L’Europa nel corso degli ultimi 25-30 anni ha fatto l’errore di puntare sul terziario, i servizi, abbandonando l’industria, il secondario. In questo modo diventa assolutamente difficile la competizione con colossi come Cina, Stati Uniti, India. Lo ha sottolineato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, partecipando all’evento
organizzato dalla Luiss e Il Messaggero ‘Sovranita’ tecnologica, la grande sfida e l’estrema urgenza’. “Non Possiamo paragonare l’Europa alla Cina o agli Stati Uniti – ha argomentato l’ad di Eni – perché l’Unione europea rappresenta un gruppo di Stati con lingue e culture differenti”. L’Europa ha rallentato nel corso degli anni: nel 2000 era prima come crescita del Pil rispetto agli altri competitor, “da allora però, non cresce più o lo fa molto più lentamente”, ha evidenziato il manager ricordando come “negli ultimi 30 anni l’Ue ha puntato sul terziario: compriamo da terzi e vendiamo qua. L’import è aumentato in maniera fortissima, non c’è più l’industria, è un fatto culturale. Abbiamo fatto la scelta più comoda”, ha osservato Descalzi. Ma anche una scelta senza prospettiva. “Nel terziario si possono fare molti soldi, investendo poco. Si è presa questa strada ma tanti settori sono stati chiusi, pensiamo alla chimica o all’acciaio. Si può recuperare? C’è l’isterisi, ovvero non si può fare lo stesso percorso, non si può tornare indietro, c’è un’ area che si è persa e siamo rimasti indietro”. (AGI)