L’inflazione ha raggiunto il 69,8% su base annua ad aprile in Turchia, rispetto al 68,5% di marzo, secondo i dati ufficiali pubblicati dall’Ufficio nazionale di statistica (Tüik). I prezzi al consumo sono aumentati del 3,2% su base mensile.
L’aumento dei tassi di interesse dall’8,5% al 50% tra giugno e marzo da parte della banca centrale turca non è riuscito finora ad arginare l’inflazione, alimentata dalla quasi continua svalutazione della lira turca. Per contrastare la pressione inflazionistica, a metà aprile il ministro del Lavoro turco Vedat Isikhan ha dichiarato che a luglio non ci sarebbe stato alcun aumento del salario minimo, a differenza dei due anni precedenti. Il salario minimo è stato aumentato di quasi il 50% il primo gennaio.
Secondo i dati ufficiali, l’aumento dei prezzi ha interessato in particolare l’istruzione (+103,9% su base annua), gli alberghi e i ristoranti (+95,8%), i trasporti (+80,4%) e la sanità (+77,7%). Questa impennata dei prezzi è considerata dagli analisti la ragione principale della debacle del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP, islamoconservatore) del presidente Recep Tayyip Erdogan alle elezioni amministrative di fine marzo. Un gruppo di economisti turchi indipendenti (Enag) stima un’inflazione superiore al 124% su base annua ad aprile, con un aumento di 5 punti in un mese. (AGI)
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