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Tunisia: domani riforma legge elettorale a 9 giorni da voto

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Il tribunale amministrativo si è pronunciato a favore dell’ammissione alla corsa presidenziale dell’ex deputato conservatore e presidente di un’associazione anti-corruzione, Imed Daimi; il più volte ministro dell’antico regime Mondher Zenaidi e l’ex vicepresidente del partito islamista Abdellatif Mekki, scartato dall’Isie. Tuttavia, l’organo elettorale non ha formalizzato la sua inclusione nella lista definitiva dei candidati, adducendo un “ritardo” nella presentazione della domanda. L’ISIE ha convalidato solo la candidatura di Said, quella del segretario del partito nazionalista Movimento popolare, Zouhaier Maghzaoui, e dell’uomo d’affari ed ex deputato Ayachi Zammel, arrestato poche ore prima dell’annuncio ufficiale per “falsificazione di sponsorizzazioni”.
La campagna elettorale in Tunisia è iniziata con Zammel in carcere; il 19 è stato condannato a 20 mesi e ieri ad altri sei mesi nei vari casi aperti “per falsificazione di sponsorizzazioni” nei tribunali provinciali. Organizzazioni specializzate nell’osservazione elettorale, come Mourakiboun e il Centro Mediterraneo tunisino (TUMED), hanno definito questa modifica della legge elettorale “inaccettabile” poiché contraddice le garanzie di elezioni libere ed eque e minaccia la fiducia dei cittadini nelle basi elettorali e istituzioni giudiziarie. Il Parlamento tunisino voterà, nella sessione di domani, la modifica della legge elettorale, quando manca poco più di una settimana alle elezioni presidenziali del 6 ottobre. Secondo l’opposizione, la riforma compromette l’indipendenza del sistema giudiziario ed è sospettata di ingerenza nelle elezioni. La Commissione Legislativa del Parlamento ha già approvato a maggioranza la proposta di revocare i poteri elettorali al Tribunale amministrativo dopo aver messo in discussione la lista di candidati approvata dall’organismo elettorale (ISIE), il cui esecutivo è nominato dal presidente Kais Said, che corre per la rielezione. Con la modifica, le controversie elettorali passeranno alla giurisdizione, il che per l’opposizione rappresenta una “disfunzione dell’ordinamento giuridico che lede il principio della separazione dei poteri”. (AGI)