Ad oggi il tennista 22enne può vantare ben 13 titoli del circuito maggiore ed è il più vittorioso tennista italiano dell’era Open; il suo palmarès vanta un titolo Slam (Australian Open 2024), due Masters 1000, quattro Atp 500, sei Atp 250 e una Coppa Davis (che ha riportato in Italia dopo 48 anni.
Nel giro di due mesi è diventato lo sportivo italiano più famoso nel mondo: prima la Coppa Davis a Malaga, poi gli Australian Open e ora il n.1 del mondo conquistato al Roland Garros. Tra fine 2023 e inizio 2024 Jannik Sinner si è consacrato nell’Olimpo del tennis grazie a una crescita esponenziale sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, fisico e mentale. Ma cosa è cambiato in due anni e come è stato possibile trasformare un tennista obiettivamente molto forte in uno (quasi) imbattibile? Quando è arrivata la svolta. Secondo Cahill è avvenuta a Wimbledon dopo la partita persa contro Djokovic nei quarti di finale nel 2022 quando era in vantaggio di due set a zero. “Jannik ha capito di poter giocare alla pari con l’ex n.1 del mondo. Non è un’informazione da poco. Ha capito che una partita con i top player è fatta di fasi e che dovrà alzare l’intensità del suo tennis insieme al livello, come ha fatto Novak dal terzo set in poi. Jannik, invece, è rimasto allo stesso livello dei primi due. L’ho visto stanco, alla fine: cinque set sull’erba sono brutali. Avrebbe dovuto dosare meglio le energie per non finire in riserva. Imparerà in fretta. A 20 anni ha voglia di migliorarsi e uscire dalla sua zona di comfort. Con Novak ha perso senza mai smettere di provare a essere creativo. Non può essere triste, proprio no. Con un 3% di maturità in più, già cambia tutto. È una spugna: impara da ogni palla. Ma è già eccezionale”. Parole che suonano profetiche visto che adesso Sinner guarda tutti dall’alto in basso.
La rincorsa alla vetta del tennis mondiale raggiunta virtualmente oggi (da lunedì 10 sarà effettiva) da Jannik Sinner è iniziata ben sei anni fa, quando il campione altoatesino aveva solo 16 anni. Era il 2018, il suo primo anno da professionista, chiuso al gradino 551 della classifica Atp. Passa appena un anno Jannik si porta con un balzo prodigioso ad avanzare al numero 78. E’ l’antipasto di quello che l’enfant prodige del tennis italiano sta per combinare: nel 2020, anno della pandemia, c’è l’exploit: raggiunge i quarti di finale a Roland Garros (dove perde in tre set da Rafael Nadal, futuro vincitore del torneo) e vince il torneo Atp 250 di Sofia diventando il più giovane tennista italiano ad aver conquistato un titolo Atp nell’era Open a 19 anni, due mesi e 29 giorni. Chiude la stagione in 37esima posizione.
Nel 2021 poi entra in top 10, chiudendo l’anno alla decima posizione vincendo quattro titoli Atp, conquistando la finale a Miami e le Atp Finals (dove è riserva in quanto n.9 del mondo e gioca per il ritiro di Berrettini, vincendo anche una partita). Sembra che tutto vada per il meglio e il giovanissimo campione stia compiendo una cavalcata inesorabile verso la vetta quando, dopo gli Open d’Australia 2022, dove perde nei quarti di finale da Stefanos Tsitsipas in tre set, fa una scelta (coraggiosissima) destinata ad avere un impatto fortissimo sulla sua carriera: dopo otto anni lascia il suo storico allenatore Riccardo Piatti con cui aveva lavorato ed era cresciuto da quando aveva 13 anni per creare un team tutto suo. (AGI)
CAU
= Sinner: 2022 anno di svolta, nuovo team e beffa a Wimbledon (2)
Pubblicato: 04/06/2024 17:16
(AGI) – Roma, 4 giu. – Decide di affidarsi a Simone Vagnozzi, coach che stava lavorando con Jannik già da diverso tempo. Poi, a giugno, arriva l’australiano Darren Cahill che si aggiunge al clan di Sinner in qualità di supercoach. Cambiano anche il preparatore fisico (Umberto Ferrara che segue il campione anche nell’alimentazione), il fisioterapista (Giacomo Naldi ex Virtus Bologna) e l’osteopata Andrea Cipolla, già collaboratore di Vagnozzi nelle stagioni precedenti. Fa parte della squadra anche Riccardo Ceccarelli, medico dello sport che da oltre trent’anni si occupa della mente e della psiche dei piloti di Formula 1 e a Viareggio dirige ‘Formula Medicine’, un centro all’avanguardia che allena a diminuire il carico emotivo davanti agli errori. Ci sono infine i due manager: il 39enne Alex Vittur che Jannik considera come un fratello (pare sia stato lui a spingerlo da Piatti in gioventù e lui stesso gli avrebbe consigliato la rottura); poi c’è Lawrence Frankopan, che è il super manager di Sinner, mutuando l’espressione da super coach (per Cahill).
Una rivoluzione in piena regola che comporta un tempo di adattamento per Sinner e un’inevitabile piccola flessione: conclude il 2022 in 15esima posizione Atp. Ma si tratta solo di un tempo tecnico perché, come spiegò Paolo Bertolucci all’Agi, “Jannik è bravissimo a imparare: lui fa il compitino che gli assegnano e lo fa perfettamente”. E quando il “compitino” è dato da un team con un supercoach che ha portato in vetta al tennis mondiale campioni come Agassi, Hewitt, Murray o Halep c’è da essere ottimisti. Una volta entrato nel suo staff nell’estate del 2022, Cahill ha iniziato a mostrare a Jannik Sinner video di Andre Agassi, che l’australiano aveva riportato al numero 1 del mondo. “Jannik è alto, magro, ha una grande apertura di braccia e può generare grande potenza – ha detto al ‘New York Times’ – Andre ha rivoluzionato il gioco ai suoi tempi per come colpiva la palla, soprattutto dal lato del rovescio. Dai grandi giocatori del passato c’è tanto da imparare perché con la tecnologia di allora e con le racchette che avevano loro hanno semplificato molte cose”.
Sinner fa così bene i compiti che nel 2023 inizia letteralmente a volare scalando a uno a uno i gradini del ranking che portano al tetto del mondo, diventando il numero 4 Atp e poi, nel 2024, diventano il primo italiano a vincere uno slam dai tempi di Panatta. Un’ascesa che oggi su materializza con la conquista del tetto della classifica Atp, 29esimo nella storia e primo italiano di sempre.
In due anni, però, Sinner è cambiato anche fisicamente. “Oggi si muove meglio e più a lungo. Aveva bisogno dei giusti trattamenti: fisioterapia, dieta, massa muscolare – ha detto recentemente ancora Cahill – Umberto Ferrara è il responsabile e potrebbe parlarne all’infinito. Oggi la tecnologia è molto diversa rispetto a 20-30 anni fa, possiamo controllare ogni dettaglio per permettere a un’atleta di fare le cose giuste”. Una rivoluzione totale, che parte dall’atteggiamento in campo e passa per la tecnica (Vagnozzi si è concentrato sul rendere Sinner un giocatore totale, capace di fare qualsiasi colpo, sia a rete che da fondo campo; Cahill ha lavorato sulla battuta) e arriva alla preparazione fisica. Un’attenzione maniacale che lo porta a selezionare i tornei a cui partecipa e a non rischiare mai. Anche a costo di rinunciare, come ha fatto a Roma, a un torneo a cui tiene tantissimo. (AGI)