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Selinunte: Mertens, “Lasciate le rovine così come sono”

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“L’idea di una resurrezione di alcune colonne del tempio G mi lascia molto perplesso: temo che, come accaduto con il Tempio E, sparisca, attirando l’attenzione su un unico punto, la percezione di monumentalità della grande rovina: quella che abbiamo lì è la più grande rovina greca esistente al mondo”. Nel giorno in cui i nuovi scavi a Selinunte confermano la sua intuizione sulla localizzazione della porta nord dell’antica colonia di Megara Iblea e sulla conformazione della città, Dieter Mertens invita a conservare Selinunte così com’è oggi e com’è apparsa per secoli ai visitatori da tutto il mondo: ciò che lo scrittore Vincenzo Consolo chiamò nel romanzo Retablo “Ruine d’una città e d’una storia. Ruine della storia”. “Non c’è – spiega Mertens all’AGI – un monumento in tutto il mondo greco che esprima questa impressionante distruzione, questa straordinaria monumentalità: nel momento in cui innalziamo lì tre colonne, si ridimensionerà tutta l’impressione che abbiamo della grande rovina. La percezione di questa rovina fa parte della nostra eredità culturale”.
Il grande archeologo tedesco, direttore per anni dell’Istituto archeologico germanico di Roma, cominciò a scavare in Sicilia nel 1971. Oggi ha 85 anni, e vive la scoperta della porta a nord con soddisfazione mista a orgoglio per aver indovinato già negli anni Novanta che nell’area di Galera Bagliazzo, dove esiste una necropoli, c’era qualcosa da indagare. “Ho sempre lavorato – dice – in sintonia con le istituzioni regionali e le soprintendenze, e con Vincenzo Tusa ebbi lo specifico compito di studiare le mura, ovvero la definizione spaziale dell’intera città. Era anche l’anno di avvio dello studio internazionale di Tusa dal quale è nato il Parco archeologico”. Cinquant’anni di scavi. Selinunte “è stato un perno dalla mia vita sotto ogni aspetto: archeologico, scientifico, storico e anche umano: le persone che ho conosciuto, la vita in Sicilia collaborando con tutti, dai soprintendenti fino all’ultimo operaio”. Dieter Mertens scoprì due porte sulle mura orientali. “Poi – dice all’AGI – ci fermammo: era troppo grande il lavoro ancora da fare. L’intera estensione fu indagata oggi con metodi geomagnetici che ci permisero di farci un quadro dell’intera urbanistica della città. Riuscimmo a individuare alcuni punti, pochissimi, sui quali concentrare la nostra attenzione. Da questo insieme risultò molto chiaramente la presenza di una ‘anomalia’ molto forte sulla punta nord, nell’area di Galera Bagliazzo: non poteva essere altro che la vera porta nord della città. Suggerimmo a chi sarebbe venuto dopo di noi di approfondire, mentre io mi sono concentrai sull’agorà, una zona del tutto sconosciuta: il centro civico della città”.
Nel corso del 2025, aggiunge Mertens, usciranno due grandi volumi con i risultati di questi scavi nell’agorà. “Sono molto, molto contento – sottolinea, tornando alla scoperta odierna – che venga fuori fisicamente ciò che allora avevamo intravisto: un’opera molto importante, da cui si desume anche la qualità della muratura. Questa porta si trova nel punto dal quale si vede la città a 360 gradi, con una panoramica unica sia verso il mare sia verso l’entroterra”.
Nel corso degli anni Mertens sembra essersi fatto un’idea del carattere degli antichi selinuntini. La città sorge “su un pianoro fertile e facilmente difendibile, con due approdi naturali: un posto ideale per una città destinata a diventare ricca, forte anche di una vicinanza con i Punici che non sempre sono stati nemici. I megaresi che fondarono Selinunte avevano una grande capacità di prevedere e di cogliere le opportunità di questo straordinario sito. E per me che ho studiato i templi greci, Selinunte ha rappresentato il modello di città da studiare, per capire lo sfondo sul quale sorgono questi capolavori: una città arcaica, potente, dotata di una regolarità della pianta urbana, un’agorà e delle misure che ha pochi confronti nel mondo greco”. Cosa si dovrebbe approfondire, ancora? “Conosciamo poco – risponde l’archeologo – le classi abitative, la vita nella città dentro le mura e anche la chora, il territorio, la campagna molto vasta che sosteneva Selinunte. Questo è uno dei grandi temi da approfondire: va indagata la quotidianità della vita degli abitanti attraverso la loro storia. E anche la trasformazione determinata dalla cultura punica, che prese il sito, e la commistione tra le culture: questi sono i temi attuali delle nuove indagini. Bisogna lavorare sulla città intera, senza privilegiare mai una sola parte”. (AGI)
FAB