AGI- È una vittoria del presidente sardista Christian Solinas il via libera, a maggioranza, del disegno di legge 107 che gli consentirà di esercitare un controllo pressoché totale sull’amministrazione regionale della Sardegna, attraverso una serie di incarichi apicali di natura fiduciaria che potranno essere affidati a esterni. La legge è stata approvata in Consiglio regionale, dopo una battaglia fra centrodestra (forte di 38 voti, sulla carta, contro 21) e opposizione durata due mesi – un tempo record nella storia autonomistica dell’isola – e con tanto di occupazione dell’Aula e bagarre notturna.
Il testo istituisce una struttura verticistica che risponderà direttamente al presidente della Regione: costo annuale stimato, circa 3,6 milioni di euro, 2,6 in meno rispetto ai 6 milioni 91 mila euro indicati nella relazione tecnico-finanziaria iniziale. Soldi che serviranno a pagare 4 superdirigenti (in particolare un Segretario generale e tre capi di altrettanti nuovi dipartimenti) e fino una ventina di nuovi consulenti e una quarantina di funzionari della pubblica amministrazione in distacco in più. Ogni consulente costerà circa 134 mila euro l’anno.
Secondo le minoranze, il costo totale è stimato per difetto e finirà per superare i 6 milioni previsti in origine e per costringere a variazioni di bilancio quando la Giunta avvierà le assunzioni.
Grazie ad alcuni emendamenti votati dalla maggioranza, Solinas potrà rimuovere, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, direttori generali e componenti degli uffici di gabinetto, nominati a inizio legislatura e ora non più graditi, soprattutto dopo lo scandalo del ‘pranzo di Sardara’: la riunione fra una quarantina di politici, manager della Regione e della sanità e militari, fra i quali l’ormai ex portavoce del presidente, Mauro Esu, interrotto dalla guardia di finanza il 7 aprile scorso, in piena zona arancione. C’è un’inchiesta della procura di Cagliari che ha iscritto nel registro degli indagati, tra gli altri, i direttori generali del Corpo forestale regionale, Antonio Casula, e dell’agenzia Forestas, Giuliano Patteri. L’oramai famigerato convivio ha esasperato, a piu’ riprese, i toni del già aspro dibattito in Aula.
Secondo Solinas, il ddl 107 “è la prima picconata a un sistema che non è più tollerabile”, come ha dichiarato in un’intervista a ‘La Nuova Sardegna’, in cui si è detto convinto della necessità di “fare chiarezza, riportare una linea certa di demarcazione tra potere politico delle istituzioni democraticamente elette e il potere burocratico”. In Aula, invece, il presidente non ha mai preso la parola a sostegno del provvedimento, che formalmente fa capo all’assessora leghista al Personale, Valeria Satta.
Dai banchi dell’opposizione Pd, Progressisti, LeU e M5S si sono spesi con un serrato ostruzionismo per bloccare l’avanzata di una legge ribattezzata “poltronificio”, di cui hanno contestato l’impianto, in linea coi sindacati del sistema Regione, e i costi. “Manca la copertura finanziaria per almeno una quarantina delle figure previste”, hanno obiettato le minoranze, segnalando che la norma presenta numerosi profili di illegittimità, a cominciare dall’assenza di una nuova relazione tecnico-finanziaria, e che finirà per attirare l’attenzione del governo e della procura della Corte dei Conti.
“Si sostituisce il pubblico concorso come strumento di accesso alla pubblica amministrazione”, ha accusato il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, “con l’incarico fiduciario, mortificando centinaia di giovani sardi che hanno fatto un concorso o che attendono di parteciparci per una selezione di merito”.
“Si costituirà”, ha sintetizzato la consigliera regionale dei Progressisti, Maria Laura Orrù, “una struttura decisionale parallela e sovraordinata rispetto agli uffici della pubblica amministrazione, con incarichi fiduciari e, quindi, potenzialmente, ricattabili se non rispettosi del principio di fedeltà al presidente”.
“Questa legge è un oltraggio alla meritocrazia”, ha commentato il capogruppo di LeU, Daniele Cocco, “un piano regionale di reclutamento degli amici”, accusa respinta dal centrodestra. Per il decano dell’Aula, il segretario dell’Udc Giorgio Oppi, esponente centrista della maggioranza, consentirò all’amministrazione di avere “nuovi apporti di qualità”.
