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Turchia: Fidan,da 007 a possibile successore Erdogan

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Ucraina, Russia, Grecia ed Unione Europea. Questa la fitta agenda dell’ultima settimana del ministro degli esteri turco Hakan Fidan, che all’inizio di giugno ha raccolto il testimone di Mevlut Cavusoglu. E ora il nome di Hakan Fidan si sente con sempre piu’ insistenza come quello del possibile successore del presidente Recep Tayyip Erdogan, giunto all’ultimo mandato e che della ascesa di Fidan e’ sempre stato il principale sponsor, sin da quando lo defini’ “il miglior custode dei miei segreti”.
Fidan e’ diventato ministro degli Esteri dopo che per 13 anni era stato a capo del Mit, il servizio di intelligence turca. Alla testa della diplomazia turca ha raccolto un’eredita’pesantissima, considerato che Cavusoglu e’ stato per anni l’artefice della attivissima politica estera di Ankara. La nomina di Fidan a capo della diplomazia ha rappresentato non solo un cambio della guardia su cui in pochi avrebbero scommesso, ma anche l’entrata sul palcoscenico di un personaggio che aveva seguito da dietro le quinte tutte le evoluzioni e le vicende dei governi Erdogan (tutti) e che ora si presenta qualificato come poche altri a muoversi su una scena politica internazionale complicata non poco dal conflitto in Ucraina.
Nato ad Ankara da padre curdo e madre turca nel 1968 la sua ascesa e’ legata a doppio filo a quella di Erdogan. arriva a seguito di una carriera accademica brillante. Laureato prima all’Accademia militare e alla Scuola di Lingue dell’esercito, ottiene un Bachelor Degree in scienze politiche e amministrative presso l’universita’ del Maryland, negli Stati Uniti. Torna in Turchia dove ottiene una laurea specialistica presso l’universita’ di Bilkent con una tesi intitolata “Il ruolo dell’intelligence in politica estera” per poi portare a termine con successo un dottorato sul tema “Diplomazia nell’era dell’informazione. Le informazioni tecnologiche nella verifica dei trattati”.

Al suo attivo anche anni di insegnamento presso le universita’ turche di Bilkent e Hacettepe,  mentre continua la propria formazione con lunghi periodi di ricerca presso le Nazioni Unite, a Ginevra e la sede della AİEA a Vienna. Nel 2003, quando Erdogan diviene primo ministro Fidan inizia la propria carriera burocratica mantenendo gli stessi standard altissimi che ne avevano delineato il cammino accademico.
Nel 2003 viene nominato a capo del Tika, l’organizzazione statale turca che si occupa di aiuti umanitari e relazioni con Paesi poveri in tutto il mondo. Posizione di rilievo, perche’ Tika e’ considerata da molti la testa di ponte dell’opera diplomatica turca in Africa e Asia. Nel 2007 diviene sottosegretario alla politica estera e alla sicurezza internazionale. Sono anni in cui si muove un po’ nell’ombra, ma lavora tuttavia come rappresentante speciale del primo ministro Erdogan in diverse crisi internazionali e ‘sherpa’ nei summit con l’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (AİEA). Una crescita graduale, sempre sotto l’occhio di Erdogan che non manca mai di sottolinearne le abilita’ e la totale fiducia che ripone in lui, fino a confrontarsi su questioni che riguardano il contrasto al terrorismo. Un problema cronico in Turchia.  Nel 2010 il salto a capo dei servizi segreti ad appena 42 anni. Una nomina voluta da Erdogan e che crea non pochi malumori ad Ankara. Qui Fidan infrange due record, non solo e’ il piu’ giovane capo dell’intelligence nella storia della Turchia, ma e’ anche il piu’ longevo, destinato a ricoprire la carica per ben 13 anni. Qui forse Fidan compie la sua operazione piu’ lungimirante: il processo di pace con i separatisti curdi del Pkk. Fidan trova il coraggio di rompere un tabu che durava dal 1984 e sedere al tavolo con i capi dell’organizzazione separatista e con il leader Abdullah Ocalan, in carcere dal 1999. Quest’ultimo invia una storica lettera al Pkk nel 2012 invitando l’organizzazione separatista a deporre le armi. Il processo di pace non piace pero’ ai turchi che puniscono Erdogan nelle elezioni del 2015, ma i due anni e mezzo in cui la pace ha tenuto hanno segnato un periodo di benessere per una Turchia finalmente senza vittime, un miracolo se si considerano i 40 mila morti dei 30 anni precedenti. E che il processo di pace non piacesse a tutti era stato chiaro gia’ dal febbraio 2012, quando Fidan viene indagato e chiamato a testimoniare da un pubblico ministero per un’operazione dell’aeronautica in cui morirono civili turchi. Una chiamata che crea scalpore in Turchia e costringe Erdogan a far approvare una legge ad hoc per impedire che il capo dell’intelligence possa essere convocato da un giudice.
Erdogan defini’ l’inchiesta giudiziaria come un’operazione di un magistrato legato alla rete di Fetullah Gulen, poi indicato come l’autore del golpe del 2016.

