Un tribunale sudcoreano ha respinto la richiesta della procura di emettere un mandato d’arresto per il leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, accusato di corruzione in relazione a un’azienda sospettata di aver trasferito illecitamente 8 milioni di dollari alla Corea del Nord. Il 58enne leader del Partito democratico è anche accusato di aver violato i suoi doveri, durante il suo mandato come sindaco della città di Seongnam, che presumibilmente hanno comportato una perdita di 20 miliardi di won (15 milioni di dollari) per una società di proprietà statale.
La settimana scorsa i pubblici ministeri hanno richiesto un mandato di arresto contro Lee, un ex candidato alla presidenza. Con una mossa a sorpresa, pochi giorni dopo l’Assemblea nazionale di Seul, controllata dall’opposizione, ha votato per privarlo dell’immunità parlamentare. Ma la corte distrettuale centrale nella capitale ha respinto la richiesta dopo una seduta di nove ore: un giudice ha concluso che era “difficile vedere se ci fossero motivi e necessità per la detenzione”, aggiungendo che c’era un basso rischio che Lee distruggesse le prove perché è un personaggio pubblico. Lee ha negato tutte le accuse, ringraziando il tribunale di essere “l’ultimo baluardo dei diritti umani”. (AGI)
SCA