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SMARTWORKING: PRO E CONTRO DEL ‘LAVORO AGILE’

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Il lavoro è fondamento e principio sacrosanto della nostra Costituzione Italiana, oltre essere alla base dei processi sociali e culturali di ogni popolazione. Di conseguenza, con la diffusione del Covid19 a livello mondiale, che ha costretto la maggior parte delle persone a restare nelle proprie case, questo aspetto è uno di quelli che ha subito uno dei più gravi colpi all’interno di questa vicenda, proprio perché alla base di azioni di vita quotidiana.

 

Di Angela Medda

 

 

A marzo 2020, un’epidemia mondiale ha stravolto la vita della popolazione globale, cambiando per sempre routine, modi di vivere e di pensare.

Facendo un balzo indietro nel tempo, non ci si può dimenticare del fatto che le semplicissime e banali azioni di vita quotidiana sono state adeguate alla situazione così atipica del momento, come per esempio, andare a fare la spesa muniti di guanti, doppia mascherina, oltretutto soltanto se strettamente necessario e da parte di un solo e singolo membro della famiglia, come il soldato mandato in guerra che combatte dalla prima linea dello schieramento. E se situazioni di questo tipo, solitamente così semplici e usuali, sono state stravolte da limitazioni sociosanitarie, c’è stato un altro ambito che si è dovuto reinventare in modo così tanto rilevante, da essere tornato come in origine solo a partire dal 31 agosto del 2022.

 

Perciò, la questione lavoro è una di quelle che ha sentito maggiormente il peso della situazione, gravando su numerose persone e famiglie, non solo dal punto di vista economico ma anche psicologico. Infatti, il lavoro è fondamento e principio sacrosanto della nostra Costituzione Italiana, oltre essere alla base dei processi sociali e culturali di ogni popolazione. Di conseguenza, con la diffusione del Covid19 a livello mondiale, che ha costretto la maggior parte delle persone a restare nelle proprie case, questo aspetto è uno di quelli che ha subito uno dei più gravi colpi all’interno di questa vicenda, proprio perché alla base di azioni di vita quotidiana.

Per poter ovviare al problema, la soluzione che ha avuto maggior credito è stata quella dello Smart working, che si traduce letteralmente come ‘lavoro agile’ ed è una forma di telelavoro definito dall’ordinamento italiano come “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”, quindi continuare a lavorare da casa (lì dove possibile) attraverso l’ausilio di strumenti informatici quali pc o tablet. Questo sistema è stato considerato il più efficace per la situazione, arrivando ad essere utilizzato anche per la scuola o le lezioni universitarie.

Il meccanismo alla base dello Smart working è, sulla carta, abbastanza semplice, ma in realtà ci sono vari pro e contro.

In primis si è riscontrato come l’introduzione di forme innovative di lavoro possa determinare benefici sia nell’aumento della produttività che nella riduzione delle assenze per malattia. Inoltre, c’è anche il poter ottenere equilibrio tra vita privata e lavorativa, grazie alla possibilità di organizzarsi in modo autonomo per quanto riguarda tempo e spazio, con un conseguente beneficio in termini di benessere psicologico e riduzione dello stress. In realtà, secondo un recente studio condotto in questi anni, questi ultimi punti sono variabili in quanto il benessere del lavoratore va considerato anche individualmente; ciò dipende quindi dal singolo e dalle peculiarità caratteriali individuali, ragion per cui bisogna sempre rintracciare ciò che funziona meglio per ogni persona.

Per tale ragione uno dei rischi che comporta lo Smart working è quello di ‘favorire’ l’isolamento sociale del lavoratore e la difficoltà di separazione tra vita privata e attività lavorativa; quindi, l’opposto rispetto a quanto detto precedentemente. Oltretutto tale assenza fisica dal luogo di lavoro peggiora il clima lavorativo generale, specialmente se si lavora in team: ciò accade perché viene meno la possibilità di poter avere un confronto diretto con i propri colleghi e di apprendere gli uni dagli altri, perdendo così il senso della vita lavorativa aziendale, o lavorativa di gruppo in generale. Dal 31 agosto 2022, questa modalità è stata riservata soltanto per lavoratori fragili o a genitori di figli under 14, per cercare di tutelare queste categorie ma permettere comunque lo svolgimento del lavoro.

 

Tale discorso, non si applica soltanto ad un ambito lavorativo ma anche ad uno scolastico, poiché gli stessi vantaggi e svantaggi sono presenti anche per quanto riguarda i giovani studenti: qui si fa più forte il punto dell’interazione tra i propri pari, considerando che dalle elementari e fino alle superiori è indispensabile e fonte di crescita il rapporto diretto con i coetanei. La socializzazione, infatti, è quel processo che permette, fin dalla tenera età, il poter conoscere, apprezzare e accettare il prossimo e se questo venisse meno, ci potrebbero essere delle gravi difficoltà in età adulta.

 

 

Angela Medda – Piscologa