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Storia di lady Gavioli, la modella imprenditrice morta a 47 anni dopo una vita di lusso e sofferenza

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AGI – Villa Chiarle arriva inaspettata con la sua grazia  palladiana al fondo della strada, dopo una trafila di condomini. Qui Maria Chiara Gavioli, tra tutte le dimore della famiglia di imprenditori da Cortina a Venezia a Milano alla Sardegna, aveva messo la sua radice fragile.

E’ morta mercoledì pomeriggio a 47 anni, senza misteri da cronaca nera. “Il medico chiamato dalla colf che l’ha trovata ci ha chiamati perché era una donna giovane e accanto a lei hanno trovato delle medicine”, dicono i carabinieri ma non c’è stato bisogno di autopsie né di indagini della Procura. Il cuore si è bloccato e, se mistero c’é, stava in quella “troppa sensibilità che somatizzava”, così la definisce don Franco Strazzabosco, che l’ha avuta allieva dai salesiani e poi l’ha accompagnata per tutta una vita “che è stata anche di grande sofferenza”. 

Dopo la vita da modella la ricerca di un’identità

Da ragazza, racconta il religioso “aspirava a ben altre situazioni che alla scuola” e sembrava avercela fatta, a raccogliere il suo sogno. Modella di medio livello a Milano e a  Parigi, entrata nel giro dei calciatori e delle veline. Viaggi, feste, filrt. Una storia d’amore rivelata qualche anno fa al Gazzettino Veneto con Massimiliano Allegri, lui agli ultimi anni da calciatore a Napoli, lei scintillante dalle prime sfilate. “Ero la sua fidanzata segreta, lui mi teneva fuori dall’ufficialità. Poi l’ho detestato perché ho capito che mi usava”.

Ha avuto due figli da  altrettanti uomini, un rugbista e un artista.  Quindici e nove anni.  Il primo, durante i funerali in forma molto riservata, nessun manifesto a Mogliano Veneto dove ancora si usa, ha lasciato in chiesa un ricordo dolce: “Mamma ti amerò per sempre, mi mancherai”. Imprenditrice, s’è detto. Ma forse, sottolinea chi la conosceva, è rimasta modella, inseguendo quasi con dolore la bellezza che restava abbagliante ma a cui avrebbe voluto negare il passaggio del tempo.

“Aveva diversi incarichi nelle società – spiega un amico – ma erano di forma più che di sostanza”. Cercava una sua identità dopo la passarella. Racconta un cronista locale: “Quando scrivevo di lei e la definivo imprenditrice, mi chiamava e mi pregava di scrivere che era anche lei una giornalista, di moda, anche se non ho mai trovato articoli suoi”. Tolti gli abiti delle grandi firme, cercava il suo e forse non l’ha mai trovato.

I guai giudiziari

Così estranea al mondo degli affari che, quando suo fratello Stefano è finito ai domiciliari e lei indagata per una serie di distrazioni dal parimonio della società di famiglia Enerambiente, si era difesa così e a chi le stava accanto non pareva una strategia processuale: “Mio fratello mi ha aggiunta al consiglio di amministrazione a mia insaputa. Quando me ne sono accorta, mi sono fatta togliere. Ma non avevo potere esecutivo”. La Procura di Vicenza aveva chiesto di recente anche il rinvio a giudizio per lei. Dopo i guai con la giustizia aveva confessato di avere smesso di mangiare perdendo molto peso.

E lì forse si è alzato il muro vero tra un primo e dopo col franare delle illusioni della giovinezza, che don Franco chiama “le aspirazioni anche troppo alte della mia Chiara”, sempre riferendosi a quello spirito fragile.

Il tesoro di Villa Chiarle lasciato andare  

Viveva con la mamma anziana e malata, “la sua preoccupazione costante era il benessere dei figli, la spronavo a essere più tranquilla con loro” ricorda il prete che ha celebrato le esequie. “Frequentava poco la città, era molto riservata” afferma l’ex sindaco David Bortolato.

“Era simpatica, talvolta romanzava un po’ le situazioni, soprattutto quando faceva la modella. Sembrava a volte un po’ sconnessa dalla realtà” dice un amico con un sorriso. Poche parole del vicino di casa: “Si vedeva pochissimo, il mio ricordo è lei d’estate che gioca coi bambini nella piscina nel parco della villa”.

Chi è entrato a Villa Chiarle di recente è rimasto colpito da come quel tesoro fosse stato lasciato un po’ andare, negli interni e nel parco. Forse dopo le disavventure giudiziarie c’erano meno soldi per tenerla lustra o forse la radice di Maria Chiara aveva già cominciato a perdere il suo debole appiglio alla terra. 

Source: agi


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