Le forze ribelli siriane hanno annunciato che la citta’ di Deraa e’ stata completamente “liberata” dai militari del regime di Damasco. Una vittoria importante non solo dal punto di vista strategico, ma anche simbolico: capoluogo di provincia e snodo principale verso la Giordania, Deraa e’ considerata la culla della rivolta anti-Assad nel Marzo del 2011.
A spingere inizialmente la gente a chiedere le dimissioni di Assad fu un ondata di arresti e torture che non risparmiarono neanche 15 minori, finiti in carcere per aver scritto su alcuni muri adiacenti delle scuole degli slogan anti-regime ispirati dalla “Primavera araba”.
Abusi che spinsero la gente a organizzare le prime manifestazioni e sit-in contro il governo di Damasco. Iniziative cui il regime rispose con la militarizzazione della citta’ e duri interventi delle forze di sicurezza. Un pugno di ferro che invece di impaurire la gente ne scatenò la reazione. Quelle che all’inizio erano manifestazioni isolate si trasformarono in marce di massa, in pochi giorni gli scontri si moltiplicarono, come le vittime e la gente inizio’ a imbracciare le armi, prima per difendersi, poi per cacciare i lealisti di Assad. Il 25 Aprile del 2011 l’esercito siriano iniziò uno spietato assedio della citta’ durato dieci giorni, sferrato con carri armati, elicotteri, piu’ di 6 mila uomini e costato la vita ad almeno 244 persone, oltre all’arresto di almeno mille oppositori.
La resistenza dei gruppi di opposizione e dei civili divenenne virale e ispirò quello che da li’ a pochi giorni sarebbe accaduto in altre citta’ della Siria.
L’intervento della Russia, che con gli aerei da guerra rimise nelle mani Assad la Ghouta orientale, ridiede coraggio al presidente siriano che torno’ ad avere Deraa nel mirino. Una nuova offensiva scattata nel giugno 2019 cessò quando le truppe siriane e russe fecero ingresso in citta’. Secondo i dati Onu furono 335 mila gli sfollati di Deraa che cercarono rifugio al confine con la Giordania, rimasto chiuso, e nella vicina provincia di Quneitra, confinante con le alture del Golan sotto controllo di Israele.
La fine degli scontri spingera’ tanti a fare ritorno, ma il ricordo della violenza di quei giorni e’ impresso nella memoria della popolazione e dei ribelli, costretti a negoziare un salvacondotto per abbandonare la citta’. A distanza di piu’ di 5 anni la situazione si e’ rovesciata. Stavolta sono stati i lealisti a dover negoziare un passaggio sicuro verso Damasco, distante circa 100 km a nord. (AGI)
TUY/UBA