Il toro di Wall Street, simbolo di forza e potenza, e la bambina fiera (la ‘fearless girl’) che lo fronteggia. E’ stata questa, negli anni del Mee Too, una delle immagini che hanno segnato la storia del movimento femminista nato nel 2017. Ma che davanti al ‘suo’ toro a Bowling green fosse stata posta la statua della bambina, Arturo Di Modica, l’autore del ‘Charging bull’, conosciuto in tutto il mondo come simbolo della forza Americana, della capacita’ di ripresa, non poteva tollerarlo perche’ alterava il significato della sua scultura. Cosi’ comincio’ una dura battaglia legale per far rimuovere l’opera di Kristen Visbal: scultura contro scultura, opera d’arte contro opera d’arte.
Arturo Di Modica è morto nella sua Vittoria, in Sicilia, dopo una lunga malattia. Aveva 80 anni. “E’un caro amico che se ne va – commenta il pedagogista Giuseppe Raffa – da oltre un anno era qui, non era piu’ andato in America, un po’ per le sue condizioni di salute, un po’ per le restrizioni del covid. E la malattia che lo affaticava. Era sempre pieno di progetti e idee. Amava profondamente Vittoria, ci teneva ai ragazzi, mi spronava a fare iniziative per loro. Si’, aveva Vittoria nel cuore”. Di progetti e di amicizia parla anche Bruno Giordano, magistrato di Cassazione.: “Facevamo lunghe chiacchierata su moltissimi argomenti, progetti. Ha visto il mondo come altri non l’hanno visto e ha dato al mondo molto di piu’ di quello che ha avuto e visto. Un visionario della bellezza.
Nell’opera che lo ha reso celebre lo scultore rappresenta prima di tutto se stesso, alla conquista dell’America dopo aver lasciato la propria patria: la Sicilia e poi Firenze. E la conquista, l’America: alle prime ore del mattino del 15 dicembre 1989 un Toro pronto alla carica di tre tonnellate e mezzo e lungo 5 metri attraversa New York. E’ di bronzo, costruito prima a pezzi, separati tra loro e poi fusi, e infine finito a mano. E’ l’omaggio non autorizzato a “potenza e coraggio”, necessari all’America per rispondere alle conseguenze del crollo di Wall Street del 1987, il primo dell’era informatica, avvenuto il 19 ottobre, quando a causa di un forte deficit commerciale negli Stati Uniti e di un aumento dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Tedesca, l’indice Dow Jones perse il 22,6% in un solo giorno.
Lo scultore aveva lavorato alla propria opera per oltre due anni – racconta il sito dello scultore siciliano, chargingbull.com – nel proprio laboratorio di Crosby Street a Soho, a Manhattan. “Con alcuni amici – spiega il sito – Di Modica colloca il Charging Bull di fronte al New York Stock Exchange. La notte precedente era andato sul posto per cronometrare il passaggio delle pattuglie di polizia, che avveniva ogni cinque sei minuti. Per piazzare l’opera aveva solo 4 minuti e mezzo, compreso il tempo per fuggire via. Ma la notte dell’operazione, Arturo e i suoi amici trovarono un grande albero di Natale nell’area, fatto installare dal Nyse”.
L’albero sbarrava la strada. “A quel punto Arturo decise di metterlo proprio li’ sotto, com regalo di Natale. Il giorno dopo la notizia di un Toro scatenato nel cuore della finanza mondiale fece il giro del mondo. La scultura fu rimossa alla fine della giornata dal Nyse”, ma gli venne trovata un’area a Bowling Green. E li’ e’ ancora oggi, opera tra le piu’ fotografate dai turisti che arrivano nella Grande Mela, dove “tutti, indipendentemente dalla propria origine, posso avere successo mostrando determinazione e capacita’ di lavorare duramente“.
A fronteggiare il Toro arrivò, 28 anni dopo, “lei, la fearless girl” che “doveva rappresentare la resilienza delle donne nel mondo della Finanza dominato dagli uomini. Lei con le mani sui fianchi, il mento verso l’alto in segno di sfida al toro, all’improvviso tolse prestigio e visibilita’ al toro”, racconta all’AGI la giornalista Tiziana Ferrario, che nella sua carriera e’ stata anche per anni corrispondente della Rai da New York e che aveva scelto quell’immagine come copertina del suo libro “Orgoglio e pregiudizi, il risveglio delle donne ai tempi di Trump” (Chiarelettere).
In quella battaglia rese umana la furia dell’animale scolpito. “Di Modica – spiega Ferrario – disse che il toro fronteggiato dalla bambina era diventato un simbolo negativo mentre prima incarnava la potenza dell’America. Quindi chiese al sindaco di New York spostare la bambina perche’ ne oscurava il prestigio. Il sindaco rispose che ‘se una piccola bambina crea tutte queste polemiche e’ giusto che resti ancora li”, e li’ rimase per un anno. Poi nel novembre del 2018 fu spostata davanti alla Borsa mentre il toro riacquisto’ lo spazio di Bowling green. Insieme avevano una forza diversa. Oggi sia bambina che toro forse hanno un po’ meno fascino, ma Arturo Di Modica quella battaglia l’ha vinta. Ecco, sicuramente e’ stato un grande combattente, un grande scultore, un grande provocatore, un uomo di coraggio”.
“E’ importante credere in se stessi e nel proprio lavoro – disse Di Modica in occasione della consegna del premio Ragusani nel mondo – io non aspetto che la gente che mi commissioni le opere. Spendo i miei soldi, non dormo quasi mai, dormo tre ore e penso… penso anche quando sono a New York. I miei pensieri sono nei tre, quattro lavori prossimi che voglio fare. Investo la maggior parte dei miei soldi nelle opere, in quello che voglio dare alla gente, al pubblico, all’umanita’”. In quella occasione, si era nel 2010, parlo’ di un Cristo di trenta metri che voleva donare l’anno successivo a Ragusa e dei Cavalli dell’Ippari per la sua Vittoria. “Il Cristo guarda la vallata dei figli di Ragusa; i cavalli dell’Ippari sono arrivati a 8 metri. Credo nel mio paese, nella mia provincia e nel futuro. Voglio credere che rimarra’ qualcosa nella storia, di una persona come me, che da sola, a 32 anni e’ andata in America senza aiuto di nessuno, senza sostegno di gallerie e musei, indipendente, fino ad oggi”.
Source: Agi cultura