“‘La separazione delle carriere sarebbe un’enorme spendita di quattrini, di mezzi, una cosa mostruosamente difficile. E a che servirebbe? Io non ho mai pensato di aver vinto o perso una causa perché il pm faceva parte della stessa famiglia del giudice’. Queste parole sono state pronunziate non da un magistrato o da un esponente dell’opposizione ma da uno dei migliori avvocati penalisti del panorama giudiziario italiano, il professor Coppi, ed esprimono bene il perché la separazione delle carriere non risolva nessuno dei problemi che affliggono il mondo giudiziario. Si tratta di una riforma ideologica che fa male alla giustizia, fa male alla magistratura e in particolare alla sua indipendenza e, quindi, fa male alla nostra Repubblica, che poggia su un assetto costituzione che ha fatto della separazione e dell’indipendenza della magistratura uno dei pilastri”. Lo ha detto la deputata del M5s, Carmela Auriemma, in discussione generale sulla separazione delle carriere dei magistrati.
“Se per separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri si intende una netta divaricazione dei percorsi professionali e la diversità dei contesti organizzativi nei quali vengono svolti i rispettivi ruoli professionali, allora bisogna prendere atto che si è già di fatto realizzata a seguito dei provvedimenti approvati in passato. Ma allora quali sono le vere ragioni che sottendono alla riforma? La verità è che si tratta di un grimaldello per ridurre l’autonomia della magistratura e sottoporla gradualmente al potere politico”, ha concluso. (AGI)