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Un anno di mercati: focus su tagli tassi e soft landing

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Quest’anno i mercati viaggiano col vento in poppa, ma l’anno prossimo il rally potrebbe interrompersi, o ridimensionarsi perché tutto dipenderà da quanto taglieranno i tassi le banche centrali e da come andrà l’economia, ovvero se ci sarà un soft landing o una recessione. Quest’anno i mercati sono andati bene, anzi molto bene, tenendo conto che nel 2022 sia l’azionario, sia l’obbligazionario erano scesi vistosamente e quindi è stato un ‘mezzo disastro’. Tuttavia nel 2023 le cose sono andate diversamente dall’anno passato. Quest’anno infatti solo la Cina ha deluso, perché sarà l’unico mercato che chiuderà l’anno col segno meno, mentre tutte le altre Borse viaggiano in doppia cifra, anzi termineranno il 2023 con rialzi intorno al 20%. Al momento, Wall Street è sui massimi storici, con lo S&P 500 che guadagna il 22% dall’inizio dell’anno, il Dow Jones l’11,9% e il Nasdaq quasi il 40%. Anche i listini europei hanno messo il turbo, col Dax di Francoforte che ha chiuso il 2022 sotto i 14.000 punti e ora sta a 16.700 punti, il che in termini percentuali significa un rialzo intorno al 20%. Difficile dunque che a fine anno il Vecchio Continente possa chiudere con un rialzo inferiore a questa soglia, anche se le previsioni vanno un po’ prese con le molle, visto che l’anno scorso proprio sulla Cina, di questi tempi gli analisti pronosticavano guadagni vertiginosi, perchè Pechino aveva messo la parola fine a tre anni di restrizioni anti-Covid e dunque scommettere sulla Cina sembrava l’unica cosa sicura. Ora gli analisti puntano su un soft landing negli Usa e quindi su tagli vistosi dei tassi della Fed, il che significa un trend rialzista sia dell’azionario, sia dell’obbligazionario. Tuttavia in caso di recessione, la narrazione cambierebbe drasticamente e il rischio di una recessione, più o meno vistosa negli Usa l’anno prossimo, non è del tutto da escludere, per cui meglio andarci cauti con le previsioni. Ma andiamo al sodo.
Quest’anno Wall Street vola, grazie al traino dell’intelligenza artificiale, mentre l’Europa cresce, ma non tanto grazie all’high tech, quanto sulla scia del settore finanziario, che ha visto le banche rialzare i profitti, grazie all’aumento dei tassi. E nel 2024? Passiamo la parola a un esperto: l’amministratore delegato uscente di Morgan Stanley, James Gorman, ritiene che i mercati finanziari “decolleranno” una volta che gli investitori saranno sicuri che la Federal Reserve avrà finito di alzare i tassi di interesse. “Nel momento in cui la Federal Reserve segnalerà concretamente di aver smesso di aumentare i tassi, per non parlare del momento in cui taglieranno i tassi per la prima volta, i mercati decolleranno. E ora siamo proprio al centro di dove si svolgerà quell’azione” prevede Gorman, amministratore delegato uscente di Morgan Stanley, il quale, intervistato dal Financial Times, al termine di un mandato di 14 anni, lascia questa prospettiva ottimistica al suo successore, Ted Pick, confessando, tra l’altro, che i mercati finanziari, specie quelli dell’investment banking, hanno faticato ad adattarsi alla campagna aggressiva della Fed per eliminare l’inflazione e che ora gli investitori stanno digerendo i messaggi contrastanti lanciati dai funzionari della Fed su quando inizieranno i tagli dei tassi. Quello che è certo, nota Vincenzo Bova, senior strategist di Mps, è che “l’economia ha tenuto bene, nonostante l’aggressività delle banche centrali”, “nonostante la crisi delle banche regionali statunitensi a marzo” e “nonostante l’impennata dei rendimenti dei Treasury che c’è stata da luglio in poi”. Poi, a ottobre, i mercati hanno anche assorbito senza grossi traumi la guerra tra Israele e Hamas, che non si allargata a livello regionale e quindi non ha influenzato i corsi del prezzo del petrolio. “Quest’anno – spiega Bova – a differenza di quanto succede di solito, le Borse sono salite quando scendeva l’obbligazionario e viceversa. Normalmente succede o contrario, ma quest’anno tutto è dipeso dalle mosse delle banche centrali”, sono state loro l’ago della bilancia.
“Ora – commenta Bova – siamo in una situazione di euforia dei mercati, i quali fanno ‘orecchie da mercante’ ai moniti dei banchieri centrali”. Sui mercati stiamo assistendo a una sorta di alternanza tra ottimismo dei trader e prudenza dei banchieri centrali, il che crea notevoli incertezze, seppure in un clima generale sostanzialmente rialzista. Al momento oltre il 70% dei trader si aspetta ancora che i tassi Usa inizieranno a scendere già a marzo, nonostante i banchieri americani stiano lottando contro questo eccessiva esuberanza. “Tuttavia – commenta Bova – c’è il rischio che l’azionario inizi con il piede storto il 2024, perché se le banche centrali non taglieranno a marzo, o nei primi mesi dell’anno prossimo i tassi, finiranno per rovinare la festa ai mercati. Insomma, tutto dipenderà da quanto l’economia riuscirà a reggere l’impatto dei rialzi dei tassi e da quanto effettivamente le banche centrali taglieranno i tassi. E’ questo il grosso punto interrogativo a cui andiamo incontro. La mia impressione è che il mercato abbia un po’ esagerato con l’ottimismo, specie la Bce. Non penso che la banca centrale europea taglierà i tassi a marzo. E’ troppo presto”. Insomma, l’inizio del 2024 dipenderà molto dalle mosse delle banche centrali e dai livelli dell’inflazione, mentre nella seconda parte dell’anno l’ago della bilancia si sposterà di più sull’andamento dell’economia. “Lo scenario di soft landing – dice Bova – è quello che si aspettano i mercati, ma io prevedo che nella fase centrale dell’anno ci sarà qualche difficoltà in più, un’economia più frenata e un mercato più volatile”. Difficile dire se questo si tramuterà in una forte correzione o meno. le incognite da tenere in considerazione sono troppe. Quello che è certo è che c’è una considerazione tecnica da prendere in considerazione. Jerome Powell ha previsto dei tagli dei tassi l’anno prossimo. Questo significa che un operatore che non ha comprato non può tirarsi indietro e deve comprare a fine anno. A Wall Street c’è un termine specifico per designare tutto ciò ed è: ‘Fomo’, che è l’acronimo di una ‘fear’, la paura di restare fuori, di perderti il rally. Ecco perché in questa fase Wall Street sale tanto, non è una scommessa al rialzo, è una sorta di obbligo: da ottobre il mercato sale e molti investitori sono stati costretti ad adeguarsi al rally, hanno dovuto comprare, anche se non è detto che duri. “Diciamo coì – spiega Bova – l’anno prossimo i primi tre mesi saranno decisivi per capire se il mercato si sbaglia o meno su quello che faranno le banche centrali sui tagli dei tassi. Poi tutto dipenderà da come andrà l’economia negli Stati Uniti”, ovvero se ci sarà un soft landing, o una recessione. “E il mercato – pronostica Bova – al momento scommette su un soft landing”. (AGI)
RMS/PIT