“Non stiamo dando una cambiale in bianco al presidente”, ha dichiarato Franco Mula, capogruppo del Psd’Az, partito di cui Solinas è segretario. “Pensiamo davvero che questa legge possa cambiare la Regione: per questo l’abbiamo votata. I costi non aumenteranno”. Ma secondo Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari, già avversario di Solinas nella corsa alla presidenza nel 2019 e attuale consigliere dei Progressisti, la legge avrà un effetto moltiplicatore degli incarichi: ogni direzione generale (non più di 24) degli assessorati potrà avere un consulente, mentre i componenti degli uffici di gabinetto passeranno da 6 a 9.
Oltre 16 mila persone hanno firmato online dallo scorso febbraio una petizione sulla piattaforma change.org, per chiedere il ritiro del provvedimento, il cui impianto originario risale all’ottobre 2019, ma che è arrivato in Aula durante la pandemia, imponendosi nell’agenda politica nonostante l’emergenza.
Al vertice della piramide amministrativa ci sarà un Segretario generale, scelto per massimo 5 anni fra esterni all’amministrazione regionale dal presidente che potrà revocarlo a sua discrezione: avrà ampi poteri e funzioni di coordinamento dei direttori generali ed è candidato a ricevere uno stipendio lordo massimo di 240 mila euro l’anno, paragonabile – come piu’ volte denunciato l’opposizione – a quello del presidente della Repubblica. Sono falliti i tentativi della minoranza di introdurre forme di coordinamento o controllo fra il Consiglio regionale e il Segretario generale, da cui dipenderanno le direzioni generali della Regione e tre Dipartimenti da istituire: la nuova figura avrà anche poteri sostitutivi in caso di inerzia dei dg e potrà proporre misure disciplinari, oltre che la revoca dei dirigenti.
Tramite il Segretario generale, il presidente della Regione coordinerà i tre Dipartimenti e avrà anche la possibilità di istituirli, modificarli e sopprimerli con proprio decreto, previa delibera di Giunta.
Passa sotto la diretta competenza della presidenza anche il Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione, finora in capo all’assessorato all’Ambiente: alla ‘polizia’ regionale, che ha circa 1.400 dipendenti, 82 stazioni e 10 basi navali, è stato affidato, durante la pandemia, anche il compito di vigilare sul rispetto delle misure anti-Covid nei porti e negli aeroporti della Sardegna, decise da Solinas.
Ci sarà poi un articolato Ufficio di gabinetto del presidente, guidato da un capo di gabinetto e composto da una quarantina di persone, incluse 5 per il cerimoniale e fino a 5 esperti da includere in un istituendo Comitato per la legislazione e l’amministrazione. Uno o più componenti dell’Ufficio di gabinetto potranno essere assegnati dal presidente nelle sedi di rappresentanza istituzionale della Regione in Sardegna e in quelle di Roma e Bruxelles. È ‘saltata’ la figura dell’autista (costo stimato 60 mila euro l’anno), prevista nel testo iniziale del ddl.
Sarà alle dipendenze del presidente della Regione e sostituirà l’attuale direzione dell’Area legale: farà capo a un coordinatore – un avvocato abilitato al patrocino davanti alle magistrature superiori da almeno tre anni – che potrà essere scelto anche tra esterni. Inoltre, la Regione si doterà di un Servizio studi “di rango dirigenziale”, sempre incardinato nella presidenza.
In Aula è stato bocciato a voto segreto un emendamento dell’opposizione che avrebbe impedito le nomine di parenti dei politici negli uffici di gabinetto: sarebbero stati esclusi dagli incarichi coniugi, conviventi more uxorio dei componenti della Giunta e dei consiglieri regionali e i loro familiari entro il terzo grado.
Cambia la composizione, con meno giornalisti e l’ingresso di figure con competenze digitali: ne faranno parte un capo ufficio e un numero di collaboratori, non superiore a 12, dei quali fino a otto scelti fra iscritti all’Ordine dei giornalisti e fino a 4 selezionati fra “esperti qualificati in materia di social media management, digital Pr, videomaking and editing, illustrazione, grafica digitale o figure equipollenti comunque funzionali all’efficacia delle comunicazione complessiva dell’azione di governo”. Gli ‘esperti’ con competenze digitali che non saranno inquadrabili col contratto giornalistico saranno remunerati secondo criteri stabiliti dalla Giunta. L’attuale Ufficio stampa sarà soppresso e i contratti fiduciari in vigore saranno risolti di diritto dal trentesimo giorno dall’entrata in vigore della legge.
Source: agi