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Un’auto italiana ha fatto 2.735 chilometri solo con energia solare

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Un’auto italiana ha fatto 2.735 chilometri solo con energia solare

Sull’asfalto rovente dell’Oregon l’Italia conquista il primo posto dell’American Solar Challenge, punto di riferimento mondiale per le automobili alimentate a energia solare. E con l’automobile Emilia 4, che può trasportare quattro persone a 120 chilometri orari “consumando meno di un phon”, la scuderia bolognese Onda Solare impone i nuovi standard sulla ricerca e lo sviluppo di questo incredibile veicolo.

Leggi anche:  L'Italia trionfa all'American Solar Challenge

Ma alla base del successo del team, che affonda le sue radici nella Motor Valley italiana che corre tra Imola e Maranello, c’è anche la passione degli ingegneri e meccanici del progetto. Dal Nebraska all’Oregon, passando per il Wyoming e l’Idaho, Onda Solare ha raccolto tutte le sfide di questa competizione a tappe in un viaggio attraverso l’America più selvaggia, di cui Agi ha potuto ottenere la testimonianza diretta.

Un viaggio di 2.735, chilometri percorsi in poco più di 58 ore, nel quale Emilia 4 e il suo entourage hanno attraversato gli Stati Uniti da est a ovest e vissuto decine di avventure. Notti all’addiaccio, musica country, agnelli curiosi e la singolare storia d’amore tra la macchinetta del caffè e il bolide solare raccontano una storia che va oltre la gara. Regalando al lettore il racconto di un viaggio animato dalla passione che da sempre ha contraddistinto la storia dell’automotive emiliano.

Qualificazioni – Motorsport Park, Hastings, Nebraska

“La qualificazione sul circuito di Hastings per essere ammessi all’American Solar Challenge è stata severissima – scrive nel suo diario di bordo Filippo Sala, professore dell’IPSIA ‘Ferrari’ di Maranello e coordinatore della scuderia – Dei 28 team iscritti, solo nove sono stati ammessi alla gara americana, più altri tre ammessi con riserva. Era facile rimanere esclusi. Tanti i motivi che hanno convinto l’organizzazione a bocciare tantissime squadre. Emilia 4 però ce l’ha fatta. Tra i primi nove. L’avventura americana non poteva cominciare meglio.”

Briefing sicurezza – Lewis and Clark National Historic Trail Headquarters, Omaha, Nebraska

“Il 12 Luglio ci trasferiamo a Omaha presso il Lewis and Clark National Historic Trail Headquarters, starting point dell’American Solar Challenge.

Il giorno dopo, al termine di infiniti briefing su sicurezza, percorso da seguire sulle strade di questa lunga traversata degli Stati Uniti occidentali e informazioni sul regolamento, la macchina è stata sottoposta alle prove di parcheggio tra coni in retromarcia, prove di parcheggio a S, partenza da fermi in salita e abitabilità della macchina. Nonostante qualche difficoltà, specialmente nella partenza in salita, la macchina ha superato tutte le prove.”

14, 15, 16 luglio – Omaha, NE

“Ore 08.19.06 locali. Griglia di partenza. Bandiera a scacchi. Conto alla rovescia per un traguardo distante oltre 1700 miglia, 2735 Km!

Costeggiamo le rive del fiume Missouri, punto di partenza di tutte le piste dell’Oregon. Le incessanti notti di lavoro dei giorni precedenti, seguite da disumane sveglie all’alba per riprendere subito i lavori, iniziano a dare i loro frutti. Il primo tragitto conquistato metro dopo metro ma a una media di tutto rispetto ci porta al check point di Grand Island, nel museo dei pionieri delle praterie, dopo 160 miglia. Grand Island è famosa per una migrazione di Gru Canadesi unica al mondo.

Siamo molto soddisfatti. Il team ha effettuato solo due pit stop programmati per controllare pressione delle gomme e cambiare l’equipaggio, visto che ogni pilota può guidare per un massimo di 6 ore al giorno.

Unica nota negativa: mega piazzale, grandi fontane, quaranta minuti di sosta obbligata da regolamento e nessuna possibilità di bere un caffè! Sarà dura riprendere…

Sulla nostra destra per centinaia di chilometri la storica ferrovia della Union Pacific Railroad, che porta in California. Motrice con motore a scoppio. Superiamo 135 vagoni merci carichi di carbone. Superiamo il superabile, almeno altri tre, quattro team e atterriamo in un cortile di una scuola a Gering, dove senza problemi ci lasciano campeggiare, montare tende utilizzare spogliatoi. Maccheroni, al buio, con zucchine e pomodorini freschi. Pinze freni al buio, cerchi ruota da laminare fino all’alba.

