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Studente suicida: parroco, vita fragile da averne con cura

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La bara bianca di Leonardo è entrata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Montignano in un silenzio irreale: c’era una comunità a stringersi intorno ai familiari del quindicenne che, domenica sera, si è tolto la vita sparandosi un colpo con la pistola d’ordinanza del padre, vigile urbano a Senigallia e il picchetto d’onore dei colleghi della municipale era molto più di una presenza simbolica. Il rito è stato celebrato da don Emanuele Lauretani, che nella sua omelia ha scosso le coscienze: “Dobbiamo imparare ad ascoltare e a farci comprendere, a essere accoglienti, rispettosi e pieni di empatia. La vita è fragile e va maneggiata con cura”. In chiesa il sindaco e l’intera giunta comunale di Senigallia, città che ha rispettato questa giornata di dolore con il lutto cittadino, le bandiere a mezz’asta e molti negozi chiusi nelle prime ore del pomeriggio in segno di cordoglio e partecipazione. Del quindicenne è stata ricordata la sua fragilità, ma anche il suo grande amore per lo sport e la musica, in particolare Michael Jackson. Che il cantante americano fosse il suo idolo l’ha ricordato tra le lacrime mamma Viktoria, che ha ringraziato tutti per la presenza e l’appoggio della gente “in questi giorni difficili”. “Leonardo ora è un angelo e proteggerà tutti i suoi amici, sempre e ovunque”, ha detto in chiesa, sottolineando di credere “nella giustizia terrena e divina”. Intanto l’inchiesta della procura di Ancona va avanti: l’autopsia ha confermato che il ragazzo si è tolto la vita sparandosi un solo colpo con la pistola del padre; l’ha fatto intorno alle 21 di domenica, poco dopo essersi allontanato da casa, all’interno di un casolare. Il fascicolo, che ipotizza l’istigazione al suicidio, è al momento senza indagati: contiene la denuncia della mamma di Leo, presentata ai carabinieri nella notte in cui erano attive le ricerche per individuarlo e relativa a presunti atti di bullismo che si erano verificati a scuola con i nomi di tre studenti (due ragazzi e una ragazza) che lo avrebbero vessato, ragione per cui voleva abbandonare l’Istituto Alberghiero Panzini e iscriversi a una scuola privata. Atti di bullismo che per Alessandro Impoco, dirigente scolastico, sono “fatti di cui non si ha effettiva conoscenza o non si siano prima e con certezza verificate le fonti”. Lo smartphone e il computer del quindicenne sono in mano agli inquirenti, che hanno ascoltato alcuni insegnanti, con uno dei quali – a detta dei genitori – Leo si sarebbe confidato, i compagni di classe e la fidanzatina del ragazzo, il cui stato d’animo sarebbe peggiorato per via di un’insufficienza presa su un compito di informatica, ma quel quattro e mezzo è stato inserito nel registro elettronico solo lunedì, quando tutto era già successo. (AGI)