AGI – “Su i braccioliii, giù i braccioliiiiii”. Per affrontare il Festival di Sanremo “più difficile di sempre” come viene annunciato nel siparietto di inizio puntata con tanto di nero televisivo intonato al momento cupo e scongiuri di coppia con Amadeus, Fiorello ha superbamente tirato fuori i colpi fondamentali del suo passato da animatore di villaggio turistico, parlando alle poltroncine rosse in crisi abbandonica da spettatori.
Dopo il serio sermoncino del direttore artistico, preceduto pure dal segno della croce in cima alle scale (“ho fatto questo Festival rispettando ogni norma di sicurezza e pensando al paese reale che si sta ritrovando, non ho spettatori in sala, avrò applausi registrati ma mi rincuora pensare che siano i vostri applausi da casa”), lo showman detta la linea vincente di questo Festival surreale, quella di trasformare i limiti dettati dal protocollo sanitario in un profluvio di gag: “Sto facendo dad, il deficente a distanza”.
Non ci sono gli spettatori, i dirigenti Rai, i conduttori, le conduttrici piazzate in favor di telecamera nelle prime file? No problem, lui si rivolge alle poltroncine rosse (“su i braccioli, giù i braccioli, a sinistra i braccioli, a destra i braccioli, oddio una poltrona si sta sentendo male, c’è un artigiano della qualità in sala?) promettendo loro che farà il suo Festival per loro: “Voi, poltrone rosse mi darete tanto, e mi rivolgo a voi perché non avete mai potuto vedere il Festival, vi siete beccate la parta peggiore degli spettatori”, attacca Fiorello, costringendo Amadeus a dire didietro con più forza citando Dante e il suo “Ed elli avea del cul fatto trombetta” e buttandola quindi in satira politica: “Una poltrona senza c..o è come Zingaretti senza la D’Urso”.
Nella scenografia ad astronave protesa verso un futuro (si spera) migliore firmata Castelli padre e figlia, il pubblico, poltroncine a parte, è interpretato dall’orchestra tutta mascherinata “e magari conviene pure” fa notare Fiorello che fa di tutto per buttarla in caciara, tra “i fiori alle artiste che non si possono toccare perché il protocollo lo vieta”, come la busta con i nomi dei vincitori “Fermo Amadeus, non puoi toccare niente!”.
Segue passeggiata tra le poltroncine saltellando mano nella mano con “il congiunto” Amadeus e la canzoncina a tema sanremese cantata in coppia dove spunta pure “E’ quasi primavera, ci han tolto pure la nave da crociera” (è quella dove inizialmente la Rai voleva blindare il pubblico una volta fuori dall’Ariston, bocciata dal comitato tecnico scientifico).
Ci pensa Amadeus a riportare i telespettatori alla triste condizione di reclusi in obbedienza al coprifuoco. E’ il momento di Diodato, il vincitore dell’edizione dello scorso anno, e del suo ingresso preceduto dalla foto ricordo della premiazione, con l’artista sorridente tra Fiorello e Amadeus: “Era l’8 febbraio di un anno fa, e questa è stata l’ultima immagine felice di un intero Paese”. La depressione sul divano di casa monta, meno male che prima che Diodato canti i tre si rimettono in posa, tali e quali a un anno fa, come nella foto.
Per evitare contatti pericolosi (ma soprattutto per buttarla in caciara) i fiori non vengono consegnati ai vari artisti come tradizione e il cantante li preleva con le sue mani: in questa 71° edizione sono adagiati su un carrello di plastica trasparente spinto da Fiorello in versione cameriere da room-service. Al posto dei bolliti, i mazzi sanremesi.
Alla gag delle poltrone si associa anche Matilda De Angelis, la prima co-conduttrice del Festival, che al” buonasera poltrone” aggancia anche un “buonasera pubblico di pigiamini a casa”. Mai toccare e toccarsi è il mantra-tormentone del Festival e l’attrice che ha fatto sesso selvaggio con Hugh Grant in ‘The Undoing” si adegua: il cartoncino con i nomi degli artisti da presentare lo sfila lei dalla giacca di Amadeus.
“Fino allo scorso anno dovevamo ricordarci delle chiavi, degli occhiali quando uscivamo di casa, adesso non possiamo mai dimenticare la mascherina”. Amadeus annuncia così l’arrivo sul palco di Alessia Bonari l’infermiera simbolo della lotta al Covid, protagonista della foto di fine turno con il volto spossato e solcato dalla mascherina.
“Era il 9 marzo del 2020” e a distanza di un anno Alessia responsabilizza e rincuora gli italiani indivanati: “Bisogna stare attenti, non bisogna abbassare la guardia, ma ce la faremo”.
è una delle migliori trovate di questo Festival privato del pubblico: andare a ripescarlo nelle immagini degli anni felici. “Abbiamo una standing ovation per Loredana Bertè? Datemi quella del ’94”. Eccola, con il pubblico in piedi e gli applausi veri, quando ci toccava, baciava, abbracciava. E le poltroncine rosse servivano solo accogliere i c…i degli spettatori.