Gulen puntava alle dimissioni di Fidan, che la aveva spuntata su un proprio fedelissimo: Ramazan Akyurek. E proprio la notte del golpe, il 15 luglio 2016, il primo razzo sparato dai golpisti colpisce proprio l’ufficio di Fidan ad Ankara, da cui l’attuale ministro degli Esteri era fuggito pochi minuti prima. Il fallimento del golpe spiana la strada a Erdogan e di conseguenza a Fidan, che a capo dei servizi rimodella secondo una nuova struttura gli apparati di intelligence, con la separazione da servizi interni ed esteri. Una distinzione fondamentale in un Paese come la Turchia, cronicamente impegnato nel contrasto al terrorismo di matrice separatista curda. Un lavoro che rispecchia l’opera accademica di Fidan, che aveva sempre sottolineato l’importanza per i servizi turchi di liberarsi della dipendenza dalle informative provenienti da altri Paesi e contare solo sui propri uomini e forze. Una transizione per cui e’ necessario il sostegno del governo, che Erdogan non gli fara’ mai mancare. Negli anni a seguire il Mit all’estero aumenta la propria influenza rivelandosi decisivo in teatri come quello libico, nel Caucaso, in Siria, Iraq, ma anche Ucraina e diversi Paesi dell’Africa. Tra questi va menzionata la Somalia, dove i servizi segreti turchi hanno avuto un ruolo fondamentale nella liberazione della cooperante italiana Silvia Romano nel 2020. Il Mit ha contribuito non solo a porre di fatto fine a scontri e attacchi del Pkk nel sud est della Turchia, attentati che hanno insanguinato i notiziari del Paese per 4 decenni, ma anche a spianare la strada all’iperattivismo diplomatico turco in Medio Oriente come in Africa, nel Caucaso e in Ucraina. Negli ultimi anni la presenza di Fidan e’ stata una costante in tutti i piu’ importanti viaggi all’estero di Erdogan, conferma ulteriore di quanto, seppur dietro le quinte, Fidan fosse gia’ un ingranaggio della macchina diplomatica turca. Il Mit di Fidan ha avuto un ruolo importante nel processo di normalizzazione che la Turchia ha portato negli ultimi due anni avanti con Emirati Arabi, Israele, Arabia Saudita ed Egitto e ora con Siria. Tutti Paesi con cui la Turchia ha ripreso a parlare prima attraverso canali di intelligence, poi attraverso canali istituzionali. Quando si parla di Fidan si parla di un personaggio che ha nel proprio background sia l’esperienza per agire attraverso il soft power maturata negli anni al Tika a capo dell’apparato umanitario, sia la preparazione culturale, acquisita durante il percorso accademico, sia la capacita’  di sapere quando e’ il momento di giocare duro, alla luce dei 13 anni alla testa dei servizi segreti. Dopo l’enorme architettura diplomatica messa su da Cavusoglu, Erdogan si aspetta da Fidan di portare avanti un discorso iniziato anni prima da entrambi, che passa per un consolidamento del ruolo della Turchia nel panorama internazionale, senza mai tradire la centralita’ di una politica estera indipendente, rivolta prima di tutto all’interesse nazionale. Molto di piu’ di un semplice diplomatico, Fidan e’ stato investito di una missione e la fiducia che ripone in lui Erdogan e’ totale al punto che il presidente pensa proprio a lui come possibile futura guida alla testa del Paese. (AGI)