Berlino, ultime ore pomeridiane di un nefasto 29 giugno 2024.
I calciatori della meritevole squadra Svizzera hanno fatto giustizia della pochezza atletica e della tendenza abulica e scompensata della squadra made in Italy, un agglomerato di pseudo giocatori professionisti complessivamente ben poco apprezzabili, per come unanimemente scandito dalla stampa e dal mondo dei media.
Fatta questa premessa e non trascurando di prendere in osservazione le palesi responsabilità dell’indefinibile, irresoluto e spaesato “maestro di camera” (alias “commissario tecnico” o “allenatore” che dir si voglia), il decantato ex taumaturgo Luciano Spalletti, non rimane che tirare le somme, almeno sommariamente:
1- se nelle partite precedenti non ci fosse stato il fortuito intervento, “extra gioco”, di una oltremodo generosa “dea bendata”, la rabberciata squadra “azzurra” sarebbe stata eliminata ancora prima della partita con la Svizzera e avrebbe dovuto, già da parecchi giorni, prendere l’aereo del ritorno in Patria con tanto di pive nel sacco; basta e avanza fare riferimento all’incerto scorrere dei fatidici 90 minuti degli incontri prima disputati;
2 – le poco realistiche valutazioni qualitative in capo a determinati componenti della folta “armata Brancaleone”, impropriamente chiamata “squadra di calcio nazionale” (fatti salvi, a titolo personale, taluni meritevoli giocatori dei quali è superfluo fare i nomi), non sono state suffragate sul campo, contrariamente a quanto strombazzato ai quattro venti da chi magari aveva un probabile “interesse” a farlo;
3 – i “moduli” e gli “schemi” adottati per lo schieramento di squadra sono stati più d’una volta variati alla meno peggio, inspiegabilmente mantenendo tuttavia, nell’assegnato ruolo di attaccante, un certo giocatore abbondantemente “tatuato” che, a fronte di eclatanti errori o di poca incisività tecnica, sin dall’inizio aveva dimostrato scarsa capacità reattiva, per non dire palese insufficienza;
4 – le sostituzioni in corso gara, svogliatamente e disordinatamente decise dal famoso super regista (per sua fortuna già da tempo aveva perso i capelli, altrimenti avrebbe corso il rischio di vederseli irreversibilmente imbiancare in questa oscura circostanza) non hanno risolto alcun problema di fondo, specie per quanto riguarda la congenita debolezza del centro campo e dell’attacco ove, non si capisce a fronte di quale recondita motivazione, è stato lasciato “in ruolo” il pressoché inutile giocatore prima citato che tutto ha fatto tranne che dimostrare di saper giocare al calcio; sta di fatto che, per effetto del suo ricorrente e palese impappinarsi in materia di riflessi tempistici e tecnici, più d’una buona occasione è sfumata nel nulla;
5 – è stato come se la “nazionale azzurra” avesse in organico 10 e non 11 giocatori;
6 – tutto ciò a prescindere dalla stentata azione collettiva di velocizzare il gioco, di effettuare mirati e calibrati passaggi, di mantenere il possesso palla; uno spettacolo a dir poco sconvolgente e per molti versi da zero in pagella;
7 – senza avere un animo di condividere alcuna insinuazione, potrebbe darsi che fra i risvolti di un simile disastro agonistico ci sia anche la componente tutta italiana dell’individualismo incontrollato, del volersi porre in mostra più con comportamenti soggettivi che con concreta integrazione nel gioco di squadra; senza dire della ipotesi maldestramente avanzata da qualche collezionista di scandali nazionali riguardo a interessi più o meno occulti (quotazione dei giocatori posti in vetrina nella Nazionale) o, in aggiunta, di più o meno taciti accordi con i “club” interessati in merito alla inamovibilità di taluni cosiddetti “titolari”; pur se stavolta il gioco non è valsa la candela e il tutto è rimbalzato, alla stregua di un “boomerang”, addosso a chi ha tenuto il banco;
8 – nel corso della odierna lacunosa e alquanto ambigua “conferenza stampa”, tenuta dal Presidente della F.I.G.C., Gabriele Gravina e dal commissario tecnico della Nazionale, Luciano Spalletti (auto dichiaratosi responsabile di taluni errori), alcun dubbio è stato sciolto e con evidente poco rispettosa e compunta nonchalance si è deciso di andare avanti senza cambiare treno e conducenti;
9 – chissà se, a questo punto, il fastoso e oneroso “cerimoniale” del Quirinale contempli anche la possibilità (magari solo per “par condicio”) di ricevere in pompa magna il gruppo dei pusillanimi “espulsi” dal torneo di calcio in corso in Germania, magari offrendo loro, a titolo di incoraggiamento, una qualche “medaglia” di latta o d’altro equivalente materiale.
di Augusto Lucchese