Gran parte della popolazione italiana mostra qualche forma di esitazione rispetto alla possibilità di vaccinarsi contro Covid-19. Uno studio dell’Università di Padova, pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine, su 2.267 partecipanti (69,9 per cento femmine, età media 38,1 anni) il 40 per cento ha intenzione di accettare un vaccino contro il Covid-19 senza alcuna esitazione, mentre il 60 per cento ha un grado di esitazione variabile (da 1 a 100).
I dati sono stati raccolti in tre periodi, corrispondenti alle diverse fasi dell’emergenza in Italia: prima del lockdown 28 febbraio – 8 marzo; durante il lockdown, cioè 9 marzo – 9 maggio, e dopo il primo lockdown nazionale, 10 maggio – 28 giugno 2020.
“I vaccini contro il Covid-19 sono fondamentali per fronteggiare l’emergenza sanitaria, ma l’esitazione vaccinale potrebbe ridurre la copertura e rendere difficile ottenere l’immunità di gregge o, addirittura, favorire mutazioni”, spiega Teresa Gavaruzzi, ricercatrice dell’Università di Padova.
“Con il termine Vaccine Hesitancy, che in italiano possiamo tradurre con esitazione vaccinale, si indica una serie variegata di atteggiamenti, che vanno da alcuni a molti dubbi, fino al ritardo e alla riluttanza a vaccinarsi o vaccinare i propri figli, per uno o più vaccini. Nel nostro studio – prosegue – abbiamo iniziato a monitorare la percezione del rischio e l’esitazione vaccinale per il nuovo coronavirus fin dalle prime fasi di diffusione del virus, cioè prima ancora che fosse dichiarato lo stato di pandemia, valutandone l’evoluzione nel tempo. Da un punto di vista metodologico si è usata una analisi di regressione che, in statistica e psicometria, permette di quantificare se una serie di comportamenti o caratteristiche personali influenzi o meno un certo comportamento di interesse. Grazie a Paolo Girardi, ricercatore in psicometria del nostro gruppo abbiamo modellato l’esitazione relativa ad un vaccino contro il Covid-19, scindendo l’informazione relativa all’accettazione al vaccino senza esitazioni (accettazione), dalla parte relativa alla dubbiosità verso lo stesso (esitazione)”.
Inoltre, “abbiamo misurato la percezione del rischio nei confronti del Covid-19 attraverso tre dimensioni: la probabilità di essere contagiati, la gravità della malattia, e la paura della malattia. Le analisi statistiche dimostrano che i fattori principali che predicono l’intenzione a vaccinarsi sono tre: la “percezione del rischio”, la “dubbiosità sui vaccini”, e la “vaccinazione contro l’influenza”.
Considerando il primo predittore, cioè la “percezione del rischio“, i risultati mostrano che la probabilità di accettare il vaccino senza esitazione aumenta di circa 2 volte e mezzo quando si percepisce il rischio del Covid-19 come medio rispetto a quando lo si percepisce basso e aumenta di circa 5 volte quando si percepisce il rischio come alto rispetto a quando lo si percepisce basso. Tra gli esitanti, ci sono differenze in base alla percezione del rischio di Covid-19: chi percepisce il rischio come medio, o alto, riduce il grado di esitazione del 30 per cento e del 40 per cento rispettivamente, rispetto a chi percepisce il rischio come basso.
Prendendo in esame il secondo predittore, cioè la “dubbiosità sui vaccini“, i risultati dello studio mostrano come il livello di accettazione del vaccino è fortemente influenzato dai dubbi generali nei riguardi dei vaccini, che ne diminuiscono progressivamente l’accettazione. Rispetto a chi non ha dubbi, il fatto di avere anche pochi dubbi riduce la probabilità di accettare il vaccino Covid-19 senza esitare del 37 per cento e tale riduzione arriva all’87 per cento per chi ha molti dubbi. Tra coloro che non accetterebbero senza esitazione il vaccino, il livello di esitazione vaccinale (misurata con una scala da 1 a 100) aumenta solo per chi ha molti dubbi nei riguardi dei vaccini in generale, portando ad un aumento dell’esitazione del 51 per cento per i più dubbiosi.
Per quanto riguarda il terzo predittore, vale a dire la “vaccinazione contro l’influenza“, il campione ha mostrato come l’essersi vaccinati contro l’influenza nella precedente stagione influenzale (2019) aumenta le probabilità di accettare senza esitazione il vaccino contro il COVID-19 di circa 3 volte. Tra chi è esitante, essersi vaccinati contro l’influenza nella precedente stagione influenzale riduce il livello di esitazione di circa il 35 per cento.
“La risposta delle persone al pericolo varia in base ad alcune caratteristiche del pericolo stesso. In particolare, i rischi sono percepiti come più pericolosi quando sono poco comuni, sconosciuti alla scienza, caratterizzati da una natura catastrofica, e fisicamente e psicologicamente vicini”, spiega Marta Caserotti, assegnista di ricerca dell’Università di Padova e prima autrice dello studio.
“La rischiosità di un evento viene valutata non solo sulla base di informazioni oggettive, ma anche sulla base delle sensazioni provate in merito. Il profilo di percezione del rischio per il Covid-19 – continua la ricercatrice – è stato confrontato con quello di due malattie che differiscono per due importanti dimensioni legate al rischio: la familiarità e prevedibilità di decorso che abbiamo nei confronti dell’influenza stagionale (Flu) e la distanza fisica e psicologica che percepiamo nei confronti del virus dell’Ebola (EVD). Se guardiamo all’evolversi di questi giudizi nelle tre fasi studiate si nota che: per la probabilità percepita di essere contagiati, il Covid-19 assomiglia molto all’influenza in tutte le tre fasi, mentre per la gravità percepita, se prima del lockdown era di poco superiore all’influenza, durante e dopo il lockdown i giudizi si avvicinano molto a quelli dell’Ebola. Già prima del lockdown – conclude Caserotti – la paura del Covid-19 è invece simile a quella dell’Ebola ed è maggiore di quella per l’influenza, ma poi aumenta molto durante il lockdown e si riduce solo leggermente dopo il lockdown, risultati in linea con la letteratura sul ruolo di fattori emozionali nella percezione del rischio”.
I risultati di questo studio confermano che la percezione del rischio riveste un ruolo chiave nell’accettazione del vaccino contro il virus Sars-Cov-2 e che si tratta di una percezione che può avere un andamento temporale fluttuante. Non solo, i risultati dimostrano che i dubbi che le persone esprimono nei confronti dei vaccini in generale sono associati all’esitazione vaccinale per il Covid-19. Secondo gli autoriali fattori, che si riflettono sul comportamento delle persone, dovrebbero essere presi in considerazione per pianificare una comunicazione pubblica sulla salute mirata e in grado di rendere più efficace la risposta all’epidemia da parte della popolazione.
Fonte: cronaca agi