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Superbonus, oggi il vertice a palazzo Chigi. Tra le ipotesi,un intervento di Cdp

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“Un intervento di Cdp. Cassa depositi e prestiti, è una delle ipotesi allo studio”.Lo ha detto il viceministro del Mit Edoardo Rixi a proposito della soluzione da individuare per i crediti incagliati dopo lo stop alla cessione decretata dal governo guidato da Giorgia Meloni

fonte@italiaoggi.it/

“Un intervento di Cdp. Cassa depositi e prestiti,  è una delle ipotesi allo studio”.Lo ha detto il viceministro del Mit Edoardo Rixi a proposito della soluzione da individuare per i crediti incagliati dopo lo stop alla cessione decretata dal governo guidato da Giorgia Meloni per il superbonus del 110% e anche per gli altri bonus introdotti per il rilancio dell’edilizia.

“È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un paese la prima cosa che deve fare è riavocare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare”, ha detto Rixi. “Dopodiché l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che a oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci. “Il gGoverno ha voluto rimettere ordine perché i crediti del Superbonus erano fuori controllo da parte del pubblico, tra 70 e 160 miliardi di euro a seconda delle fonti, con una massa di crediti sul territorio nazionale esplosiva, che ha creato problemi già nell’ultimo bilancio dello Stato. Il governo Conte due ha creato una bolla speculativa, che non si vedeva da parecchio tempo nel nostro Paese portando a situazioni in cui i costi delle ristrutturazioni sono aumentati del 60% – ha sottolineato – La legge sul Superbonus ha creato delle bolle speculative fuori controllo con aumenti sul costo della rigenerazione urbana e delle ristrutturazioni a volte del 60%” e “un intervento di Cdp è una delle ipotesi allo studio”, ka infine confermato.

L’attacco frontale del governo al Superbonus di Contiana memoria tiene banco anche oggi. La premier Giorgia meloni ieri nel suo ormai tradizionale appuntamento social, col quale ha interrotto il silenzio della convalescenza post influenaza, ha difeso e provato a spiegare il perché della decisione presa. “In cConsiglio dei ministri siamo tornati a occuparci della vicenda del Superbonus e l’abbiamo fatto per cercare di sanare una situazione diventata ormai fuori controllo”, ha detto, parlando del decreto sulla cessione dei crediti. “La bolla dell’aumento incontrollato delle spese si è gonfiata così tanto che questo meccanismo al momento ha un costo totale di 105 miliardi di euro, pesando su ogni singolo italiano per circa 2.000 euro. Anche chi non ha una casa, un senza tetto, un neonato, ha sulle spalle la spesa di duemila euro”, ha affermato il premier. “Il Governo ha proposto come soluzione di portare il superbonus dal 110 al 90 per cento e allungare da 5 a 10 anni il periodo per smaltire questi crediti. Ma non consentiremo l’acquisto di questi crediti da parte della pubblica amministrazione” spiega, per poi concludere che attualmente è di 9 miliardi di euro il totale delle truffe messe in atto”.

Oggi la presidente del Consiglio vedrà le parti interessate A Palazzo Chigi, il governo incontrerà i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace, per un confronto sulle norme che bloccano la cessione dei crediti dei bonus edilizia. Subito dopo seguirà una riunione con tutte le categorie interessate, Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza cooperative italiane, Cna e Confartigianato.

L’apertura dell’esecutivo ad un confronto con le categorie interessate, cerca di trovare la quadra su una modifica al testo del decreto, chiesta a gran voce anche all’interno della stessa compagine governativa. Con Fratelli d’Italia che difende le scelte fatte e lancia l’ipotesi di “cartolarizzare i crediti” come base di partenza del confronto, FI e IV che si sono dette pronte alle barricate “per tutelare famiglie e imprese”, e le opposizioni all’attacco. E anche qui sarà costretta a spiegare, a cercare di convincere che non poteva che fare che questo.  A pochi giorni dalla stretta sui bonus edilizi il governo deve trovare una soluzione volta a trovare 24-25 miliardi di liquiditá per evitare il fallimento di 25.000 imprese, il blocco definitivo di 90.000 cantieri e la perdita di 130.000 posti di lavoro. Alle 16.30 la delegazione del governo – capeggiata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, con i ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti, e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – incontrerá i rappresentanti delle banche (Abi, Cdp e Sace), delle imprese e dei costruttori (Ance, Confindustria, Confedilizia, Confapi e Alleanza delle Cooperative Italiane). Prima di qualsiasi decisione, il governo aspetta il parere definitivo di Eurostat che dovrebbe arrivare mercoledì, per sapere quale criterio vale per il calcolo degli sconti fiscali ai fini dei conti pubblici.

