Uno scrupolo della neo direttrice della filiale di banca allertata da anomali movimenti di denaro effettuati dalla curatrice Antonia Meanti sul patrimonio di una correntista, invalida permanente, su cui, invece, avrebbe dovuto tutelare. Così è partita l’inchiesta della aliquota di polizia giudiziaria della GdF di Milano, coordinate dalla pm Cristiana Roveda, che ha portato a sequestrare agli indagati di peculato, auto riciclaggio e frode bancaria beni per oltre 2 milioni di euro: soldi in contanti, dodici appartamenti, tra Milano e Riccione, una Ferrari, sei orologi. Per oltre dieci anni, dal 2011 al marzo 2021, con bonifici allo sportello e con l’emissione di assegni bancari al figlio, poi con bonifici telematici home banking e, successivamente, anche con numerosi prelievi in contante ha sottratto complessivi 1.372.976,78 euro. Somma depositata sui conti della nipote 58enne (non la vedova, come riferito in precedenza) dell’imprenditore bresciano Andrea Facci, scomparso nel 2012. Dal 1996 Meanti, amica di lunga data della famiglia della donna, era stata nominata dal Tribunale di Milano curatrice dopo che la 58enne era dichiarata dallo stesso inabilitata a causa di problemi psicologici. Dal 2014 nell’appropriazione indebita del patrimonio milionario della signora ha avuto un ruolo anche Mauro Rozza, ex campione italiano di body building, reo confesso di aver ucciso la moglie nel 2009 con decine di coltellate e assolto per un vizio totale di mente. Con la provvista illecita, dopo essere uscito nell’ottobre 2014 dall’ospedale psichiatrico in cui si trovava per scontare la misura di sicurezza, Rozza ha condotto uno stile di vita estremamente elevato esemplificato anche dall’acquisto di Ferrari Spyder targata “M0ney”. Per la gip Alessandra Di Fazio, che ha convalidato il sequestro d’urgenza, “gli indagati per anni – prima di tutto la Meanti che ha rivestito finora il ruolo di curatrice – approfittando della situazione di fragilità” della vittima, affetta da disturbi psichiatrici, hanno portato avanti “una persistente attività di depauperamento del suo patrimonio, prelevando ingenti somme di denaro per scopi estranei al benessere dell’inabilitata, ma anzi al fine esclusivo di arricchimento personale”. (AGI)
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