Commozione e devozione sono i sentimenti che suscita a prima vista la mia Pietà Vaticana, un po’ come sosteneva Stendhal.
Continuandola a osservare poi sorgono nell’animo umano di ciascuno che vi si trova dinnanzi altre emozioni e sensazioni che molto dipendono dalle esperienze personali e dalla propria sensibilità.
Giovanni Papini che dedicò parte della sua vita a studiare la mia, nel 1959 ne fece una descrizione che ancora oggi tocca le corde più profonde dell’animo umano.
“Con questa Pietà il Buonarroti s’è trasferito tutto nella luce cristiana della Passione. Il volto verginale della Vergine, reclinato verso la spenta umanità del Figliuolo, parla in quella sua silenziosa e pallida fermezza un linguaggio che tocca il fondo delle anime. V’è dolore ma quasi trattenuto e contenuto da qualcosa ch’è più forte della stessa angoscia materna; v’è una mestizia soave non sfigurata da nessun elemento troppo umani; v’è la bellezza casta della donna giovane ma così pura che sembra il riflesso di un mondo che non è ancora il cielo ma non è più la terra.
La Madonna tiene in grembo il Figlio con lo stesso atteggiamento di tenerezza di quando era bambino ma il viso non è più lieto come allora e la mano sinistra, invece di essere intenta alla carezza, è distesa di fuori, con la palma aperta, come quella d’una povera che chiede la carità.
Tutto il gruppo è soffuso da una taciturna e luminosa maestà, che lo fa sembrare collocato in una solitudine soprannaturale.
Cristo è morto e par che l’amore stesso che unisce gli uomini a Dio sia sospeso e interrotto, in quella pausa di apparente abbandono, che si apre, come un abisso, tra la Crocifissione e la Resurrezione.
Il Dio, sia pure per poche ore, è assente e l’umanità sbigottisce nell’attesa.”
Fonte: https://michelangelobuonarrotietornato.com/