“Ci sono alcune ipotesi e oggi saranno discusse dal governo, rappresentato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, assieme ai
vertici di Abi e Ance”, ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Mattino Cinque. “La prima passa per
la compensazione delle tasse pagate dai cittadini in banca coi modelli F24: una percentuale di queste, forse l’1% cioè 5 miliardi, verrebbe
trattenuta dalle banche e utilizzata per pagare le imprese. La seconda è cartolarizzare i crediti, cioè le banche li venderebbero a societá
finanziarie che poi recupererebbero dallo Stato. La terza strada passa per il coinvolgimento delle societá pubbliche Cdp e Sace che hanno liquiditá
e possono comprare dalle banche i crediti fiscali ora bloccati”, ha spiegato Sileoni, secondo il quale “la capienza fiscale delle banche per
gestire i crediti fiscali del Superbonus è di 81 miliardi di euro e il tetto è stato raggiunto da tempo, come ho sottolineato giá diversi mesi
fa. Ma i crediti complessivi hanno superato quota 105 miliardi. Allo studio ci sarebbe anche uno “scudo” piú solido per le banche che
acquisteranno i crediti incagliati dei bonus edilizi in modo da far completare i lavori a chi ha presentato le Cila prima dell’entrata in
vigore del provvedimento che azzera gli sconti in fattura. Gli istituti di credito, le assicurazioni, ma anche le Poste e la Cassa depositi e
prestiti, avranno una protezione dai sequestri della magistratura anche per quei crediti che risultino frutto di frodi che hanno acquistato in
“buona fede”. Si tratta di cifre rilevanti, piú di 6 miliardi di euro. Ma è una delle misure chieste dal sistema bancario e da Poste e che potrebbe
essere discussa giá oggi al vertice di oggi.

“Oggi abbiamo a Palazzo Chigi il tavolo di confronto con le rappresentanze delle associazioni imprenditoriali, nessuna esclusa, come è nello stile di questo governo. Anche per capire come migliorare il testo, per ridurre l’impatto sulle imprese del settore. Peraltro, riunioni di maggioranza si svolgono spesso in Parlamento, saranno utili anche in questo caso, così come per il decreto trasparenza sui benzinai poi approvato in Commissione con il pieno consenso della maggioranza”, ha affermato in un’intervista con il Corriere della Sera, Adolfo Urso, ministro dell’Impresa e del Made in Italy, parlando delle modifiche al Superbonus sul tavolo del vertice a Palazzo Chigi di oggi pomeriggio. Le modifiche che salvano imprese e famiglie saranno “oggetto del confronto con le imprese, in cui ascolteremo esigenze e proposte. E poi del confronto in Parlamento con tutte le forze politiche. Abbiamo eliminato un meccanismo perverso con 9 miliardi di truffe e un carico insostenibile per lo Stato ma sappiamo che va preservato un settore così significativo per la nostra economia”, ha spiegato.

“Quello che diremo oggi al governo è che bisogna trovare una soluzione per i crediti incagliati che sia rapida ed efficace. Non possiamo accettare rinvii ad ulteriori provvedimenti. La questione va risolta subito. Al tavolo porteremo non solo il tema del presente, ma anche quello del futuro. Queste modifiche estemporanee, una ogni quarantacinque giorni ai bonus edilizi, non servono a nulla. Serve una proposta strutturale, di lungo periodo e che il governo reputi sostenibile per i conti pubblici”, così in una intervista al Messaggero la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio secondo cui una soluzione rapida e efficace sarebbe “utilizzare gli F24 che transitano per le banche. Una proposta che da tempo abbiamo fatto insieme all`Abi, l`associazione bancaria. Si tratta di una soluzione di immediata applicazione. Poi anche invitare all`acquisto dei crediti fiscali le grandi partecipate pubbliche”, mentre sulla cartolarizzazione “il problema è: si riesce a fare subito? Perché non abbiamo più tempo. I termini per concludere i lavori con il 110% si stanno esaurendo. Se i cantieri non ripartono subito non sarà possibile concludere i lavori entro il 31 dicembre di quest`anno”.

