I dazi hanno fatto arrabbiare anche i petrolieri americani che da sempre supportano Donald Trump e hanno finanziato tutte le sue campagne elettorali. Al grido di “Drill, baby drill”, il tycoon aveva conquistato il voto del settore. Eppure, rivela il New York Times, le ultime mosse del presidente Usa stanno scontentando le major del petrolio e del gas.
Oggi i top manager del settore incontreranno il presidente Donald Trump alla Casa Bianca per chiedergli maggiori concessioni su tariffe, crediti d’imposta e deregolamentazione. Molti dirigenti, che hanno speso più di 75 milioni di dollari per supportare Trump nell’ultima campagna elettorale, sono sempre più delusi dal programma del presidente. I dazi stanno rendendo più costosi i materiali essenziali per il settore come i tubi di acciaio e scuotono anche la fiducia dei consumatori che spendono di meno.
Da quando Trump è entrato in carica, i prezzi del petrolio sono scesi di circa il 14% a meno di 67 dollari al barile. Peter Navarro, assistente senior della Casa Bianca, ha parlato dei vantaggi del petrolio a 50 dollari al barile. Ma a questi prezzi, osservano i top manager dell’oil&gas, le aziende del settore perderebbero soldi perforando nuovi pozzi.
TARIFFE
Le raffinerie statunitensi acquistano petrolio da Canada e Messico, lo trasformano in carburante come la benzina, quindi esportano quei prodotti. Questi legami commerciali si sono consolidati nel corso di decenni e sarebbe difficile e costoso scioglierli. Trump ha annunciato tariffe del 25% sulle importazioni da Canada e Messico mentre ha fissato un’aliquota inferiore (10%) per i prodotti energetici canadesi. Anche la tariffa del 25% sull’acciaio entrata in vigore all’inizio di questo mese è una grande preoccupazione. Il metallo è utilizzato in tutto, dalle condutture ai pozzi, e sta diventando più costoso. Alcuni dirigenti continuano a sperare di riuscire a ottenere delle esenzioni, anche se Trump ha respinto l’idea.
RIFORMA DEI PERMESSI
Le aziende energetiche stanno poi spingendo Trump e il Congresso ad allentare le regole sui permessi per rendere più facile la costruzione di linee di trasmissione, oleodotti e altre infrastrutture. Molte aziende vogliono rendere più difficile per i singoli stati bloccare i progetti proposti. “Se vuoi più energia e più investimenti negli Stati Uniti, dobbiamo essere in grado di costruire di nuovo le cose. L’ho sentito ripetere più volte”, ha detto la scorsa settimana Chris Wright, il nuovo segretario all’energia degli Stati Uniti, riassumendo il feedback dei manager che ha incontrato alla conferenza CERAWeek a Houston.
CREDITI D’IMPOSTA
Alcune aziende petrolifere e del gas, scrive sempre il Nyt, inoltre chiedono di preservare i crediti d’imposta per l’energia pulita destinati alla produzione di idrogeno e rinnovabili, nonché alla cattura e allo stoccaggio dell’anidride carbonica, la principale causa del cambiamento climatico. Vicki Hollub, amministratore delegato di Occidental Petroleum, una grande compagnia petrolifera statunitense che ha costruito un impianto di cattura del carbonio nel West Texas, sta spingendo per salvare gli incentivi federali per la rimozione del gas serra dall’aria. Quel credito d’imposta è noto come 45Q in base alla sua posizione nel codice fiscale. “Per accelerare la tecnologia al ritmo di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per iniziare ad avere un impatto positivo sulla nostra indipendenza energetica, abbiamo bisogno che il 45Q resti in vigore”, ha affermato Hollub al CERAWeek. (AGI)
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