Sogna scenari incantevoli e prestigiosi Giovanni Trimboli, segretario provinciale dei ristoratori della Fipe-Confcommecio nell’immaginare l’Etna, il mare e la pasta alla Norma. Ecco perché l’idea è diventata un progetto: mettere sulla ‘tavola’ dell’Unesco l’irresistibile prelibatezza che in fondo racconta un mondo vasto, per ottenere il riconoscimento di patrimonio culturale gastronomico.
“Questa è una cosa molto seria – sottolinea Trimboli ad AGI – l’iter è molto lungo, per la pizza sono stati necessari dieci anni, noi invece puntiamo a un percorso di approvazione entro un paio di stagioni. Significherebbe ottenere una risonanza mondiale. Ma per ottenere il riconoscimento è necessario il lavoro di tutti, non solo quello dei ristoratori. Penso a un tavolo di lavoro cui possa sedere il mondo della cultura, della storia, della gastronomia”.
Lo chef ha le idee chiare del percorso da avviare che rilancerebbe, più di mille ristori, un settore messo in ginocchio dalla pandemia: “In Fipe abbiamo già immaginato anche una manifestazione tematica sulla Norma, un po’ come avviene per il Cous Cous Fest, sulla falsa riga dello street food”.
Esiste già una Giornata nazionale della pasta alla Norma che si celebra il 23 settembre. In questo 2021, Covid permettendo, si pensa a una festa del gusto itinerante tra i ristoranti e le vie della città e provincia, mobilitando i protagonisti della cultura e della ricettività.
L’ambiziosa sfida è lanciata nel nome della Norma, con tutta la sua gustosa suggestione, che resta intatta, siano leggende o meno i richiami che la legherebbero all’entusiasta esclamazione del regista, scrittore e poeta di Belpasso Nino Martoglio, o all’opera in due atti del compositore catanese Vincenzo Bellini.
Sul fronte dei ristoratori c’è chi parte dal senso di una utile “provocazione” per benedire l’idea del riconoscimento alla pasta con il pomodoro, le melanzane, il basilico e la ricotta salata. “La pasta alla Norma, diciamolo, è un piatto svilito dai ristoratori…”, spiega Salvo Trischitta, trent’anni alla guida di uno dei ristoranti più apprezzati della provincia, “il Giardino di Bacco”. Perché? “Perché nessuno oggi propone e realizza una norma come si deve, partendo dal pomodoro fresco, dall’aglio e poi finendo nelle melanzane e ricotta salata”.
L’idea di farne un patrimonio Unesco “è certamente un’idea meravigliosa sotto il profilo storico, per la stratificazione culturale gastronomica. Nel piatto della Norma sono presenti tutti i contrasti della cucina siciliana. Il riconoscimento dell’Unesco mira certamente a valorizzare i prodotti del territorio che sono gli ingredienti essenziali del piatto”.
Trischitta fa una raccomandazione: “Attenzione la pasta alla Norma merita il riconoscimento dell’Unesco, ma noi ristoratori abbiamo l’obbligo di far capire che non è possibile farla tutto l’anno: va fatta in estate col pomodoro fresco, con le melanzane di stagione, con la ricotta salata, anche con l’aglio giusto e l’olio extravergine”. Ecco fatto. Il piatto è servito.
Fonte: cronaca agi