato non droga ma una pistola, una Colt Cobra p38. Mossa dalla rabbia, era salita in auto, aveva guidato per alcuni chilometri, poi si era fermata a un incrocio e aveva deciso di gettare la pistola in un bidone. Quello che è successo dopo è alla base del processo che vedrà domani, per la prima volta nella storia, imputato per un reato penale il figlio di presidente degli Stati Uniti. L’arma era stata trovata da un homeless, che ogni giorno andava a rovistare tra i rifiuti in cerca di qualcosa da mangiare. La pistola era tracciata: era stata acquistata regolarmente da Hunter Biden, che però aveva affermato il falso al momento di compilare i moduli destinati all’Fbi. Alla domanda se avesse qualche dipendenza con la droga, aveva risposto di no. Negli Stati Uniti mentire all’Fbi è un reato federale, dunque grave. Per quella bugia, associata a un’altra serie di reati, Hunter rischia più di dieci anni di carcere. Adesso, pochi giorni dopo il verdetto di colpevolezza di Donald Trump, la campagna elettorale per le presidenziali si incrocerà con un altro processo e stavolta sulla graticola sarà l’avversario del tycoon, il presidente degli Stati Uniti.

Contrariamente a Trump, però, il presidente non ha mai attaccato pubblicamente i giudici o invocato di fermare tutto. Biden è molto preoccupato dagli sviluppi del processo ed è terrorizzato dall’idea che il figlio possa finire dietro le sbarre. Il presidente ha perso una figlia piccola quando era un giovane senatore, poi ha perso il figlio maggiore Beau nel 2015, ucciso da un cancro al cervello. Vedere Hunter in prigione per anni potrebbe essere il terzo lutto, seppure in forma diversa. Il processo che comincerà domani nel Delaware, lo Stato dove la famiglia Biden risiede e dove è avvenuto il reato, è destinato a svelare alcuni retroscena legati ai parenti del presidente, e sicuramente la campagna di Trump li userà per attaccare il suo avversario. Il 5 settembre Hunter sarà imputato in un altro processo, per evasione fiscale, la cui data di inizio è stata fissata al 5 settembre in California, ma è questo a interessare ora per i suoi effetti sulla campagna elettorale. Tra gli argomenti che sono destinati ad emergere ce n’è uno in particolare: i problemi legati con l’ex moglie Buhle, a cui avrebbe negato gli alimenti. Una corte di Washington Dc aveva dichiarato Hunter insolvente per più di 1,7 milioni di dollari dopo il divorzio avvenuto nel 2017. Altre testimonianze metteranno a nudo la dipendenza dagli stupefacenti del figlio del presidente e la sua propensione a mentire. Tutti aspetti che peseranno anche sull’immagine di Biden, il quale ha un solo modo per limitare i danni e, forse, usarli a suo favore: restare freddo rispetto al processo, senza interferire. Dovesse farlo, e farlo davanti a una condanna, Biden lancerebbe un doppio messaggio: il dipartimento di Giustizia non è pilotato da lui, come sostiene Trump, e non si attaccano i giudici neanche quando imputato è la persona che più sta a cuore. Il processo dovrebbe durare un paio di settimane. (AGI)