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Un aereo dei marines è precipitato durante un'esercitazione Nato

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AGI – Un aereo militare statunitense con quattro persone a bordo è precipitato nel nord della Norvegia, mentre prendeva parte alle esercitazioni militari della Nato ‘Cold Response’. Il velivolo V-22 Osprey, un convertiplano che combina la capacità di portanza verticale dell’elicottero con la velocità e l’autonomia di un convenzionale velivolo ad ala fissa, era scomparso in una zona in cui imperversava il maltempo.

I quattro marines americani a bordo hanno perso la vita nello schianto. La polizia è giunta nell’area dell’incidente solo alle 01:30 di notte. L’aereo era in missione di addestramento nell’ambito delle manovre che dureranno fino al 1 aprile, mirano a testare la capacità della Norvegia di ricevere rinforzi esterni in caso di aggressione da parte di un paese terzo, ai sensi dell’articolo 5 della Carta della Nato che obbliga tutta l’alleanza a venire in soccorso di un membro aggredito.

La più imponente esercitazione Nato dell’anno

È la più grande esercitazione Nato dell’anno, per dimostrare la sua capacità di venire in soccorso, se necessario, dei Paesi nordici. Cold Response 2022 coinvolge circa 30 mila soldati, 200 aerei e 50 navi provenienti da 27 paesi. I soldati dovranno dimostrare di essere in grado di combattere a terra, in mare e in aria nel gelido clima dell’Artico, anche alle alte latitudini.

Le esercitazioni erano pianificate da molto tempo ma l’invasione russa dell’Ucraina attribuisce loro particolare importanza. “L’esercitazione è estremamente importante per la sicurezza della Norvegia e dei suoi alleati: ci alleniamo per rafforzare la Norvegia per i suoi alleati”, aveva dichiarato lo scorso 12 marzo a France Presse il ministro della Difesa norvegese, Odd Roger Enoksen, “non si svolge a causa dell’attacco lanciato dalle autorità russe all’Ucraina, ma il contesto la rende più significativa”.

All’operazione Cold Response, che durera’ fino al 1 aprile, partecipano anche partner ufficialmente non allineati ma vicini alla Nato: Svezia e Finlandia. “È un incontro del tutto naturale, forse ora più che mai: allenarci insieme per mostrare la nostra capacità e la nostra volontà di difendere i nostri valori e il nostro modo di vivere”, ha affermato il capo delle operazioni del comando norvegese, il generale Yngve Odlo, che dirige le manovre. 

Sul lato russo del confine russo-norvegese, esteso per 196 chilometri nell’Artico, si trova la penisola di Kola, che ospita la potente Flotta del Nord, un’enorme concentrazione di armi nucleari e innumerevoli installazioni militari. “Al momento non vi è alcuna minaccia militare esplicita contro la Nato o il territorio norvegese”, afferma Enoksen, “tuttavia, la situazione in Europa non è stata cosi’ imprevedibile per molto tempo”.

Il dissenso di Mosca

A scanso di equivoci, l’esercitazione Cold Response, dal carattere “puramente difensivo”, assicura il ministro, è stata debitamente comunicata a Mosca, dal cui territorio mantiene un’adeguata distanza. Il generale Odlo ha incontrato il vice ammiraglio Aleksandr Moiseyev, comandante della flotta settentrionale, ma la Russia si è rifiutata di inviare osservatori. “Il rafforzamento delle capacità militari della Nato vicino ai confini della Russia non contribuisce a rafforzare la sicurezza della regione”, ha affermato l’ambasciata russa a Oslo. In passato, Mosca ha reagito a esercitazioni simili disturbando i segnali Gps o annunciando test missilistici, impedendo così l’accesso allo spazio aereo e marittimo internazionale.

L’invasione dell’Ucraina ha sorpreso molti esperti e alcuni ora si chiedono se, nella sua nostalgia per il passato sovietico, il presidente russo Vladimir Putin possa puntare ad altri territori dell’ex Urss, come gli stati baltici. Cold Response “ci permette di perfezionare la nostra formazione, mostrare la nostra unità, la nostra volontà di lavorare insieme in ambienti difficili che potrebbero essere gli ambienti che conosciamo più a Est”, ha spiegato il generale francese Yvan Gouriou del Rapid Response Corps – Francia.

“L’esercitazione ha tutta la sua rilevanza nel quadro attuale”, insiste Goriou, il cui Paese guida quest’anno la forza di reazione rapida della Nato. Inizialmente il numero dei soldati mobilitati per l’esercitazione Cold Response era stato fissato a 40.000 ma le emergenze sanitarie e geopolitiche, con importanti distaccamenti inviati sul fianco orientale della Nato, ne hanno ridotto le dimensioni. La portaerei statunitense Harry Truman e la sua scorta, ad esempio, sono rimaste nel Mar Egeo, da dove contribuiranno alla sorveglianza del cielo tenendosi non lontano dall’Ucraina. 

Source: agi


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