AGI – “Hai avuto troppo rigori contro in questi mesi ma ne esci lo stesso vincitore perché hai lottato come un leone”. È la figlia Giada a trovare le parole più intense al funerale di Mauro Bellugi, il difensore dell’Inter morto a 71 anni per le brutali conseguenze del Covid che hanno portato anche all’amputazione delle gambe.
Da lui ha ereditato l’ironia perché nel suo ricordo sull’altare, al termine della funzione, riesce a far ridere le centinaia di amici, ex e attuali protagonisti del calcio e tifosi nella Basilica di Sant’Ambrogio raccontando di un padre “unico, inimitabile, megalomane, sensibile, generoso” che, quando faceva tardi alla sera da ragazza, le diceva: “Ma devi andare per forza a scuola domani? Tanto poi recuperi, sei intelligente come me”.
Nel ritratto di Giada, il difensore dell’Inter, del Bologna e della Nazionale è stato “un uomo che ha vissuto alla grande, fuori dagli schemi” che non ha perso il gusto della battuta fino alla fine, anche “quando a Natale dall’ospedale via Skype ci ha cantato ‘Merry Christmas”.
A salutare la bara coperta di rose gialle e bianche e dai vessilli dell’Inter ci sono, tra gli altri, l’ex presidente nerazzurro Massimo Moratti a cui era legato da un rapporto di grande affetto, lo staff della squadra con in testa Beppe Marotta, vecchi campioni interisti come Lele Oriali e Riccardo Ferri.
Col distanziamento lo spazio nella Basilica è troppo poco e in tanti si accomodano sulle sedie fuori. Nell’omelia viene esaltato come “un campione anche nella vita, forte e gioviale, un compagno fedele e un avversario stimato”. Le parole definitive sono quelle esposte sul sagrato in uno striscione della Curva nord: “Buon viaggio Bellugi, eroe nerazzurro”.