Emilia4 ha risposto bene alle condizioni della strada che sollecitano in maniera importante freni e ruote. Un primo vero battesimo di ‘soli’ 500 km!!

In piena notte riceviamo la visita di un agnello: ci tiene compagnia interessato al lavoro sui cerchi ruota di carbonio. Li annusa e li lecca, ci porterà fortuna.

Ripartenza, direzione Gering. Viaggiamo a una velocità media compresa tra le 20 e le 30 miglia orarie (circa 50 chilometri orari). Tensione, apprensione, ansia per alcuni problemi meccatronici evidenziati lungo il percorso che attraversa le solitarie e belle Sand Hills. 49.200 chilometri quadrati di dune sabbiose ricoperte d’erba. Preoccupazioni e pensieri solar-elettro-meccanici vengono immediatamente cancellati, rimossi, dimenticati alla vista di Scotts Bluff: pareti, canyon, vette, paesaggio unico che accompagna da sempre il nostro immaginario west, abitato da pionieri, diligenze, bufali, pellerossa. L’ingresso in questa antica cittadina del West però è stato più complicato del previsto. A poche miglia dall’arrivo un terribile acquazzone si è abbattuto su di noi. Nonostante ciò, Emilia 4 ha resistito magnificamente all’impatto, rallentando esclusivamente per questioni legate alla sicurezza e alla visibilità, senza alcun tipo di problema tecnico. L’elettronica resiste. L’esame pioggia è stato effettuato e superato ampiamente. La nostra creatura resiste anche a condizioni estreme.

La lunga carovana solare appena parcheggiata nella radura rivolge un saluto collettivo al sole, all’orizzonte, stendendo come lenzuola ad asciugare, tutte le capote delle auto a caccia di fotoni.

In due ore riusciamo a fare un ‘biberonaggio’ delle batterie di quasi 1500 Wh. Quanti fotoni e elettroni avranno danzato intorno al totem Emilia 4?.

Un bel campeggio, fuoco acceso, tutti indaffarati. Emilia 4 ferma, giusto riposo: 490 miglia/800 km finora.”

17 luglio – Gering – Lander (Wyoming)

“Dopo poche miglia a Torrington, entriamo nello stato meno popolato degli Stati Uniti d’America, meno di 600.000 abitanti, grande poco meno dell’Italia. Terra di miniere di carbone, lupi, praterie sconfinate e imponenti catene montuose.  Check Point a Casper, in corsa con Minnesota… Solo sei minuti!  

Arrivo, Lander: l’occhio del sole ci permette di ricaricare per poco tempo. Di nuovo cielo nero. Nubifragio Violento. Team bagnatissimo. No tende. Motel. Arcobaleno. Riappare il sole: parcheggio, tramonto. Pannelli al sole. Seri problemi ai bracci dello sterzo. Oggi 209,30 Miglia/336 Km. Giornata senza sole, accumulatore 45% di carica… Ma nessuna ricarica dalla rete!”

La scelta di non usufruire di ricariche dalla rete permetterà al team bolognese di vincere anche il premio per la Migliore progettazione del pacco batterie, ndr

18 luglio, Lander – Farson (Wyoming)

“Degli oltre 20 veicoli iscritti all’American Solar Challenge, dopo quattro giorni di gara ne sono rimasti sulla strada 12. I nostri diretti avversari per il podio sono due: l’auto solare EOS II della University of Minnesota, 380 kg, 1000 Watt di modulo FV; un auto solare molto affidabile, sperimentata in tremila km di deserto Australiano durante il World Solar Challenge. Accumulatore 6 kWh, due passeggeri. In questo momento comandano loro la classifica.

Rose del Team Sunergy Appalachian State 326 Kg, 1213 Watt di modulo FV. Due passeggeri.

Macinano chilometri e problemi come noi. Potrebbero esserci sorprese. È con Rose ed Eos II che dobbiamo lottare.

Non è semplice comprendere chi è in testa alla classifica, non è detto che chi arriva primo sia effettivamente il numero uno.”

Fattori computati per la graduatoria:

  • Massa del veicolo
  • Efficienza energetica
  • Chilometri percorsi
  • Tempo
  • Passeggeri trasportati
  • Penalità

“Mediamente i tre team che si confrontano con un andamento altalenante viaggiano tra le 12 e le 14 ore per percorrere circa 500 Miglia.

