Separati, nel nome, al Senato e anche alla Camera ma ancora uniti, almeno per ora, finchè non si consumerà lo strappo definitivo, regolamenti alla mano. Tra Italia viva e Azione l’ultima puntata si è consumata oggi a Palazzo Madama dove, a maggioranza, i 6 senatori Iv hanno deciso di cambiare il nome al gruppo: non più Az-Iv ma Italia viva-Centro-Renew Europe, in assenza dei 4 senatori di Azione, che non hanno partecipato all’incontro. A riavvolgere la moviola non è la prima volta che tra Renzi e Calenda scoccano le ‘scintille’ ma stamane la divisione è diventata plastica e da Azione è partito subito il ricorso al presidente del Senato perchè il partito di Calenda ritiene che sia stato violato lo Statuto. Azione ha 12 deputati ma solo 4 senatori e a Palazzo Madama per formare un gruppo ce ne vogliono almento sei ad inizio della legislatura, ma il regolamento prevede anche che in deroga a questa previsione, “è ammessa la costituzione di Gruppi che rappresentino un partito o un movimento politico che nella legislatura abbia presentato alle elezioni politiche o del Parlamento europeo propri candidati conseguendo l’elezione di propri rappresentanti, a condizione che tale Gruppo sia costituito da non meno di nove componenti e che abbia la medesima denominazione ovvero il medesimo contrassegno del partito o movimento politico rappresentato”. E’ stato il capogruppo, Enrico Borghi, a comunicare la notizia ai cronisti: “il gruppo di Italia viva al Senato ha deliberato il cambio del nome, si chiamerà ‘Italia viva-Centro-Renew Europe'”. Questa, ha spiegato, è “la conseguenza di una presa d’atto di posizione politica diversa rispetto allo scorso maggio; la circostanza delle dichiarazioni rese da Calenda ha reso necessaria una riunione di chiarimento politico”. A porte chiuse, ha bacchettato Azione dicendo che “ha scelto di non partecipare, chi è assente ha sempre torto”. “Dispiace questa fuga. Dal nostro punto di vista occorre mantenere un’attività unitaria” in vista delle Europee, ha detto ancora Borghi precisando che “noi non buttiamo fuori nessuno. Ognuno è libero di fare le scelte che riterrà”. Matteo Renzi ha lasciato il Senato per andare nella sede del suo ‘Riformista’ senza rilasciare dichiarazioni, ma durante l’incontro con i suoi ha sottolineato che “la telenovela è finita. Ora basta, si parla di cose serie”. Nessuna separazione, mette per iscritto Azione, in cui c’è ancora chi, come l’ex ministro Elena Bonetti, ritiene che il progetto del Terzo Polo non sia affatto seppellito, ma anzi “rinato”. “Contrariamente a quanto dichiarato alla stampa dal senatore Renzi, nessuno oggi ha deliberato o chiesto la separazione dei gruppi di Iv e Azione. Cosa che invitiamo il senatore Renzi a fare, visto che lo ha già annunciato mille volte. Per quanto riguarda la delibera sul cambio di nome – si legge ancora – abbiamo scritto al presidente del Senato per segnalare una doppia violazione dello Statuto operata oggi dal capogruppo del gruppo Azione-Italia Viva-Renew, Enrico Borghi. La prima violazione, si segnala, riguarda l’inclusione nel gruppo della senatrice Musolino senza la proposta cofirmata da Borghi e Gelmini esplicitamente prevista dallo Statuto del gruppo, la seconda riguarda la mancanza dei 2/3 dei voti, anche considerando impropriamente la senatrice Musolino, per deliberare un cambio di statuto – è la dura reazione – Le deliberazioni assunte oggi – si osserva ancora – sono da considerarsi nulle e la senatrice Musolino non può in nessun modo considerarsi parte del gruppo parlamentare Azione-Italia Viva-Renew. Il senatore Borghi è venuto meno ai suoi doveri di presidente del Gruppo, che in primo luogo prevedono il rispetto dello Statuto. Agiremo conseguentemente in tutte le sedi preposte. Altri commenti su questa vicenda ridicola e caricaturale non sono necessari”, si legge ancora. “È un divorzio strano. È legittimo dire dal punto di vista politico che le strade si separano, lo si deve fare in maniera chiara. Poi non ho capito perché c’è un problema in un ramo del Parlamento e alla Camera non c’è nessun tipo si segnale, interlocuzione, comunicazione”, ha commentato Matteo Richetti capogruppo di Azione-Iv a Montecitorio. “O alla Camera c’è un capogruppo così bravo, e tenderei ad escluderlo, oppure è un’operazione tutta di tecnicalità. Hanno assunto la decisione dove credevano di avere i due terzi del gruppo… perché tutte queste forzature quando si poteva dire a La Russa e Fontana che le strade si separavano e si facevano i gruppi di Iv?”, ha aggiunto. “Io non ho convocato nessun gruppo. Non ho nulla da dire. Posso chiedere cosa succede alla Camera? Vi sembra normale che si annuncia la separazione in un ramo del Parlamento?”: “Non è politica, è un giochino”. “Abbiamo appreso dalle agenzie della decisione a maggioranza del gruppo del Senato. Noi non abbiamo provocato nessuna frattura in Senato e nessuna alla Camera. Io rimarrò nel gruppo a cui mi sono iscritta”, ha detto l’ex ministro Elena Bonetti che conferma, dunque, la sua permanenza nel gruppo di Carlo Calenda. Anche Ettore Rosato è sulla stessa linea: “bastava una telefonata e dirsi che la strada è finita per fare una separazione consensuale, ma è stata scelta una via più arzigogolata Noi resteremo nel gruppo per la costruzione del Terzo polo, non una lista elettorale ma un soggetto in grado di lavorare intorno a un progetto. Ci spiace che siano state scelte queste modalità un po’ curiose, non riesco a trovare nel passato analogia per questa separazione che considero sbagliata”, ha spiegato. (AGI)
MAO