Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus, lo sappiamo, hanno determinato e determineranno una drammatica fase di crisi, incertezza e paura per moltissimi settori del sistema Italia. In mezzo a tante tenebre, però, emerge anche qualche luce, si fa largo qualche barlume di speranza. Le aziende vinicole, che in questi mesi hanno subito in drastico calo nelle vendite, guardano con fiducia alla vendemmia 2020, che promette di regalare vini di ottima qualità.
Sono stime incoraggianti, infatti, quelle fornita da Assoenologi in una fase in cui, praticamente in tutta Italia, ferve la raccolta delle uve e ci si prepara alla fase della “produzione” vera e propria. Nonostante un leggero calo rispetto al 2019, anche quest’anno l’Italia dovrebbe confermarsi, dall’alto dei suoi 47,2 milioni di ettolitri, come primo produttore mondiale di vino, precedendo Francia (45 milioni hl) e Spagna (42 milioni hl). Numeri incoraggianti, dunque, che potrebbero rilanciare vari settori della nostra economia. Ci sono, tuttavia, alcune criticità che vengono fuori dall’analisi degli scambi globali di vino (-11% a valore e -6% a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019) e delle esportazioni del vino made in Italy (-4% nei primi 5 mesi).
La speranza, quindi, è che a ripartire non sia solo il mercato nazionale, ma soprattutto quello internazionale. Il vino nostrano, lo sappiamo bene, è infatti conosciuto, ricercato ed apprezzato in ogni angolo del mondo. Fa parte delle tantissime eccellenze italiane, specie quelle enogastronomiche, la cui produzione e vendita, oggi più che mai, va sostenuta ed incoraggiata. Il riscatto e la ripresa dell’Italia, d’altra parte, passano anche dal riscatto e dalla ripresa di milioni di realtà che, anno dopo anno, tengono in alto il tricolore con il lavoro, l’impegno la qualità.