Il pressing di Nicola Zingaretti sulla legge elettorale aumenta di intensità con l’approssimarsi della data del referendum sul taglio dei parlamentari ed è finalizzato a fare uscire la maggioranza dall’angolo in cui si è infilata. La marcia indietro di Italia Viva rispetto all’accordo di dicembre, che prevedeva di accompagnare il referendum con una riforma della legge elettorale che portasse a un proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5%, ha posto i dem davanti a un vicolo cieco.
Perché il ‘combinato disposto’ tra Rosatellum – il sistema elettorale oggi in vigore – e taglio dei Parlamentari comporta degli scompensi nella rappresentanza politica, nella rappresentanza territoriale e nelle istituzioni. Da qui il nuovo appello di Zingaretti: “Rinnovo l’appello alla collaborazione, a tutti gli alleati e a fare di tutto affinché, a partire dal testo condiviso dalla maggioranza, si arrivi entro il 20 settembre a un pronunciamento di almeno un ramo del Parlamento. Le preoccupazioni espresse da molte personalità sul pericolo di votare a favore del referendum sul taglio ai parlamentari senza una nuova legge elettorale, sono fondate e sono anche le nostre”.
Un appello che si scontra, tuttavia, con i numeri in parlamento e, in particolare, in Commissione Affari Costituzionali. La riforma, con il voto decisivo dei renziani, è infatti uscita dal Calendario della Camera.
I dem, con Zingaretti in testa, hanno già affermato di essere pronti a dialogare con chiunque, essendo venuto meno il vincolo dell’accordo di dicembre dopo la ‘mossa’ di Italia Viva. “Ma difficilmente Forza Italia romperà il fronte del centro destra in questo momento”, scuote la testa un deputato Pd nonostante siano arrivate da Forza Italia rassicurazioni sulla volontà di procedere alla riforma.
In una intervista, Renato Brunetta dice che per fermare la destra sovranista serve un proporzionale purissimo e tende una mano a Goffredo Bettini, esponente dem molto vicino a Zingaretti, che prima del leader aveva indicato i rischi del referendum senza la riforma del sistema di voto.
Da qui, il pressing del Partito Democratico che, con Emanuele Fiano, sottolinea che senza la riforma elettorale occorrerà una riflessione complessiva: “Il problema è politico”, premette l’esponente dem che è anche relatore della legge: “Noi facciamo parte di una maggioranza che regge il governo e con cui ci siamo accordati su un principio da subito. Il referendum per il taglio dei parlamentari deve essere accompagnato dalla riforma della legge elettorale”, ricorda Fiano all’AGI.
“Senza la seconda, con il Rosatellum in vigore, si rischiano scompensi in chiave di rappresentanza politica – tanto è vero che noi siamo intervenuti con il diritto di tribuna nella nuova proposta elettorale – e scompensi nella rappresentanza territoriale, oltre a scompensi di tipo istituzionale. Tutte questioni che sono state fatte presenti a Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, e abbiamo per questo ottenuto un accordo. Noi abbiamo detto che ci stiamo se si fanno questi cambiamenti alla legge elettorale, per esempio una legge proporzionale con soglia nazionale al 5%. Ma se si toglie questa condizione di salvaguardia, il Pd dovrà riflettere, siamo in una fase politica di confronto e quel taglio dovrà essere valutato”.
Il pressing del Pd sembra, comunque, sortire qualche effetto dato che da Leu viene rinnovata la disponibilità a votare una legge proporzionale, sebbene con una soglia di sbarramento “ragionevole”, in luogo di quel 5%. “Noi sul proporzionale, con una soglia di sbarramento ragionevole, ci siamo anche per porre parzialmente rimedio alla compressione della rappresentanza, in particolare al Senato, generata dalla riduzione del numero dei parlamentari”, spiega il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro.
Vedi: Taglio dei parlamentali, pressing del Pd: legge elettorare o riflessione complessiva
Fonte: politica agi