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Torna Papa Francesco ed elogia la sanità all'italiana

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AGI – Caldo canicolare, mascherine portate sotto il mento nonostante l’assembramento di qualche centinaia di persone sul piazzale, più altre che si affacciano da via della Pineta Sacchetti. Una voce che a tratti tradisce la stanchezza. Papa Francesco si affaccia, in piedi, dal terrazzo del decimo piano del Gemelli, dove giorni fa ha subito un intervento chirurgico al colon.

È l’Angelus, che ai tempi di Wojtyla segnava il momento della lotta al Male condotta anche contro il male.

Esami rassicuranti, ripresa regolare, oggi torna ufficialmente non alla piena attività, ma al lavoro. E lo fa rilanciano due messaggi a lui molto cari. Uno, appena accennato nelle considerazioni finali in occasione della Giornata del Mare, è ecologico. “Basta plastica in mare” esclama chiedendo il rispetto del creato e dell’ambiente.

Il secondo, che in questi giorni lo ha toccato più da vicino, è l’elogio del sistema sanitario nazionale pubblico “come c’è in Italia e in altri paesi”. Il sistema, cioé, che garantisce le cure gratis a tutti, in uno spirito di servizio e non di profitto.

I gesti sono quelli usuali, forse un po’ più lenti. Il sorriso appena stanco, perché solo due giorni fa Francesco si è alzato dal letto ed ha camminato per il corridoio.

Naturale che oggi Bergoglio manifesti pubblicamente il suo “apprezzamento e incoraggiamento ai medici e a tutti gli operatori sanitari e al personale degli ospedali”. Il personale del Gemelli, in camice, è presente sotto il balcone.

A loro si rivolge direttamente Francesco, dopo una riflessione sulla malattia e sulla necessità della tenerezza, quando si è malati. 

 “Vi ringrazio tutti: ho sentito molto la vostra vicinanza e il sostegno delle vostre preghiere”, esordisce, “grazie di cuore”. E ricorda come Cristo inviasse gli Apostoli a ungere gli infermi.  Un gesto che “certamente è il sacramento dell’Unzione dei malati, che dà conforto allo spirito e al corpo”. Ma l’olio che si usa con i malati “è anche l’ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata: è come una carezza che fa stare meglio, lenisce il dolore e risolleva. Tutti abbiamo bisogno prima o poi di questa unzione, e tutti possiamo donarla a qualcun altro, con una visita, una telefonata, una mano tesa a chi ha bisogno di aiuto”.

“Quattrini? No, servizio!”

Ma quello che preme a Francesco è sottolineare un dato, che parte dal suo costante richiamo, intensificatosi nei giorni del covid, al dovere di garantire cure e vaccini a tutti.

“In questi giorni di ricovero in ospedale”, sottolinea infatti il Pontefice, “ho sperimentato quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un sistema sanitario che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti”.

Ne consegue una seconda riflessione, ancor più chiaramente indirizzata a chi ritiene che la salute sia un business, anche dentro le Mura Leonine. 

 Anche quando nella Chiesa si presenta il problema di una istituzione medica in difficoltà finanziarie, dice ancora Francesco, “il primo pensiero è vendere. Ma la prima vocazione non è fare quattrini, ma il servizio”. Casi del genere se ne sono presentati anche di recente, in nelle vicinanze del Vaticano.

E ora il Papa che torna al lavoro dopo la parentesi dell’operazione lascia intendere che magari la voce è un po’ stanca, ma per il resto non cambia nulla.

Source: agi


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