Senza entrare nel merito delle formule fisico-elettroniche ci possiamo accontentare di una riflessione:

‘Se un veicolo con quattro passeggeri a bordo, una sola ricarica, con  un accumulatore di capacità inferiore a un’auto elettrica di serie, un pannello FV applicato al tetto, dopo aver superato severi prove di sicurezza, percorre senza difficoltà una distanza equivalente a quella nella tratta Bologna-Palermo, senza inquinare, costruito da una manciata di appassionati… Meditate gente, meditate… ‘

Le 145 miglia che separano Lander da Casper sono, finalmente, di sola corsa, competizione, tempi, sorpassi, sole, nuvole, ampere e miglia. Viaggiamo a 48 volt con assorbimenti in piano di circa 1,2 kW.

Entriamo a Lander davanti al County Pioneer Museum con una festosa accoglienza di pubblico.

Arriviamo, sempre in lotta per pochi minuti con ‘Minnesota’ (come ci piace definire questa auto, per l’idea di grandezza che si respira nel pronunciarlo: “Emilia VS Minnesota”. Alè!!)

Lander, città di frontiera, fu ritrovo di fuorilegge e ladri di cavalli. Un mix di vecchio e nuovo West. Confermato al nostro arrivo dalle magnifiche auto d’epoca (Mustang, Ford F100, EdelBrook, Camaro, Mercury, etc), messe in mostra sul prato, di fronte alla flotta di vele solari esposte al tramonto nella piazza del paese. Campeggio in centro a Lander.”

18 luglio, Farson (Wyoming) – Arco (Idaho)

“Abbiamo due giorni per raggiungere Arco, un solo checkpoint obbligatorio in quota (2.050 slm) presso l’Eden Valley Community di Farson (300 anime), attraverso passi di montagna, laghi, fiumi e foreste 394 miglia. I chilometri sono tanti, troppi…

In perfetta forma e simbiosi, oggi, Emilia 4 e il solo pilota divorano le settanta miglia della salita cercando di mettere il sale sulla coda a Minnesota. I motori in salita erogavano una potenza di circa 5 kW

Arrivo a Farson, checkpoint, sosta obbligatoria di 45 minuti. Si riparte, equipaggio al completo, quattro passeggeri superiamo la linea immaginaria del Continental Divide a 7.500 piedi che divide esattamente in due gli Stati Uniti d’America dal Pacifico all’Atlantico. Entriamo nell’Idaho. Quando il governo federale decise di dividere i territori in stati, le 141 selvagge catene montuose nessuno voleva accollarsele perché incoltivabili. Oggi sono una risorsa e l'Idaho è tra i primi tre stati americani per natura selvaggia e incontaminata. Proprio un posto adatto a noi: montagne, foreste, laghi, ed Emilia 4 in gran forma. Ci fermiamo qualche minuto prima delle 18 a Soda Springs, anche noi frizzanti e contenti per la tappa e il buon funzionamento del prototipo.

‘Il Minnesota’ è davanti a noi, ma non troppo distante. Subito pannello al sole e fuoco sulla griglia. Questa sera barbecue in vero stile Usa.

Millecentodue-virgola-trenta miglia (1770,68 chilometri). Il Pannello ha prodotto 3 kW tra le cariche di sera e mattina seguente. Moltiplicate il dato per 6: il numero dei giorni in cui stiamo tenendo alto l’onore dell’Italia nell’American Solar Challenge. 18 kW. Lunghi anche a scriverli. Tanto lunghi quanto queste miglia percorse per arrivare fino ad Arco, in un caldo 19 Luglio, percorsi dall’unica macchina a 4 posti rimasta in corsa per vincere l’American Solar Challenge. Il primo veicolo solare a 4 posti ad attraversare gli Stati Uniti da Est a Ovest. Due record che ci rendono ancora più orgogliosi e fieri di essere italiani.”

19 luglio, Arco – Mountain Home (Idaho)

“Rito mattutino: Prima di tutto l’auto solare. Prima di dentifricio, denti, bagno, colazione e… Caffè? No, caffè no.

Prima di ogni cosa macchina del caffè, cialda inserita clac, pressione, caffè…

Sono ben due le macchine più sollecitate a fatica del team Onda solare in questo American Solar Challenge: Emilia 4 e la Macchina del caffè. La prima ha un motore da 48 Volt e una potenza di oltre 4 kW e ha percorso a oggi quasi 2.000 km. La seconda macchina, che tutti ci invidiano, con 220 Volt e 0,65 kW ha sputato 1 200 Caffè.

Abbiamo combinato: raggiunto il traguardo le due macchine si uniranno in matrimonio e partiranno per il viaggio di nozze. Solar Coffee Street Food.