“Il decreto approvato venerdì dal governo trae fondamento da ragioni tecniche, ma sopratutto da motivazioni politiche. Il governo Meloni ha voluto sconfessare la scelta fatta dall’esecutivo Conte, che con questa misura ha senza dubbio fatto un pò di confusione anche se c’è stata una importante spinta all’economia italiana, in particolare nel 2021”, ha sottolineato, invece, il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. “Tra le varie soluzioni proposte nelle scorse settimane, c’era quella, poi accantonata, di coinvolgere comuni e regioni che con le loro società finanziare avrebbero potuto comprare dalle banche i crediti fiscali in eccedenza”, ha aggiunto Ferrara spiegando che con questa misura “gli enti locali avrebbero avuto una formidabile occasione di guadagno, perché avrebbero comprato i crediti a un prezzo scontato, a esempio tra 90 e 95, e poi incassato dallo Stato centrale il valore pieno cioè 110: il governo avrebbe di fatto finanziato sindaci e presidenti di regione”, ha detto.

Secondo l’Abi, “sarebbe impensabile fermare tutti gli incentivi edilizi proprio ora che una direttiva Ue ci chiede le case green. È, anzi, l’occasione giusta per incrociare due problemi e farne una utilitá per il Paese”. Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha affermato che sul superbonus “le banche hanno fatto il massimo, acquistando tutti i crediti possibili”. Ma ora bisogna “dare certezza del diritto e rivitalizzare la circolazione di questi crediti, perchè le banche hanno liste di clienti in attesa”.

“Condivido la decisione del governo Meloni di fermare il Superbonus del 110% e lo sconto in fattura”, ha dichiarato, invece, il presidente dell’associazione di imprese Cifa Italia, Andrea Cafà. “L’attuazione di queste misure, così come regolamentate in precedenza, ha drogato il mercato generando una lievitazione dei prezzi di beni e servizi tale da mettere in crisi il sistema della spesa pubblica. Queste agevolazioni fuori controllo sono costate 2.000 euro a ogni cittadino italiano. Chiedo un provvedimento immediato per sbloccare i crediti incagliati che ammontano a circa 15 miliardi”, ha aggiunto. “Per il futuro – ha concluso il presidente della confederazione delle Pmi – mi auguro che la stessa tipologia di aiuti, voluta dal governo Draghi per migliorare l’efficientamento energetico delle abitazioni, possa essere riconfermata dal governo Meloni, previa una rimodulazione che la rimetta in pista con costi adeguati al mercato e con meccanismi di controllo efficaci e in tempo reale”.

“I bonus edili sono stati un`esagerazione, che ci fosse un problema nel provvedimento originario era chiaro a tutti. Parlo a nome mio e non del Pd, dato che tra l`altro non sono iscritto, e la mia risposta è sì: il governo ha fatto bene. Un bonus al 110% che poteva essere utilizzato con la cessione è una modalità troppo generosa e troppo costosa per lo Stato”, ha detto in una intervista con il Corriere della Sera l’economista e senatore Pd Carlo Cottarelli. Sulla questione è intervenuto anche Silvio Berlusconi. “Da uomo di Stato e di economia, il mio punto di vista è che sia giustificato e forse inevitabile il percorso del Governo per evitare danni al bilancio dello Stato, che potrebbero addirittura portarci ad una situazione di default”, ha scritto in un post su Facebook, il presidente di Forza Italia, aggiungendo che “il Parlamento sovrano discuterà il decreto, e, nei tempi richiesti, ove lo ritenesse opportuno, potrà apportare utili modifiche”. Comunque “in merito alla questione del superbonus, che sta creando agitazione tra le categorie ed ha provocato reazioni anche da parte dei nostri gruppi parlamentari, voglio ricordare che si tratta di una misura adottata dal Governo Conte, il governo degli indistinti bonus a pioggia, soggetti a continue modifiche e interpretazioni che hanno provocato un clima di costante incertezza per le imprese interessate”.