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Ucraina: accordo tregua parziale. Nodo sanzioni

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L’accordo c’è, almeno sulla carta. Anzi su due carte visto che l’intesa per una tregua parziale tra Russia e Ucraina nel Mar Nero è stata annunciata dalla Casa Bianca con due comunicati separati. Ma neppure un paio d’ore dopo che i dettagli concordati a Riad sono stati resi ufficialmente noti, sono iniziati di nuovo i distinguo. Nodo centrale, le sanzioni ai prodotti agricoli russi: Mosca pretende che siano revocate prima di far tacere le armi, Kiev non vuole neppure sentirne parlare.
Cinque i punti dell’intesa raggiunta nei negoziati triparti, con il presidente russo Vladimir Putin da una parte, l’ucraino Volodymyr Zelensky dall’altra e Donald Trump a fare da mediatore, come si legge nelle dichiarazioni quasi fotocopia diramate dalla Casa Bianca, una congiunta Usa-Ucraina e l’altra congiunta Usa-Russia.
Quattro capitoli sono identici nelle due versioni. Al primo, si è concordato di garantire una navigazione sicura, eliminare l’uso della forza e prevenire l’uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero.
Al terzo di dice che saranno messe a punto misure per attuare finalmente l’accordo per fermare gli attacchi contro gli impianti energetici di Russia e Ucraina, rimasto lettera morta finora.
Al quarto si assicura che le parti accolgono con favore i buoni uffici dei paesi terzi al fine di sostenere l’attuazione degli accordi in materia di energia e di navigazione.
Infine, le parti continueranno a lavorare per raggiungere una pace duratura.
Ma è il secondo punto, diverso nei due comunicati, ad avere scatenato immediate reazioni.
Nella versione Usa-Ucraina, si legge che gli Stati Uniti rimangono impegnati a contribuire allo scambio di prigionieri di guerra, al rilascio dei detenuti civili e al ritorno dei bambini ucraini trasferiti con la forza. E fin qui nessun problema.
Nella versione Usa-Russia, si dice che Washington “contribuirà a ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti, a ridurre i costi dell’assicurazione marittima e a migliorare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per tali transazioni”. Traduzione immediata, che ha provocato le ire di Kiev: gli Usa si adopereranno per far revocare le sanzioni nel settore agricoltura.
E che l’interpretazione fosse corretta lo ha confermato il Cremlino. La Russia è in attesa della “revoca delle sanzioni”, in particolare quelle imposte alla sua grande banca agricola Rosselkhozbank, su alcuni “produttori ed esportatori di prodotti alimentari e fertilizzanti”, nonché quelli rivolti alle “compagnie di assicurazione”, ha chiarito una nota.
Zelensky ha fatto subito muro. “Faremo la nostra parte per attuare gli accordi”, ha detto, che sono “un passo nella giusta direzione” anche “se è troppo presto per dire se funzioneranno”. Detto questo, Kiev non ha condiviso l’annuncio dell’amministrazione americana sulla riapertura dei mercati mondiali ai prodotti agricoli russi.
“Pensiamo che sia un indebolimento della posizione e un indebolimento delle sanzioni”, ha chiarito. Zelensky ha poi ammesso che l’Ucraina non è stata messa la corrente di questa parte dell’intesa: “Non conosciamo ancora i dettagli, “è un’opzione sollevata dalla parte americana” a Riad.
Altra questione, l’area di cessate il fuoco nel Mar Nero. E su questo è intervenuto il ministro della Difesa Rustem Umerov. “Ogni movimento delle navi militari russe al di fuori della parte orientale del Mar Nero costituirà una violazione dello spirito di questo accordo”, ha spiegato, e “l’Ucraina avrà pieno diritto di esercitare il diritto all’autodifesa”.
Tutti d’accordo invece che la tregua, che sia marittima o oer gli impianti energetici, sia monitorata da Paesi terzi. “Qualcuno dall’Europa o, per esempio, la Turchia possono essere coinvolti nella parte marittima e forse qualcuno dal Medio Oriente sulla parte energia”, ha sottolineato Zelensky. Su questo, ha grandi attese per la riunione della ‘coalizione dei volenterosi’ convocata giovedì a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron: “Vogliamo capire chi è pronto a mettere in atto le garanzie di sicurezza”.
Nonostante nel testo concordato con gli Stati Uniti anche la Russia abbia accolto l’idea, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha avuto al solito parole sprezzanti verso i leader europei che si sono intestati l’iniziativa: “Sono sognatori che dimostrano ogni giorno il loro completo fallimento” e “la loro totale incompetenza politica”. (AGI)