Dopo il buon caffè italiano, nostra ricarica quotidiana, ritorniamo al nostro rito. Preparazione auto perché da regolamento dalle 06 alle 08  si può caricare con modulo fotovoltaico (tetto auto), rivolto al sole. Per chi, come noi ha scelto la strategia di accumulatori con capacità elevate per non effettuare nessuna ricarica in rete per tutta la competizione e con sempre quattro passeggeri a bordo (scelta coraggiosa pari a quella di portare in America una macchina del caffè con 1500 cialde… ), le ricariche parziali (biberonaggi) dell’accumulatore dalle 07 alle 09 del mattino e dalle 18 alle 20 della sera sono indispensabili. Circa 3000 Watt/h quotidiani.

Segue rito di smontaggio tende, distribuzione panini, acqua e dolcetti e allo scoccare delle 09 start!

Puntiamo ad Arco. 141 Miglia/222 Km più avanti,

Eos II del Minnesota da rincorrere. Rose di Appalachian da tenere sotto controllo. Altri veicoli o si sono ritirati o hanno un distacco che non dovrebbe riservare sorprese.

Arriviamo ad Arco senza problemi, accolti in Water Street da pubblico e musica Country. Siamo nel parcheggio-parco di una scuola. Dopo una quarantina di minuti in una giornata di sole stupendo siamo costretti per regolamento a ricoverare l’auto per impedire che alimenti le batterie. Questo per non penalizzare i team più deboli.

Quando ti abitui dopo giorni di gara a ‘vedere’ l’energia del sole, a imprigionarla e misurarla di continuo se la vedi e non puoi catturarla, trasformarla, provi la stessa sensazione di impotenza di fronte a un rubinetto guasto che perde acqua.

Arco deve il suo nome a un ingegnere tedesco di passaggio da queste parti due secoli fa. Questo posto di poche anime è stato il primo al mondo ad aver utilizzato l’energia nucleare per scopi pacifici.

Purtroppo in seguito è diventata famosa perché nel laboratorio immerso nel deserto qui vicino, ci fu il primo incidente nucleare della storia.

Nel sistemare l’auto per la ricarica evitiamo accuratamente di fare il primo incidente tra auto solari della storia.

Biberoniamo la nostra creatura dalle 18 alle 20 come sempre.

Rimaniamo senza parole quando arriviamo nel sito dove monteremo tende e trascorreremo la notte: Crater of the Moon. A 1800 metri di altezza a Nord del deserto dell’Idaho: ‘frammenti di lava che assomigliano ad isole situati in un mare di cenere’. Questa la descrizione dei primi esploratori.

Emilia 4, astronave lunare nera come la lava, strisciata di bianco  come questi piccoli cespugli di fiori sbocciati su lava sterile e senza acqua. Feconda Bellezza. Notte e Alba senza soluzione di continuità per la nostra affiatata squadra, non per elettronica o meccanica ma per la lunatica camminata. Inferno Cone: chilometri  di coni di cenere allineati. Devils Orchard, l’orecchio del diavolo che ci ascolta per sussurrare strategie in questa isola degli inferi dal grande fascino.

Alberi di lava. Coni di cenere. Massi sospesi. Tra poco (ore 09) partirà una tappa infernale!! 410 chilometri con alcuni passi di montagna di circa 2000 metri, solo grazie al sole. Noi soli con il sole.”

20 luglio, Mountain Home (Idaho) – Burns (Oregon)

“Sono le ore 09.15 locali (le 16,15 in Italia), ed è l’ottavo giorno di gara.

Partenza in salita dall’orecchio del diavolo. Minnesota a uno stop deve spingere l’auto (una penalità, ben gli sta). La nostra cara Emilia 4 con quattro amici a… bordo, ‘rampa’ che è un piacere.

Deve battere la macchina del caffè!

Superiamo poco dopo la partenza i 2.200 km di gara, quale soddisfazione! Siamo sempre sorpresi quando il sole c’è (si narra per altri quattro miliardi di anni) e la nostra ‘Emy’ ben guidata gli scivola sotto. Superando una elevazione di 5.527 piedi, i piloti devono prestare la massima attenzione in discesa al mix di fattori da tenere in equilibrio per sfruttare al meglio il recupero di energia, gestire le sollecitazioni, specialmente sull’avantreno e viaggiare veloci e… non usare i freni. Divinamente in equilibrio nella natura disabitata. Check Point a Mountain Home con tutto il Minnesota fermo in un’officina sulla strada per una riparazione, a oltre un ora da noi (mai dimenticare però che sono veloci e il nostro accumulatore è in riserva!).

