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Tutte le volte in cui gli altri hanno copiato il vino italiano

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AGI – La registrazione della menzione tradizionale “Prosek” per un vino croato proposta dalla Commissione Ue è la punta dell’iceberg della guerra scatenata a livello mondiale da falsi in bottiglia che ogni anno sottraggono un miliardo di euro al vero vino Made in Italy con il Prosecco che è il più copiato del pianeta. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione del primo Vinitaly Special Edition che si svolge mentre è in corso la vendemmia 2021 dove nello stand Coldiretti è stata presentata la “stanza degli orrori” con i falsi scovati nei diversi continenti. La mancata protezione delle denominazioni di vino italiane nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l’usurpazione da parte dei produttori locali ma favorisce anche l’arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove.

Un problema che riguarda anche gli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea nei quali è stata protetta solo una piccola parte delle denominazioni riconosciute e tutelate a livello comunitario. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, oltre al Barbera bianco prodotto in Romania e al Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi e non mancano neppure i wine kit per ottenere improbabili liquidi da nomi inquietanti come Montecino. Mentre il Prosecco è fra i prodotti più bersagliati con la Coldiretti che ha smascherato il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione Prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.

Il Prosecco è la star mondiale delle bollicine grazie a un incremento delle vendite oltre confine vertiginoso negli ultimi anni con le esportazioni hanno superato il miliardo di euro con un aumento record del 32 % nei primi sette mesi del 2021che ne consolidano la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un balzo del 49% ma l’incremento maggiore delle vendite si è verificato in Russia dove gli acquisti sono quasi raddoppiati (+ 92%) mentre in Germania guadagna il 28%, seguita dalla Francia (+15 %), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa, nei primi sette mesi del 2021.

La produzione di Prosecco abbraccia due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una produzione complessiva che quest’anno dovrebbe raggiungere il record di 700 milioni di bottiglie prodotte dopo aver incassato nel 2019 il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco. Intanto resta poco più di un mese per bloccare la domanda di riconoscimento del Prosek croato e tutelare il vero Prosecco. Quello croato è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia per il quale Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale”.

La richiesta per il Prosek è un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare le denominazione dai falsi. Ci sono pero’ le premesse per vincere questa battaglia in Europa grazie alla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati come la star delle bollicine italiane. Da scongiurare sono anche i recenti orientamenti di Bruxelles nei confronti dei prodotti base della dieta mediterranea come il vino con l’ipotesi di etichette allarmistiche per disincentivarne il consumo e lo stop anche ai sostegni alla promozione.

Un danno incalcolabile per un prodotto come il vino che realizza ben oltre la metà del fatturato all’estero per un valore di 7,2 miliardi stimati nel 2021, in aumento del 15% nel primi sette mesi di quest’anno. “è necessario fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini anche alla luce “della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue”. Per questo è importante – conclude Prandini – l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del Governatore Luca Zaia e degli europarlamentari italiani ad intervenire per far respingere la domanda”. 

Source: agi


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