(AGI) – Le previsioni meteorologiche che hanno fatto entrare in crisi il sistema del Mose, con l’acqua alta che inevitabilmente invaso Venezia, hanno messo a nudo la complessità del sistema di protezione della città. Che azionare le 78 paratoie del Mose non fosse una cosa così semplice lo si era capito già il giorno del test ufficiale, lo scorso luglio, quando a dare il via al sollevamento era stato il premier Giuseppe Conte e si era scoperto che non c’era nessun ‘bottone rosso’ da premere.
Al suo posto, infatti, una serie lunga e complessa di operazioni, test e verifiche da compiere con largo, larghissimo anticipo. Ad iniziare con il test di tutti gli impianti, giunture, parti mobili perché, va ricordato, il Mose lavora ancora oggi e fino a dicembre 2021 in fase provvisoria. Da qui la lunga serie di operazioni da compiere 48, 24, 18, 12, 6 e 4 ore prima del sollevamento. A spiegarle all’AGI è l’ingegner Valerio Volpe, dirigente dell’Ufficio Salvaguardia del Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto.
L’iter che porta al sollevamento delle 78 paratoie nelle tre bocche di porto di Venezia segue, da protocollo, una precisa scansione temporale. Quarantotto ore prima partono gli avvisi emessi alle autorità marittime della Capitaneria di Porto di Chioggia e Venezia e gli avvisi alla Autorità Portuale, Comando dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile. A questo punto ogni tipo di lavoro e manutenzione sull’opera è immediatamente sospeso. Dopo 24 ore si aggiornano le previsioni meteo e si confermano o si ritirano gli avvisi.
Diciotto ore prima scattano le prime ordinanze della Capitaneria di porto per l’organizzare del traffico di imbarcazioni, navi cargo, mezzi di soccorso. Sei ore dopo si monitorano nuovamente le previsioni e la macchina inizia ad entrare nella fase operativa con l’organizzazione delle squadre e dei turni di lavoro. Sei ore prima del via – tempo limite per l’innalzamento delle paratoie – si rivedono le previsione (ora con una tolleranza di 5,6cm al massimo) e si emette l’ordine di sollevamento. Il ‘via libera’ definitivo arriva in questa fase dal provveditore alle Opere Pubbliche Cinzia Zincone e dal commissario al Mose Elisabetta Spitz.
Quattro ore prima infine si iniziano a controllare le valvole, a mettere in moto i compressori e ad azionare gli impianti. Per l’abbattimento delle paratoie, una volta passato il picco di massima, bisogna invece attendere che il livello della marea in laguna e in mare si equivalgano per evitare di provocare nuove onde di marea nel caso in cui il livello in mare sia ancora più alto di quello presente in laguna. Una procedura lunga e complicata, quello di azionamento delle paratie che proteggono Venezia. Un sistema criticato da molti, tra cui il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, che ieri, durante un sopralluogo in piazza San Marco aveva detto senza mezzi termini che occorre “rivedere le regole della cabina di regia”.
Dalla cabina di regia del Mose respingono categoricamente l’accuse che all’origine del mancato azionamento del Mose di ieri ci sia la distanza della catena di comando.”La sottovalutazione del problema di ieri è tutta veneziana dal momento che non è proprio partito l’allerta che avrebbe poi consentito l’azionamento del Mose”, spoegano all’AGI. A dare il via all’innalzamento delle 78 paratoie è infatti un iter estremamente complesso che dovrebbe essere modificato quando inizierà a lavorare la tanto attesa Autorità per la Laguna (ancora da istituire ma decisa dall’articolo 95 del Decreto Agosto).
Nella vicenda interviene anche il presidente della Regione Luca Zaia. “L’ho detto anche il giorno dell’inaugurazione del Mose: bisogna capire – ha detto – chi lo gestisce e secondo me che sono autonomista impenitente il guardiano del territorio è il sindaco che vive lì. Il Magistrato alle acque deve essere il comune di Venezia perché più vicino è il detentore dell’interesse all’interesse meglio riesci a risolvere i problemi”. Così il presidente del Veneto Luca Zaia commentando la mancata attivazione del Mose di ieri nel corso del consueto punto stampa.
E come se non bastasse scende in campo anche l’Autorità portuale per segnalare i disservizi causati dal sistema di paratoie. “Il porto di Venezia sta vivendo delle ore molto difficili poiché si trova a non avere un accesso al mare in presenza del sistema Mose in azione. Solo questa mattina avevamo 8 navi ferme in rada e 9 in laguna in attesa di uscire. Domani, alla luce delle previsioni che ci sono state comunicate, prevediamo che circa una decina di navi dovranno modificare i propri orari per evitare di rimanere ferme”, spiega il commissario straordinario Pino Musolino. “Purtroppo si sta realizzando tutto quello che avevamo previsto negli ultimi anni: senza una conca di navigazione funzionante che permetta alle navi di entrare ed uscire nella laguna anche con le barriere del Mose sollevate i porti di Venezia e Chioggia non possono resistere a lungo e sono destinati a perdere competitività” .
Vedi: Un Mose 'difficile', procedura complicata e gestione da rivedere
Fonte: cronaca agi