Considerato l’orario e l’obbligo di arresto alle 18 ci fermiamo nell’unico centro abitato Nyssa, appena superato il confine tra Idaho e Oregon.

Non c’è possibilità di campeggio. Campeggio libero. Motel. Alberghi. Cerchiamo nella scuola, chiediamo ai distributori, nulla! Passa una volante della ‘police’ a stelle e strisce, chiediamo. ‘Ma che problema c’è, ovvio, vi ospitiamo noi!’.

Osservando meglio lo stato in cui versiamo dopo notti in tenda di poche ore di sonno e albe feroci per il lavoro, forse hanno detto o pensato,: ‘non c’è problema, vi arrestiamo noi! Se non l’hanno ancora fatto altri… ’.

Tende nel cortile della Polizia di Nyssa, uso dei servizi, spaghettata sotto le stelle. Conversazioni, domande e curiosità con Scott, Greg e Riki, i tre agenti della stazione, più Indaco, il loro cane antidroga.”

21 luglio, Nyssa – Burns (Oregon)

“Quattro (più uno) punti fermi di una coraggiosa strategia.

Sveglia all’alba nel cortile della caserma di polizia di Nyssa. Ricarica al sole. Partenza ore 09.15.00/ Siamo con L’Agente Greg che ci ferma il traffico, ci scorta e ci saluta. Tappa di quasi 200 Km con tre passi alpini in un paesaggio misto tra deserto con cespugli di foresta. Siamo infine giunti in Oregon, ultime due tappe dell’American Solar Challenge.

Oregon soprannominato Beaver State (Stato del castoro). Fitte foreste, scogliere sul mare, deserti aridi con tanti fossili, poi ghiacciai e vulcani. Immenso per soli quattro milioni di abitanti. Le circa 120 Miglia che ci portano a Burns, penultima tappa, optano per un paesaggio alpino arido e deserto solcato da numerose aquile.

Solita ma sempre apprezzata festosa accoglienza dagli abitanti, tutte le auto solari in mostra sino al tramonto sulla strada principale. Il sindaco di Burns e sua moglie dialogano a lungo con alcuni di noi e ci fanno dono di un dollaro firmato come porta fortuna. Nasce un gemellaggio sulla strada (solare) tra Unibo-Berkeley.

Classifica? Pronostici del giorno prima? Strategie? Soffiate dal nemico? Se capti queste frasi dagli esperti di giurie: ‘conteggiata negativamente al denominatore. Calcolare il parametro di efficienza… Ricariche elettriche valgono come capacità totale’, deduci che forse sei secondo, forse sei ultimo. Noi, comunque siamo! E siamo arrivati sin qui.

Strategia basica, la nostra. Coraggiosa, spericolata, visionaria. Ma veramente unica, nella breve e tutta ancora da scrivere storia dei veicoli solari:

  1. Non ricaricare mai l’accumulatore dalla rete elettrica
  2. Utilizzare solo energia solare
  3. Viaggiare Sempre con quattro passeggeri a bordo
  4. Fare 2.735 chilometri
  5. Battere la macchina del caffè

Siamo consapevoli che ogni punto di questo elenco oggi è ‘al limite’.

Questa notte la squadra si ritirerà, in tenda in un ranch a due chilometri da Burns per fare lezioni di cucina. Ora sono solo le 18.30. C’è ancora sole alto e bella luce in questo sabato sera di fine luglio.

Sino alle ore 20, quando è d’obbligo terminare ‘il biberonaggio’ delle batterie, scommettiamo sui punti uno e due.

Domani dovremo mettere in campo tutta la nostra forza, la nostra passione, la nostra capacità di fare squadra, specialmente per la sfida al punto cinque!”

Il resto è storia 

Emilia 4 si posiziona prima sul podio nella categoria per veicoli con più persone a bordo. Unica auto senza penalità, totalizza un tempo di 58,4 ore per 2836,79 chilometri, contro la seconda classificata che impiega 73,3 ore e la terza che ne impiega 63,6 (i punteggi, disponibili sul sito ufficiale, tengono conto di diversi fattori). Ma il team Onda Solare ha vinto anche il primo premio per

il miglior design della meccanica e per il miglior design della batteria, che premia la scelta del team di non ricorrere mai a iniezioni di corrente di rete. Segnando così un’ulteriore primazia rispetto alla temuta Minnesota (che ricorre a una ricarica esterna) e alla App State, che si allaccerà alla rete otto volte.

Vedi: Un’auto italiana ha fatto 2.735 chilometri solo con energia solare
Fonte: innovazione agi


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