La libertà di stampa è in declino in tutta l’Unione europea ed è “pericolosamente vicina al punto di rottura” in diversi Paesi, secondo il rapporto di un importante rete per le libertà civili, che denuncia minacce diffuse contro i giornalisti e attacchi all’indipendenza delle emittenti pubbliche.
La Civil Liberties Union for Europe (Liberties), con sede a Berlino, ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla libertà dei media, compilato con 37 gruppi per i diritti umani in 19 Paesi: sostiene che le tendenze allarmanti identificate nel 2022 sono persistite nel 2023, ma rileva anche che la nuova legislazione Ue può offrire speranza in un miglioramento.
“La libertà dei media è chiaramente in costante declino in tutta l’Ue, in molti Paesi a causa di danni deliberati o negligenza da parte dei governi nazionali”, ha affermato Eva Simon, responsabile senior per la difesa dei diritti presso Liberties, come riporta il Guardian.
“Il declino della libertà dei media va di pari passo con il declino dello stato di diritto. C’è una stretta correlazione tra i due. Questo è il programma dei regimi autoritari”, ha aggiunto Simon.
Lo scorso anno, il panorama della stampa europea ha continuato a essere segnato da una forte concentrazione della proprietà dei media, da norme inadeguate sulla trasparenza della proprietà e da numerose minacce all’indipendenza e alle finanze dei media pubblici, denuncia Liberties. La rete per le libertà civili ha inoltre documentato molteplici casi di minacce, intimidazioni, sorveglianza e violenza contro i giornalisti in diversi Stati membri, nonché restrizioni alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni in tutta l’Ue. Liberties ha raccomandato alla Commissione europea di monitorare da vicino l’attuazione da parte degli Stati membri del nuovo European Media Freedom Act, che secondo Simon, nonostante i suoi compromessi, ha creato una base giuridica per migliorare la libertà di stampa.
“Molto dipenderà dai governi e dalle autorità nazionali, ma la legge significa che ora i casi possono essere portati davanti a un tribunale europeo che deciderà cosa significhino realmente l’indipendenza dei media, la sorveglianza dei giornalisti e così via”, ha affermato.
I giornalisti in Paesi come Croazia, Francia, Germania, Grecia e Italia hanno subito attacchi fisici nel 2023, afferma il rapporto, e in Ungheria e Slovacchia i cronisti hanno dovuto affrontare abusi e minacce da parte di politici eletti. In particolare, per l’Italia è messo in rilievo la “suscettibilità del servizio pubblico a ingerenze da parte del governo”, ricordando che il “Media Pluralism Monitor 2023 colloca il nostro Paese tra quelli in cui “l’indipendenza dei media del servizio pubblico sono i più minacciati”. Altro aspetto critico per l’Italia è rappresentato dall'”aumento del numero di cause legali utilizzate da personaggi politici nel tentativo di prendere di mira i critici del governo”.
La concentrazione della proprietà di testate giornalistiche è rimasta elevata in Croazia, Francia, Ungheria, Polonia, Paesi Bassi e Slovacchia, con molte società di media possedute solo da pochi individui, una situazione che minaccia il pluralismo dei media e aumenta il rischio di parzialità. In Germania, Ungheria, Lituania e Paesi Bassi, i giornalisti critici nei confronti del governo si sono trovati esclusi da conferenze stampa o altri eventi ufficiali, oppure si sono visti negare i documenti a cui avrebbero dovuto avere accesso.
In Slovacchia, il primo ministro populista Robert Fico ha “interrotto ogni comunicazione” con quattro media accusati di “manifestare apertamente atteggiamenti ostili”. Il suo governo ha approvato questo mese un controverso disegno di legge volto a riformare l’emittente pubblica Rtvs. In Ungheria, i media del servizio pubblico sono già “così completamente sotto il giogo del governo” che la loro produzione è “caratterizzata da resoconti parziali e unilaterali, sempre in linea con gli interessi del partito al potere Fidesz”, si legge nel rapporto di Liberties.(AGI)
RED