AGI – I simboli inconfondibili dell’Unione Sovietica, la Russia che uscì dalla dissoluzione del comunismo, la libertà, l’ingenuità e la follia che percorsero gran parte della sua società negli anni a seguire sono ancora oggetto di una certa nostalgia in Occidente. In Germania c’è addirittura una parola precisa, ‘Ostalgie‘, a indicare il rimpianto per lo stile di vita e gli oggetti del perduto impero socialista.
A Londra, ci sono due graphic designer, Damon Murray e Stephen Sorrell, talmente affascinati dall’Urss e dal periodo che l’accompagnò al crollo – la ‘perestrojka’ delle riforme volute da Mikhail Gorbaciov – che da 30 anni con il magazine e la casa editrice FUEL portano in Occidente aspetti e fenomeni culturali di quel periodo, che difficilmente sarebbero arrivati al grande pubblico.
Ne è un esempio l’Enciclopedia ‘Russian Criminal Tattoo’, che in tre volumi raccoglie foto e disegni dei tatuaggi che popolavano le prigioni sovietiche, spiegandone nel dettaglio ogni singolo significato: politico, intimo, di satira sociale, a volte semplicemente poesie. “I temi che ci interessano sono legati al periodo sovietico, ma non sono mai facsimile della propaganda classica”, raccontano Murray e Sorrell in un’intervista all’AGI in occasione dei 30 anni della caduta dell’Urss.
“Cerchiamo di mostrare il lato nascosto della Russia, gli elementi culturali che non sono mai stati visti al di fuori del Paese. Alcuni dei nostri soggetti sono così comuni nelle ex Repubbliche sovietiche, che sono diventati quasi invisibili: monumenti lungo i bordi delle strade, relitti architettonici o fermate degli autobus. Altri soggetti, invece, sono puramente celebrativi come la storia eroica dei cani usati dall’Urss nella corsa allo spazio con gli Usa; furono così tanti, che si dice Yuri Gagarin abbia detto: “Non sono sicuro di essere stato il primo uomo nello Spazio o l’ultimo cane”.
“Per vari motivi storici, ideologici e linguistici, è difficile per gli ‘occidentali’ comprendere la celeberrima ‘dusha’ (anima) russa“, spiegano i due editori, “noi proviamo a svelare sfaccettature culturali in modo avvincente, provando a raggiungere una comprensione più ampia” di quella società. Poster sovietici della campagna contro l’alcolismo, quel mix unico tra cliniche mediche e moderni centri benesseri che erano i sanatori, le statue di Lenin abbattute dopo la fine dell’Urss, sono solo alcuni dei soggetti che popolano il catalogo di FUEL.
“La nostra interpretazione della Russia si è formata durante il nostro primo viaggio, nel febbraio del 1992, quando abbiamo prodotto da Mosca la terza edizione del magazine FUEL dedicato all’Urss”, ricordano Murray e Sorrell. “Allora, la forza del cambiamento rendeva il Paese molto interessante, c’era un’estetica della malinconia e dell’integrità a cui ci sentivamo affini e che risuona in noi ancora oggi, un eccitante paesaggio alieno a cui ancora con i nostri libri cerchiamo di dare significato”.
Come la maggior parte degli occidentali, i due grafici hanno assistito al crollo dell’Urss in televisione: “Attraverso il prisma delle notizie, quell’evento è apparso come un altro esempio del fallimento dell’ideale comunista, la fase successiva alla caduta del muro di Berlino”. “Il nostro atteggiamento è, però, cambiato dopo aver assistito agli effetti del fallimento dell’economia sui cittadini comuni: Boris Eltsin aveva dichiarato legale ‘comprare e vendere qualsiasi cosa, ovunque‘ ed è stato affascinante sperimentare, in prima persona, l’interpretazione iniziale del capitalismo da parte della Russia. La gente vendeva i propri beni per strada in una moltitudine di mercatini improvvisati, mentre i negozi avevano gli scaffali vuoti”.
“La nostalgia è un modo positivo di guardare alla storia, ma è importante non dimenticarne il lato oscuro”, sottolineano Murray e Sorrell, che hanno pubblicato anche diversi volumi dedicati agli aspetti peggiori del regime sovietico: ‘Chernobyl: A Stalkers’ Guide’, è dedicato all’incidente nucleare, simbolo della “disastrosa catena di comando del regime e dell’atteggiamento insensibile mostrato nei confronti dei suoi cittadini”, spiega Murray. ‘Drawings from the Gulag’, invece, utilizza le immagini realizzate dalla guardia carceraria Danzig Baldaev, per raccontare la storia interna dei campi usati come “strumento di repressione politica, religiosa ed etnica”.
“In passato, uno degli aspetti più emozionanti del viaggio in Russia era l’immersione totale nell’ignoto”, ricorda la coppia di editori, “e oggi, niente fa più tristezza di un logo occidentale traslitterato in cirillico. Tuttavia, c’è un gran numero di russi che non crede più che l’Occidente sia migliore. Il valore dell’eredità, della cultura russa e sovietica viene riconosciuto e abbracciato, il che non può che essere una buona cosa”. “Purtroppo”, concludono Murray e Sorrell, “oggi la percezione della Russia in Europa sembra arrivata a un punto molto basso. Per molti aspetti il Paese appare più lontano politicamente di quanto non fosse durante l’era sovietica. Tuttavia, sebbene continuino a prevalere i cliché del carattere russo – dal patriota senza emozioni, al cacciatore di orsi ubriaco – sulla base della nostra esperienza sarebbe del tutto sbagliato applicare questi tratti ai russi reali”. (AGI)
Source: agi