“L’Italia deve uscire dalla ‘zona rossa’ in cui si è cacciata: dobbiamo elaborare un trauma e per farlo serve una narrazione univoca da parte dei politici, dei massa media, dei cittadini e delle imprese”. Andrea Fontana, sociologo della comunicazione e autore per Codice Edizioni del volume ‘Regimi di verità’, in cui cerca di spiegare come gestire il mondo dominato dalla post-verità in un’epoca in cui la narrazione conta più dell’informazione, analizza con l’AGI la crisi scatenata nel Paese dal coronavirus.
“Abbiamo assistito a un’esplosione di diversi ‘regimi di verità’ – dice Fontana, che nel libro li definisce “sistemi di credenze consolidate nel tempo che generano un campo di realtà”, in cui si condividono idee e convinzioni – e ognuno ha iniziato a raccontare la propria verità. Basta vedere la querelle tra virologi: c’è chi parla di semplice influenza e chi invece definisce il coronavirus qualcosa di ben più grave”. Un proliferare di posizioni diverse, di ‘regimi di verità’, che ha contribuito a creare in Italia una grande confusione dando all’estero un’immagine sbagliata del nostro Paese e della situazione sanitaria in atto.
“Abbiamo assistito a una sorta di anarchia narrativa che, in tempi non di crisi, è normale – spiega Fontana – ma che in un momento così catastrofico non ha fatto altro che generare mostri. In Italia abbiamo assistito ad una settimana di schizofrenia e in qualche modo ci siamo relegati in una sorta di ‘zona rossa‘ da cui dobbiamo uscire”. Secondo Fontana per fare questo bisogna essere tutti uniti, “abbiamo bisogno di una nuova narrazione, una narrazione collettiva per creare una verità univoca. Il tema ora è quello di partire con una campagna di comunicazione coesa – aggiunge – in cui siano coinvolti i politici, i mass media, i cittadini e le imprese. Bisogna ripartire da tre punti – aggiunge – quello della comunicazione, quello psicologico e quello economico, che sarà il prossimo grande problema da affrontare”.
Nel libro ‘Regimi di verità‘ (sottotitolo: ‘convivere con leggende e fatti alternativi’) Andrea Fontana scrive: “C’era una volta la verità. La verità dei fatti, la verità dei fini, la verità oggettiva che si poteva dimostrare, accertare, comprovare”. Oggi, invece, ci troviamo in un “ambiente sociale dominato da una dimensione fantastica che mette in discussione ogni preteso ricorso ai fatti. Un mondo strano, abitato da comunità immaginarie, che non esistono, ma che frequentiamo nei nostri social network“. Questi ‘regimi di verità’ sono creati da narrazioni a volte molto articolate e studiate. Come nel caso dei politici. “Tutti questi personaggi oggi hanno gravi problemi di riconciliare la narrativa di partenza con quella dei cittadini che sono traumatizzati – spiega all’AGI il sociologo – dovranno ricostruire le relazioni e, soprattutto, avranno il problema di riconnessione con l’elettorato”.
Vedi: "Una campagna di comunicazione unitaria per l'emergenza coronavirus"
Fonte: cultura agi