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Una voce di speranza: “Anna” di Ammaniti

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di Fausto Fareri

Romanzo distopico, anomalo nel panorama letterario italiano, che suggerisce la pandemia come lotta per la sopravvivenza, un futuribile scenario contemporaneo su una società che lotta per non implodere.  In una fase critica che la nostra società occidentale vive, la favola post-moderna di Ammaniti, ancora al top delle vendite dopo cinque anni dalla pubblicazione,appare dirompente per la sua cruda parabola, ora tradotta in una serie su Sky.

Anna, la tredicenne che sopravvive con il fratellino Astor alla virulenza, la Rossa, che miete vittime tra gli adulti, attraversa il suo rito iniziatico sobbarcandosi, con un misto di intraprendenza ed ingenuità, un pellegrinaggio laico verso lo Stretto di Messina, dopo una lunga quarantena in casa a fare da madre al piccolo con la sua attitudine al “Cuntu” tipico del nostro Mezzogiorno, un favoleggiare draghi e mostri per impaurire il piccolo e non farlo uscire. Coraggio, scenario picaresco, senso dell’avventura alla ricerca di “adulti” resistenti, vivi, rinati alla catastrofe consumistica, dove lo sfacelo regala spettrali discount diroccati. Per ricordarci, sinceramente, solo il “Quaderno delle cose importanti” lascito-brevario della madre morta prematuramente, che dovrebbe guidarla nella crescita.

Luogo fantastico e rovina, la Sicilia favolistica di Ammaniti è metafora di un deserto da affrontare, umano e civile, come un consiglio non imperativo, solo una fragile “consolazione, la vita non ci appartiene, ci attraversa”. Il monito della madre, per il piccolo Astor, rivolto alla matriarcale erede, è un insegnare a leggere la memoria. Rileggerlo è un regalo utile, in queste feste blindate: i bambini ci guardano.

(Niccolò Ammaniti, “Anna”, romanzo, Einaudi, 2015, pagg. 274, euro 13,00)


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