Ieri mattina, al vertice a cui hanno partecipato il governo e i capigruppo della maggioranza in Commissione Affari costituzionali al Senato, la Lega – di fronte alle richieste di Fdi e FI affinché facesse un passo indietro sull’emendamento sul terzo mandato per i presidenti di Regione – aveva preso tempo. Spiegando che la decisione deve arrivare dai leader. Domani la premier Meloni e i vicepremier Salvini e Tajani si vedranno a Cagliari per l’iniziativa elettorale a sostegno del candidato in Sardegna Truzzu, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture potrebbe tornare a porre la questione, ma al momento resta alto il muro degli altri partiti delle forze politiche che sostengono l’esecutivo. Il sospetto in Fdi è che il partito di via Bellerio voglia andare allo scontro, far vedere al governatore Zaia – ‘interessato dalla partita’ – che non c’è stata alcuna retromarcia. Anche perché il convincimento in Fdi e in FI è che la Lega voglia alzare l’asticella e non ‘cedere’ il Veneto, tanto più che Zaia non sarebbe interessato ad altri incarichi. Il confronto in maggioranza potrebbe allungarsi, considerato che sul dl elezioni mancano ancora i pareri del Mef (sulla copertura per i fondi agli scrutatori, in primis) e che si dovrebbe iniziare a votare la prossima settimana. L’emendamento della Lega è ammissibile ma la prospettiva è che, soprattutto se il Pd non dovesse fare sponda, gli ‘ex lumbard’ rimarranno isolati al momento delle votazioni. Si tratta di un voto che diventerebbe politico e farebbe emergere una maggioranza spaccata. Fratelli d’Italia ha fatto capire che del dossier se ne potrebbe parlare più avanti, dopo le Europee. Alla Camera è stato depositato un testo di legge targato Lega, “ma se la Lega non ritirerà l’emendamento qui al Senato allora la discussione andrà su un binario morto”, il ‘refrain’ in Fdi.
C’è irritazione anche tra i senatori di Forza Italia. “Così c’è il liberi tutti, è un metodo sbagliato. Se la Lega non ritira l’emendamento significa che si comporta come forza d’opposizione”, sussurra un esponente forzista. In realtà, questa mattina al tavolo della maggioranza il clima che si respirava era buono, almeno così viene descritto. Ma nei fatti persiste la distanza, mentre è ancora aperto il ‘caso Basilicata’ con la Lega che tornerà all’attacco per poter esprimere nella regione un proprio candidato al posto dell’uscente Bardi (difeso a spada tratta da Forza Italia). Oggi alla Camera c’è stato un vertice di maggioranza sulle amministrative ma non si sarebbe parlato della Basilicata, possibile che il dossier finisca sul tavolo dopo il congresso di Forza Italia (al quale sono stati invitati tutti i partiti, per ora, riferiscono fonti parlamentari azzurre, tra gli altri hanno risposto Azione – ci sarà l’ex ministro Bonetti, e per Iv la capogruppo al Senato Paita), ma Bardi resta il favorito. In commissione Affari costituzionali a palazzo Madama si entra nel vivo anche sul premierato. L’opposizione è pronta a continuare l’ostruzionismo ma dall’esecutivo potrebbe arrivare una ‘mano tesa’ sulla questione dello ‘statuto’ delle opposizioni (ovvero nel numero di provvedimenti targati forze di minoranza) o ‘concessioni’ negli ordini del giorno. Per quanto riguarda il testo potrebbe arrivare una nuova riformulazione nei prossimi giorni da parte dell’esecutivo sulla norma ‘anti-ribaltone’ (per definire meglio i casi in cui si prevede l’automatismo del voto anticipato), anche se nella maggioranza prevale l’ipotesi di andare avanti con il ddl Casellati come è stato illustrato con gli emendamenti del governo e poi, eventualmente, provare a cambiare qualcosa nel passaggio della riforma alla Camera. (AGI)