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Di Federico Fubini

Nel marzo del 1941 il presidente Franklin Delano Roosevelt firmò una legge il cui nome e spirito sarebbero tornati con la guerra all’ucraina. Si chiamava Lendlease Act e impegnava gli Stati Uniti, nove mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, a sostenere gli alleati con prestiti e affitti di mezzi militari o di tipo diverso. Ad esso si sarebbe ispirato Joe Biden per la prima delle leggi in aiuto di Kiev, lo Ukraine Democracy Defense Lend-lease Act of 2022, proprio perché l’originale aveva avuto tanto successo.
Come funzionava la legge del 1941? Gli Stati Uniti si impegnavano a «vendere, trasferire, scambiare (…) qualunque articolo di difesa» con le nazioni in guerra contro l’asse Roma-berlino-tokyo. Alla fine della guerra, l’america aveva già fornito denaro e mezzi per una somma pari più o meno a quelli che sarebbero 700 miliardi di dollari di oggi alla Gran Bretagna, alla Russia, alla Cina, alla Francia libera del generale Charles de Gaulle e a un’altra trentina di Paesi in Europa, America Latina e Africa: secondo come si conta, fra un terzo e un quinto degli aiuti che Washington oggi ha fatto avere all’ucraina. Il tutto mentre Roosevelt spendeva una somma immane già solo per lo sforzo degli Stati Uniti, pari all’intero prodotto lordo americano di allora, qualcosa come 3.500 miliardi di dollari ai valori di oggi.
Quegli aiuti alle nazioni amiche furono «prestiti o affitti» quantomeno creativi. Non era previsto alcun rimborso a guerra in corso e in seguito valse quale restituzione, in certi casi, già solo l’impegno dei Paesi alleati a difendere i principi condivisi della sicurezza e della democrazia. L’america non praticò interessi sui propri crediti, se non minimi. Quando la Gran Bretagna finì di ripagare i debiti del Lend-lease nel 2006 – con i ringraziamenti solenni di un funzionario del Tesoro di Sua Maestà – in termini reali gli Stati Uniti avevano recuperato una minima frazione dei fondi versati in guerra.
Il mese scorso invece Scott Bessent, il segretario al Tesoro di Donald Trump, si è presentato a Kiev chiedendo a Volodymyr Zelensky di firmare su due piedi un foglio con cui il presidente cedeva diritti minerari ucraini per centinaia di miliardi di dollari: molto più di quanto gli Stati Uniti hanno fornito all’ucraina, in ogni caso, per lo più a fondo perduto. Intanto su Kiev continuano a cadere bombe, missili e droni ogni notte. Riferiscono che dalla sala dell’incontro fra Bessent e Zelensky, dietro porte chiuse, giungessero urla.
Roosevelt aveva voluto il Lend-lease Act perché per l’america l’esperienza precedente era stata devastante. Il Paese era uscito dalla Grande Guerra del 1914-’18 con crediti verso gli alleati – Gran Bretagna, Francia, Italia – per quelli che oggi sarebbero circa 200 miliardi di dollari. Era appena un decimo dell’economia americana di allora, ma quei crediti schiacciavano le nazioni europee debitrici, le quali rimborsavano Washington spremendo dalla Germania sconfitta fino all’ultima goccia di riparazioni; per pagare, la Repubblica di Weimar non trovò di meglio che prendere a sua volta sempre nuovi fondi prestiti dall’america fino al Grande Crash del 1929. Era una spirale del rancore, che aggravò la Grande Depressione quando il presidente Herbert Hoover si rifiutò di condonare parte dei debiti dei Paesi amici nel 1931.
Per gli Stati Uniti la lezione era chiara: l’avidità e una visione ottusa dell’interesse nazionale indeboliscono e avvicinano la catastrofe; la generosità e la larghezza di vedute invece aumentano il potere dell’america. Per questo dopo la Seconda guerra mondiale il Marshall Plan nacque così innovativo. Fu di dimensioni relativamente inferiori all’attuale Recovery Plan europeo, ma per la prima volta una nazione sovrana offriva spontaneamente aiuti su scala vastissima tanto agli amici che ai nemici di ieri. L’america agì nel proprio interesse. Non solo ne sarebbe derivata gratitudine, fedeltà ed emulazione di quei Paesi per tre generazioni; si sarebbero anche creati un immenso mercato che permetteva agli stessi Stati Uniti di prosperare e una comunità di idee e valori che permetteva a Washington di contare di più nel mondo e di renderlo più sicuro per sé. Non si capiscono il crollo del Muro di Berlino e la rivoluzione pacifica dell’89, senza le svolte del Lend-lease Act e del Piano Marshall.
Oggi l’america è quella di Donald Trump e JD Vance, che aggrediscono Zelensky alla Casa Bianca e cercano di estorcere da lui un accordo ineguale, buono solo per il dittatore di Mosca. La storia insegna cosa aspettarci: per ora un’america più sola, alla lunga più fragile anche finanziariamente e più debole sul piano strategico. Tocca all’europa incarnare l’america del 21esimo secolo, sempre che ci riesca.

Fonte: Corriere