AGI – La decisione della Gran Bretagna di escludere Huawei dallo sviluppo del 5G sul suo territorio è “ovviamente il risultato di pesanti pressioni da Washington” e la Cina dovra’ mettere in campo una rappresaglia “pubblica” e “dolorosa”. Lo scrive il Global Times, in un editoriale pubblicato on line oggi. “È necessario che la Cina contrattacchi alla Gran Bretagna, altrimenti non saremmo troppo facili da bullizzare? La rappresaglia dovrebbe essere pubblica e dolorosa per il Regno Unito”, si legge nell’editoriale del tabloid pubblicato dal Quotidiano del Popolo, organo di stampa ufficiale del Partito Comunista Cinese, precisando subito dopo, pero’, che “non è necessario trasformarla in uno scontro tra Cina e Gran Bretagna”.
Londra viene presentata come un “anello debole” nell’alleanza di condivisione di intelligence dei Five Eyes, che comprende anche Usa, Australia, Nuova Zelanda e Canada. “Sul lungo periodo, il Regno Unito non ha ragioni per mettersi contro la Cina, con la questione di Hong Kong che sta svanendo”, è la convinzione del giornale di Pechino. In conclusione, quello che dovrà fare la Cina sarà accelerare lo sviluppo delle tecnologie per le telecomunicazioni per influenzare i Paesi che risentono delle pressioni statunitensi, scrive il Global Times, “e niente altro”.
Ieri Londra ha fatto sapere che il colosso cinese non solo non potrà partecipare alla realizzazione della rete 5G britannica, ma tutte le apparecchiature dell’azienda cinese dovranno essere rimosse dalle infrastrutture di telecomunicazioni del Paese.
Si tratta di una clamorosa, anche se non inattesa, inversione di rotta da parte del governo destinata ad avere conseguenze sulle relazioni tra Londra e Pechino, già incrinate dalla questione Hong Kong. Parlando in Parlamento, il ministro della Cultura Oliver Dowden ha annunciato che da fine anno gli operatori non potranno più acquistare apparecchiature da Huawei e avranno fino al 2027 per eliminare le apparecchiature dell’azienda dalle reti 4G e 3G, oltre a quelle già installate per il 5G.
Una scadenza che tiene conto del monito lanciato nei giorni scorsi da British Telecom e Vodafone UK secondo cui per rimpiazzare le apparecchiature Huawei nelle loro reti mobili ci vorranno tra i 5 e i 7 anni.
A gennaio Londra aveva dato a Huawei un accesso limitato alle reti mobili di quinta generazione permettendo agli operatori di ridurre la quota del kit Huawei nelle parti non core della loro infrastruttura al 35% entro il 2023.
Le nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti a Huawei a maggio hanno però complicato lo scenario: la società cinese non sarà più in grado di procurarsi apparecchiature chiave per chip da fornitori americani di fiducia. Una mossa che aveva spinto il National Cyber Security Center britannico ad avviare una revisione urgente delle procedure.
Dowden ha ammesso che la mossa ritarderà lo sviluppo della rete 5G britannica, stimato in tre anni e con un costi di due miliardi di sterline. Da parte sua Huawei ha definito la decisione di Londra “una cattiva notizia per chiunque abbia un telefono cellulare nel Regno Unito”. La scelta, ha detto, “minaccia di spostare la Gran Bretagna nella fila lenta del digitale e approfondire il digital divide”, ha commentato Ed Brewster, portavoce di Huawei nel Regno Unito. “Purtroppo, il nostro futuro in questo Paese è diventato politicizzato”, ha aggiunto, “si tratta della politica commerciale degli Usa e non di sicurezza”.
Sul fronte italiano l’azienda ha auspicato che l’Italia non segua l’esempio britannico e non inibisca l’acquisto di tecnologia del colosso cinese per la realizzazione delle reti 5G. “La deludente inversione di rotta del governo britannico è stata da quest’ultimo giustificata con riferimento alle sanzioni imposte dal governo statunitense, sebbene non supportate da prove e non ad alcuna violazione da parte di Huawei” si legge in una nota dell’azienda.
“Ci aspettiamo che il governo italiano prosegua il suo processo di digitalizzazione sulla base di criteri di sicurezza obiettivi, indipendenti e trasparenti per tutti i fornitori, preservando la diversita’ e la concorrenza nel mercato” continua la nota.
Vedi: Sull'espulsione di Huawei dalla Gran Bretagna è necessaria una "dolorosa rappresaglia"
Fonte: estero agi