“La priorità è la messa in sicurezza degli italiani e della nostra rappresentanza diplomatica. Tutto volge in una direzione positiva al momento. Voglio rassicurare, sia pure in una situazione complicata dove siamo tutti preoccupati, che non ci sono pericoli imminenti per i nostri connazionali”. Antonio Tajani indossa la giacca dell’Unità di crisi e parla davanti alla mappa della Siria che domina la sala operativa della Farnesina, nel punto stampa dopo la riunione di circa 90 minuti convocata questa mattina d’urgenza dopo la presa di Damasco da parte dei ribelli.
Miliziani sono entrati anche nel giardino della residenza dell’ambasciatore italiano a Damasco. “Non ci sono state violenze ne’ nei confronti dell’ambasciatore ne’ verso i Carabinieri”, rassicura il ministro degli Esteri spiegando che uomini armati hanno portato via tre automobili. Evidentemente “volevano verificare se c’erano militari di Assad o particolari documenti”. Qualche sparo contro un muro ma nessuna aggressione tanto che l’ambasciatore “continua a lavorare fuori sede per tutelare i nostri connazionali”. Del blitz sono stati informati Giorgia Meloni e Guido Crosetto. La premier e il ministro della Difesa sono, infatti, in costante contatto con il capo della Farnesina sull’evolversi della crisi e sulla situazione degli italiani.
Al momento, precisa Tajani, non ci sono connazionali che chiedono di lasciare il Paese dopo i 15 che nella notte hanno varcato il confine con il Libano e sono ora al riparo dentro ad alcuni conventi a Beirut e dopo l’arrivo, ieri, di altri italiani in Giordania. Tuttavia l’attenzione rimane alta e tutto è pronto – nel caso – per ulteriori sviluppi. “Siamo pronti, naturalmente, a fare tutto cio’ che serve se i nostri connazionali dovessero essere in pericolo e dovessero lasciare la Siria”. “In questo momento non abbiamo richieste”, ribadisce comunque Tajani precisando che “gli italiani che vivono ad Aleppo sono tranquilli perche’ la situazione e’ calma. Quelli che volevano lasciare la citta’ di Damasco lo hanno fatto e quelli che volevano rimanere sono rimasti, e sono in casa.
In Siria, molte incertezze e, sembra, un unico punto fermo, ovvero la fine del regime di Assad. “Non si sa che fine abbia fatto Assad. Non abbiamo notizie certe, e del suo destino non si sa granche’. Il regime di Assad mi pare non esista piu’. Mi pare difficile – questa l’analisi del ministro degli Esteri – ci possa essere una reazione. Ci sarebbe stata prima. Credo che la sconfitta del regime sia chiara”.
Non siano toccate le sedi diplomatiche né le minoranze religiose, è l’auspicio di Tajani che mostra un cauto ottimismo. “E’ importante – sottolinea – che rimanga l’unita’ politica della Siria ed e’ importante che non vengano attaccate le minoranze a cominciare dalla minoranza cristiana e che non vengano attaccate le sedi diplomatiche. Ho parlato anche con il nunzio apostolico a Damasco proprio delle minoranze cristiane e i messaggi che mi ha dato sono abbastanza positivi”.
Sul piano politico la speranza è di “un passaggio di consegne tra il regime che e’ caduto e la nuova realta’ che sia pacifico, quindi che ci sia una transizione politica e non militare”. E da questo punto di vista si registra il “confronto costante” tra il governo italiano “con i nostri alleati del G7 e non e’ escluso – rileva il titolare della Farnesina – che possa esserci un documento unitario dell’Unione europea a 27 nelle prossime ore. Stiamo lavorando per avere delle posizioni univoche e per avere una strategia che porti alla stabilita’ della regione”. Proprio in questa direzione si inquadra il recente colloquio tra Tajani e il suo omologo turco Hakan Fidan. “Abbiamo convenuto sull’importanza di preservare l’unita’ della Siria. Gli ho ribadito la richiesta di far tutto cio’ che e’ in potere della Turchia per garantire l’incolumita’ dei cittadini italiani e la tutela delle minoranze, quella cristiana e le altre. L’ho sentito piuttosto ottimista sull’evolversi della situazione, almeno per quanto riguarda la sicurezza generale. Il ministro turco – spiega Tajani – ha apprezzato la presenza diplomatica italiana a Damasco e mi ha ribadito che per la Turchia e’ importante che rimanga un presidio diplomatico italiano a Damasco per il futuro. E la Turchia – conclude – e’ pronta a collaborare con l’Italia da un punto di vista diplomatico per garantire la stabilita’ nell’area del Medio Oriente”. (AGI)