Michael Cohen, l’ex avvocato tuttofare di Donald Trump, ha confermato in aula che il tycoon gli ordinò di pagare per non far uscire la storia del rapporto sessuale con la porno star Stormy Daniels.
E ha raccontato di come Trump fosse preoccupato dall’”impatto catastrofico” che lo scandalo avrebbe potuto avere sulla campagna elettorale del 2016, dove era candidato contro Hillary Clinton, e che vinse conquistando la Casa Bianca. Ma tra la vittoria e lo scandalo fu decisivo l’intervento del suo ex avvocato, l’uomo a cui, ha ricordato Cohen, il tycoon si affidava per risolvere tutte le questioni più spinose, compreso garantire che non uscissero storie compromettenti.
Trump ha sempre respinto ogni accusa, dichiarato di non aver mai avuto rapporti con Stormy Daniels, il cui vero nome è Stephanie Clifford, e con l’ex modella di Playboy Karen McDougal. Ma Cohen è l’uomo che ha raccontato tutto, mostrato gli assegni con cui il suo “capo” gli aveva restituito i 130 mila dollari anticipati per convincere Stormy a non rivelare ai media la sua passata relazione con Trump.
Il processo si basa in gran parte sulla confessione dell’ex tuttofare, che ha passato più di un anno di carcere per aver mentito all’Fbi, e che ha deciso di vuotare il sacco per condannare il capo, quell’uomo che, ha raccontato, “nei primi dieci anni era stato fantastico”. Ma poi il loro rapporto era cambiato, fino al deterioramento.
Cohen ha confermato ciò che l’accusa voleva sentire in aula: era stato Trump a dirgli di muoversi “immediatamente” per comprare il silenzio della pornostar.
Il tycoon gli aveva ordinato “paga”. In aula è stata sentita anche una registrazione in cui si sente la voce di Trump dire “paga cash”. Cohen ha confessato che quella volta aveva deciso di registrare tutto, ma anche di non averlo più fatto.
Il tycoon, accompagnato in aula dal figlio Eric, ha seguito la sua testimonianza in silenzio, tenendo spesso gli occhi chiusi, inclinando il capo ora in un verso e ora in un altro, ma è sembrato molto preoccupato da quello che poteva dire il suo ex amico e custode di molti segreti.
Il passaggio chiave resta la descrizione della preoccupazione di Trump nei confronti della storia con Stormy. Prima che venisse raggiunto l’accordo, il tycoon era convinto che sarebbe stato travolto dallo scandalo, a pochi giorni dalle elezioni del 2016. “Tanto – gli aveva detto – quanto pensi che io possa durare?”.
“Ma non si riferiva a Melania – ha aggiunto Cohen, parlando della moglie del tycoon – era preoccupato per la campagna elettorale”. L’ex avvocato dovrà superare la prova della difesa, pronta a provare a demolirare la sua credibilità, e a ricordare alla giuria che Cohen è già stato condannato per aver dichiarato il falso.
Ma nel processo per la Trump Organization, l’ex avvocato era stato ritenuto credibile dalla corte. Le schermaglie legali sono destinate ad andare avanti. L’audizione di Cohen sarà molto lunga. (AGI)
RED