Non solo la scoperta del cadavere a pezzi della vittima ma anche le testimonianze dei vicini di casa hanno portato a una svolta col fermo, seguito da una stringata confessione, di Domenico Livrieri, 46 anni, ritenuto l’autore dell’omicidio di Marta Di Nardo, 60 anni, scomparsa dalla sua casa milanese di via Pietro da Cortona. Lei stava alla scala D, lui in quella C e da qualche tempo avevano cominciato a frequentarsi. Entrambi in cura per problemi psichiatrici.
“L’ho colpita al collo e poi l’ho tagliata in due con un coltello da cucina” ha raccontato l’uomo ai carabinieri. L’avrebbe fatto proprio il 4 ottobre, quando il figlio della vittima si è presentato in caserma per denunciare che non si trovava. “Mamma ha dei disturbi psichiatrici, io la vedo due-tre volte all’anno, sono stato avvisato che non si hanno più tracce di lei dal servizio di salute mentale”.
L’analisi dei tabulati telefonici rivela che l’ultima conversazione telefonica tra i due avviene alle 8.28 del 4 ottobre. Lui la chiama, da quel momento l’utenza di Marta ammutolisce per riaccendersi alle 18.38 ma non si registrano più né conversazioni, né messaggi. – Decisivo il contributo degli abitanti del palazzo. Sentita come persona informata sui fatti, la custode ha messo a verbale che il 17 ottobre Livrieri, alla domanda se la sua compagna fosse tornata, le aveva risposto: “No, non è tornata, però se torna la curo io”. L’ascolto della portinaia e dei vicini offre a chi indaga altre informazioni interessanti. La prima, che definisce Di Nardo “una signora tranquilla”, nota Livrieri salire e scendere dall’abitazione della donna con due valigie, una rossa, che si porta in casa, e una blu che lascia vicino al gabbiotto all’ingresso. La portinaia e un inquilino aprono quella blu, “dentro c’erano dei vestiti da donna”. Sempre il 17 ottobre, verso sera, un’altra condomina segnala ai carabinieri di aver visto Livrieri “scendere con uno zaino grande e pesante”.
Ieri, la svolta. I militari arrivano nello stabile. Un altro vicino gli ha riferito che la luce nell’appartamento della donna era accesa e che aveva visto lui aggirarsi nell’appartamento di lei. Gli investigatori trovano i sanitari del 118 impegnati a gestire un uomo molto agitato che è proprio Livrieri, subito interrogato. “La conosco da un mese, l’ultima volta ci siamo visti il primo ottobre per una colazione insieme, lei mi ha detto che sarebbe andata a ritirare la pensione. Io poi sono andato a Malpensa a fare un giro perché non stavo bene e ho lasciato il mio cellulare in pegno al tassista perché non avevo denaro per pagare la corsa e gli ho detto di contattare mia sorella per il saldo del debito”. Dentro la casa di Livrieri, risaltano quelli che il pm Leonardo Lesti definisce i “gravi indizi di colpevolezza”. Prima il sangue individuato dal luminol, poi la scoperta del cadavere nel soppalco, tagliato all’altezza della vita. Nel bilocale ci sono anche il cellulare della donna e, in un giaccone nell’armadio della camera da letto, un libretto postale, una carta Postamat e due carte PostePay intestate a lei. Livrieri, che ha precedenti con la giustizia, è a San Vittore con le accuse di omicidio volontario a scopo di rapina, occultamento e vilipendio di cadavere aggravato dalla mutilazione. (AGI)
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