Milano, 15 mar. – Lo screening è uno strumento di salute tanto più efficace quanto più partecipato e ha come scopo principale di intercettare le lesioni precancerose rappresentate dai polipi del grosso intestino o dai tumori in una fase precoce di malattia. Eppure in Lombardia solo il 40% degli invitati ritira il test in farmacia. Lo rende noto Aigo, l’Associazione Italia Gastroenterologi ed Endoscopisti Ospedalieri.
Lo screening del cancro colo-rettale si rivolge ad una popolazione di età adulta, che viene invitata, in vario modo, ad aderire alla iniziativa, ritirando generalmente in farmacia un kit. Solo in caso di positività si procede ad effettuare l’esame di secondo livello rappresentato dalla colonscopia. In Lombardia lo screening colorettale si rivolge a uomini e donne residenti con età compresa tra 50 e 74 anni. Il programma di screening per il cancro colorettale è attivo in tutte le ATS lombarde e il numero di soggetti invitati nel biennio 2020-2021 per la fascia di età 50-74 anni è stato di 1.756.758 persone. Su un totale di 718.330 test eseguiti, 32.140 sono risultati positivi, pari ad un tasso di positività del 4,5% Sempre nel biennio in questione sono stati identificati 605 cancri, 3.237, adenomi avanzati e 6.794 adenomi iniziali. A fronte di questi dati è importante sapere che tra coloro che scelgono di aderire al programma di screening, si rileva una significativa percentuale di guarigione con sopravvivenza fino al 90% dei casi, frutto di una diagnosi precoce del problema. “I programmi di screening oncologici lombardi hanno affrontando un’importante modifica delle loro modalità organizzative e dei livelli di erogazione a causa della pressione imposta su tutto il Sistema Sanitario Regionale dalla pandemia sa Covid-19 – afferma il dottor Guido Manfredi, Responsabile della UOS di Endoscopia Digestiva, dell’ASST CREMA e Presidente Regionale Lombardia. Nel 2021 si è rilevato un parziale recupero dei livelli di copertura, che però non hanno ancora raggiunto i livelli pre-pandemici. Si evidenziano anche sostanziali difformità nelle diverse realtà territoriali della Regione. Inoltre, in considerazione dell’aumento dell’incidenza di malattie neoplastiche anche nel soggetto giovane, in un prossimo futuro si potrebbe prevedere l’estensione dello screening del cancro colon retto anche alla fascia di età 45-50 anni”. Consapevole del valore determinante della prevenzione e della diagnosi precoce Aigo ha promosso nei primi mesi dell’anno l’indagine “Fattori che influenzano gli esiti dello screening organizzato del cancro colon retto in Italia“, che ha coinvolto oltre 50 strutture ospedaliere di 16 regioni italiane. “La survey nasce dalla considerazione che il grado di partecipazione allo screening del cancro colon retto in Italia è significativamente eterogeneo, – afferma Marco Soncini Presidente di Aigo e Direttore del Dipartimento Medico ASST Lecco – generalmente le regioni del centro nord dell’Italia raggiungono performance più elevate (40-50%) di quelle del sud e delle isole (10-15%). Più elementi concorrono a determinare l’adesione allo screening del cancro colon retto. Conoscere i fattori che favoriscono o al contrario riducono l’adesione allo screening permette di iniziare un percorso di rimozione delle criticità”.